NON CHIEDETELO AL PEDIATRA (PARERI PSICOLOGICI GRAVEMENTE SBAGLIATI)

Pubblico questo articolo perché veramente stanca di sentirmi riferire pareri psicologici forniti dai pediatri gravemente errati. Senza con questo voler fare di tutta l’erba un fascio, né escludere che ci siano sicuramente pediatri che agiscono in modo differente, nella mia esperienza di vari anni di lavoro svolto nelle scuole come psicologa scolastica e poi come libera professionista, riporto un solo dato: tutte le volte che una mamma mi ha riferito di aver ricevuto indicazioni dal pediatra rispetto al problema prettamente psicologico del figlio, sono state solo e sempre indicazioni errate e gravemente dannose. Le indicazioni solitamente chieste riguardano le difficoltà di addormentamento e l’eventuale insonnia del bambino, il pianto ricorrente, le inappetenze, la gelosia con il fratello più piccolo e simili. L’ultimo parere che mi è stato riferito e che ha motivato la stesura di questo articolo riguarda una mamma con un bambino di otto mesi che si sveglia più volte durante la notte e alla quale il pediatra ha suggerito, varie volte, di allattarlo quando si sveglia in modo da favorirne l’addormentamento. Adottare un simile rimedio è del tutto improprio, innanzitutto perché, come risposta al pianto del bambino, si dà del cibo senza sapere da cosa questo in realtà sia motivato. È bastato porre una sola domanda per scoprire che i ripetuti risvegli notturni del piccolo sono conseguenza di una cattiva abitudine. Fin da quando è nato, egli ha passato più tempo fra le braccia dei parenti che nella propria culla, di conseguenza, di notte come di giorno, con il suo pianto egli non fa altro che lamentarsi del ritrovarsi da solo nella culla e richiedere di essere tenuto in braccio. Il rimedio quindi non è, e non può essere, allattarlo quando piange, ma fare in modo gradualmente che si abitui a rimanere addormentato quanto più tempo possibile, evitando di prenderlo quando si sveglia, ma avvicinarsi a lui con un tono di voce dolce, accarezzandolo, rassicurandolo, ma lasciandolo lì. Ripetendo molte volte questo rimedio le abitudini del bambino cambieranno, ma soprattutto egli potrà beneficiare di un sonno ininterrotto che gli farà assai più bene del sonno frammentario che per ora ha. Con questo scritto non intendo avere la pretesa che i pediatri diano pareri psicologici corretti, perché non sono psicologi, ma che perlomeno si astenessero dal darne di assurdi, visto che non è il loro mestiere e che quando serve, inviassero i loro piccoli pazienti da esperti competenti. L’importanza di pareri di questo tipo non va sottovalutata. Dare un parere sbagliato può produrre su un bambino danni seriamente gravi. Se torniamo all’esempio di prima vediamo che il bambino abituato a poppare quando ha un disagio psico-fisico imparerà a scambiare questo tipo di disagi con un senso di vuoto allo stomaco, da adulto quando avrà un disagio psicologico (rabbia, insoddisfazione, altro), anziché averne una corretta percezione, avvertirà questo come un senso di vuoto allo stomaco e ricorrerà al cibo per ottenerne sollievo, divenendo in questo modo obeso o bulimico.

Mi auguro che i pediatri che eventualmente leggeranno questo scritto non lo prendano come un’offesa ma che, consapevoli che ciascuno è esperto solo nel proprio campo e non in quello degli altri, si rivolgano agli psicologi quando la problematica che presenta il bambino non è fisica ma psicologica.           

 

 

Dott.ssa Sabrina D’Amanti psicologa e psicoterapeuta

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Studio di psicoterapia a Vittoria e Ragusa

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