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NOVANTA PAGINE DI POESIA PURA
16 Apr 2011 07:26
“Corale con trittico” è l’ultima produzione editoriale di Giovanni Occhipinti. Romanziere, poeta, intellettuale tra i maggiori che gli Iblei abbiano prodotto negli ultimi anni, Occhipinti ha stampato per i tipi di Salvatore Sciascia Editore di Roma novanta pagine di poesia pura.
Per presentare il volume il parterre della sala “Giambattista Cartia” della Camera di Commercio di Ragusa era di livello. Note critiche al libro sono state magistralmente espresse dal critico letterario Elisa Mandarà, dal giornalista Carmelo Arezzo, dal professore Mario Specchio e da Monsignor Carmelo Ferraro, Arcivescovo di Agrigento, nella sua qualità anche di prelato, ma soprattutto di amico d’infanzia dello stesso Occhipinti.
Altra novità, molto apprezzata dalle quasi trecento persone presenti alla Camera (si tratta di una notazione non secondaria, posto che a Ragusa per le iniziative culturali in genere e per le presentazioni dei libri in particolare, a maggiore ragione se libri di poesia, le presenze si contano sempre sulle punte di quattro mani e non di più) è stata quella di far leggere brani del poemetto all’attore Giovanni Arezzo, giovane artista ragusano che ha dato spessore alle parole d’inchiostro, con quella dizione, con quella presenza, con quel carisma che a sentirlo ci si sentiva sulle dure pietre del Teatro Greco di Siracusa a giugno, a commuoversi davanti alla tragedia ellenica.
Il testo di Occhipinti, dicevamo, è’ stato analizzato, dettagliato, vivisezionato da Mandarà, Arezzo, Specchio e Ferraro. E chi firma questo pezzo, che di poesia è totalmente digiuno, ha appreso non poco, a dimostrazione che “Corale con trittico” è una opera riuscita di Giovanni Occhipinti, e che i suoi critici sono in gamba.
Abbiamo capito, soprattutto quando a spiegarlo è stato l’accademico Specchio, ordinario all’Università di Siena, che la forza notevolissima della poesia di Occhipinti deriva, proviene, ci coglie direttamente da un tragico fatto di quasi venti anni fa: la morte del figlio, in circostanze tragiche. Da quell’immenso dolore (scrive Occhipinti: “mi rimane la parola per farti esistere, perché io possa illudermi che non sia vero che possa accadere che un padre possa sopravvivere al figlio”), il poeta ragusano, già dal 1997 con la pubblicazione di “Un’ombra di dialogo”, tra la forza per scrivere, per allontanare il triste silenzio, per illudersi, appunto.
Lo strettissimo intreccio che nell’opera di Occhipinti esiste e si rinnova tra la parola, la pittura, la filosofia e la musica, è al centro di quelle righe che – a leggerle – non possono lasciare indifferenti. Hicsuntleones non reputa opportuno continuare a discettare, non essendone in grado, e dovendo scegliere di riportare le parole di Arezzo, Mandarà, Ferraro e Specchio, pedissequamente riportate sul taccuino, preferisce citare direttamente Occhipinti, dall’ultima pagina di “Corale con trittico”:
“Vorrei cogliere
l’attimo liminale
del silenzio che si fa musica,
ti annuncia per fermarne
l’istante
e viverti in preghiera, nella trasmissione
del messaggio
che ti attendi….
La mia parila densa di silenzio
nella quale mi dichiaro a Te,
mi scopro nudità.
Io so che sei una
Voce
diversa e la tua è Parola altra
da decodificare, altro che noi a
farneticare su questa crosta di
terra!
Raggiungerti nella polifonia del silenzio
per captarne le voci, come in un coro muto
che ti contempli…
Oh, se il tuo silenzio mi parlasse
con parole di terra, se il mio grido
toccasse il tuo silenzio…!
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