NON APPROVO, MA VOTO “SÌ”

Il sofferente epilogo della finanziaria regionale impone delle riflessioni e delle considerazioni, in particolare sull’operato dei parlamentari e del governo regionale. L’opinione pubblica si trova di fronte a un guazzabuglio di resoconti giornalistici, di dichiarazioni di parlamentari, di posizioni pro e contro le leggi votate, tale da lasciare interdetti in un momento di ostentata pretesa di aria rivoluzionaria e di richiesta, dalla parte degli elettori, di chiarezza e trasparenza.

Al di là di possibili isolate posizioni di singoli parlamentari, a cui può andare l’incondizionata condivisione per scelte personali e di coscienza, peraltro riconosciute dall’attuale ordinamento parlamentare, va considerato, ancora una volta, il ruolo dei partiti e le competenze della classe parlamentare.

Riguardo a questo ultimo punto, viene da chiedersi se la maggioranza dei parlamentari, senza distinzione di appartenenza politica, abbia votato gli articoli della legge incurante delle possibili lacune in ordine ai requisiti di costituzionalità: per essere chiari, ci si domanda se gli onorevoli abbiano o meno le competenze e le capacità per comprendere i limiti costituzionali di quello che vanno a votare oppure vanno allo sbaraglio e aspettano di vedere cosa passa e cosa non passa. Non è un’accusa nei confronti di singoli deputati ma una considerazione sulla classe politica che viene chiamata a rappresentarci, di fronte ad una ecatombe di articoli impugnati. Non si tratta infatti di singoli e isolati provvedimenti che possano dare adito a sottili interpretazioni del diritto costituzionale, quanto, piuttosto, al diffuso disconoscimento di norme elementari, e ovvie, per chi dovrebbe avere un minimo di competenza in materia.

E’ così difficile comprendere, per chi dovrebbe avere le opportune competenze in materia, che la Regione può legiferare in tema di tributi, ma non può consentire ai singoli enti locali di introdurre tasse? è lecito non sapere che, come relativamente all’articolo 13 sulle royalties, è impossibile introdurre norme retroattive in campo finanziario ? Era impossibile immaginare che norme come quelle del traffico a Messina, della moratoria sulle esposizioni esattoriali delle piccole e medie imprese, della proroga dei contratti dei precari dei Consorzi di bonifica, potessero palesare profili di incostituzionalità ?

Diversi cronisti di diverse testate parlano, senza mezzi termini di Finanziaria nata male, peggio elaborata, priva di una attenta e meditata stesura, inviata in extremis alle competenti commissioni, sottoposta al voto, in fretta e furia, a poche ore dalla scadenza improcrastinabile di approvazione. Logica conclusione l’impietosa impugnazione che non ha riguardato, come altre volte, qualche articolo, bensì un terzo dell’intero apparato della finanziaria.

Ma questo aspetto, sia pure importante, che attiene esclusivamente alla preparazione della classe politica, viene del tutto oscurato dalla paradossale schizofrenia che si palesa in ordine all’impugnazione della ormai famosa Tabella H.

Da più parti si parla di  “uno scandalo”, “uno schifo”, “un retaggio della vecchia politica”, “un’ingiustizia”.

Una legge, un provvedimento, da eliminare, uno scempio perpetrato da anni, come rilevato sottilmente dal Commissario dello Stato, diventato simbolo riconosciuto di malcostume politico. Una fiera della distribuzione arbitraria di fondi pubblici a sostegno di enti e associazioni sponsorizzate, con tanto di scritta sulla maglietta, dal politico di turno.

Occorre dire, in verità che il Commissario dello Stato non esclude che i soggetti beneficiari possano essere destinatari dei contributi, ma si sofferma sulla totale omessa valutazione e comparazione delle loro situazioni con quelle delle altre istituzioni operanti in medesimi settori in Sicilia. Occorrevano esaustive istruttorie amministrative, operate dalla competente Commissione legislativa, prima dell’adozione della legge, dalla cui conclusione potesse emergere una obiettiva diversità di condizioni che giustificasse la scelta operata dal legislatore in favore dei 135 enti in questione con esclusione degli altri casi cui lo stesso trattamento avrebbe potuto estendersi”.

Questioni formali, quindi, in apparenza, che, però non escludono, almeno nei commenti autorevoli, i fantasmi del clientelismo e dei favori politici apparsi, nella nottata, nel corso di colloqui informali che si susseguivano incessanti nei corridoi e nelle stanze attorno all’aula parlamentare.

Su questi aspetti, che configurano la schizofrenia di metodi parlamentari atipici e di informali colloqui, si innesta l’aspetto del paradosso politico-istituzionale che, a poco a poco, viene fuori dall’attenta lettura del resoconto parlamentare che, ogni giorno di più, diventa oggetto di considerazioni giornalistiche e dell’opinione pubblica.

Si parla di gruppi parlamentari che giudicano la Tabella H come qualcosa da eliminare, da abbattere, ma che avevano chiesto di rimpinguarne gli stanziamenti, si parla di onorevoli dal pulpito hanno detto di “no” e, dai banchi, hanno premuto il “sì”, di capigruppo che in aula si sono dissociati, parlando poi, senza mezzi termini di “logiche spartitorie, di pretese intollerabili”, che sono state poi così considerate nel giudizio del Commissario dello Stato.

In sostanza, dopo l’impugnativa, molti cominciano a prendere le distanze dal provvedimento che, pure, in aula hanno votato. Fenomeno evidenziato polemicamente da Antonello Cracolici, ex capogruppo del PD, che ha parlato di “fiera delle ipocrisie”, di ‘favorevoli silenti’ e qualche ‘contrario apparente’”

Sta di fatto che molti dicono di essere contrari a quella suddivisione dei contributi, tanti, forse troppi, considerato che l’emendamento che aggiungeva l’elenco degli enti a un articolo del governo che prevedeva solo un fondo da 25 milioni, è stato approvato con 47 voti favorevoli, appena 21 contrari e 3 astenuti. Oggi sono tutti contro la Tabella H, da notare la strategia del Governo che aveva tentato di avere mano libera nella assegnazione dei fondi, cosa che, forse, avrebbe evitato l’impugnazione.

Non vogliamo fare nomi per evitare di scatenare futili polemiche, ma rileggendo il resoconto parlamentare vengono fuori tutte le contraddizioni, rigorosamente bipartisan, di onorevoli che si dichiarano contrari alla Tabella H e hanno approvato in aula l’emendamento incriminato.

Magie della politica !

 

Principe di Chitinnon

 

 

 



© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it