NUOVI MARCHI PER L’ECCELLENZA SICILIANA, MA L’AGRICOLTURA PIANGE

“QS Sicilia” e “Sicilia Chilometri Zero”: sono questi i due nuovi marchi tesi a tutelare l’alta qualità dell’agro-alimentare siciliano. Un comitato scientifico istituito presso il dipartimento Interventi strutturali avrà il compito di informare gli operatori, esaminare e istruire i disciplinari e supportare l’ufficio competente nell’istruttoria per la concessione dell’uso del marchio “QS”(acronimo per Qualità sicura). Potranno richiedere la certificazione QS tutte le imprese primarie, di lavorazione, trasformazione e commercializzazione dei Paesi dell’Unione europea. Sarà concessa, però, solo per le produzioni prive di Ogm e che rientrano in una delle tre tipologie di prodotti: Dop, Igp, Stg, Bio, certificati Ue, vino e bevande alcoliche, il cui controllo è esercitato da un organismo designato dal Mipaaf. 

Viene istituito anche il “Registro del marchio”, articolato in due elenchi: uno contiene la lista dei prodotti e servizi certificati Qs, con l’indicazione dell’organo di controllo competente, l’altro include le aziende agricole che somministrano prodotti a marchio.

Accanto a tale informazione si deve riportare l’importante dato che riguarda le produzioni biologiche per coltivazioni o allevamenti. Sono 45.167 in Italia le aziende che adottano tali metodi di produzione secondo il 6° Censimento generale dell’agricoltura. Il 62,5% delle aziende biologiche è attivo nel Sud e nelle Isole. Qui si concentra anche il 70,9% della superficie biologica complessiva. In particolare, la Sicilia è la regione dove si conta il maggior numero di aziende biologiche (7.873 unità). Primi in Sicilia anche per gli ettari di superficie occupata da prati permanenti e pascoli: ben 43.725 ettari, ovvero il 25,3% della superficie biologica complessiva nazionale. 

Dati che testimoniano quanto il settore primario siciliano sia d’eccellenza, però oggi le aziende agricole e zootecniche sprofondano a causa delle crisi dilagante. Incriminato come responsabile di ciò è l’accordo Ue-Marocco. In sostanza il Parlamento europeo ha ben pensato di liberalizzare gli scambi commerciali di prodotti agricoli e ittici provenienti dai paesi della primavera araba, penalizzando i produttori locali che faticano a stare nel mercato e a reggere l’urto della concorrenza delle economie emergenti.

Un accordo che colpisce duramente l’agricoltura siciliana in un contesto già particolarmente difficile dal punto di vista economico e sociale, che sta avendo un impatto devastante sulle imprese nel settore dell’ortofrutta. Si può parlare tranquillamente di concorrenza sleale, dovuta all’introduzione sul mercato di prodotti a costi bassi, realizzati per il mancato rispetto di standard di protezione ambientale, di condizioni di lavoro e fitosanitarie. Mentre qui in Italia ed anche in Sicilia, si seguono duri disciplinari che impongono parametri per la sicurezza dei consumatori e dei lavoratori, aumentando così i costi di produzione dei nostri agricoltori. 

Nell’ultimo anno in Sicilia a causa della crisi hanno chiuso i battenti ben 6 mila imprese agricole. 

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