Nessuno è normale. E chi è normale scagli la prima pietra

La rubrica dello psicologo, a cura di Cesare Ammendola

Pochi giorni fa l’ennesima vittima di bullismo e cyberbullismo. Non lontano da qui. Un adolescente. Forse deriso e schiacciato da più fronti sul tema dell’orientamento sessuale e affettivo. Sulle scelte dell’essere chi si vuole essere. Del diventare ciò che si è.

Non entro neppure in punta di piedi sui dettagli e i retroscena di una vicenda così intima, delicata, personale. Per rispetto delle persone coinvolte, perché so di non sapere, perche ogni storia ha la sua storia, perché direi delle sciocchezze banali e di grande successo. 

Un articolo interessante di ieri, pubblicato da questa stessa testata, riapre uno squarcio profondo e sulfureo sull’attuale paesaggio di un fenomeno moderno eppure già antico. Cito più o meno fedelmente. In Sicilia gli adolescenti vittime di cyberbullismo sarebbero il 16,2%, la percentuale più alta (con quella della Campania). Più frequentemente vittime sono le adolescenti, ma non mancano tra le ragazze coloro che colpiscono le compagne (isolandole e deridendole).

In Sicilia quasi il 14% delle ragazze e dei ragazzi dagli 11 ai 15 anni rivelano un uso “problematico” dei social, nella misura in cui tale uso comunica comunque sofferenza. I comportamenti a rischio di dipendenza da social media, iperconnessione o gioco online sono collegati a un aumento dell’ansia sociale, della depressione e dell’impulsività (e a disordini alimentari, una peggiore qualità del sonno e un basso rendimento scolastico). 

Internet non ha gli anticorpi per contenere e guidare la violenza e in alcuni casi non è affatto un giardino sicuro e illuminato. Ma diciamoci la verità: i temi del cyberbullismo, dell’odio, dell’insulto non riguardano soprattutto i più giovani. Sono belli cresciuti gli haters, i cultori del body-shaming, del revenge-porn e tutte quelle bestialità che esistevano anche prima che inventassimo l’inglese e Tik Tok (e mirabilie simili).

Chi educa gli educatori? Chi fermerà quegli adulti che invece sui libri e sui giornali di carta, in tv, alla radio, attorno alla tavola da pranzo e in tutti quei luoghi classici che cullano le nostre idee ed emozioni già dal millennio scorso? Chi li stopperà quando essi proveranno a dire con la voce di ruggine che alcuni ragazzi non sono “normali”? 

Ragazzi, lo ripeto anche qui, quando vi dicono che non siete normali, dicono la verità: voi siete speciali. Unici. Trascendenti. Guardate meglio: intorno a voi tantissimi vi ammirano in silenzio. E sono niente quelli che vi deridono per i vostri orientamenti sessuali (o per il vostro aspetto, per il colore della vostra pelle e della vostra anima).

Chiedete aiuto a chi è vicino, dovete essere innanzitutto voi a proteggere la vostra vita con pazienza, perché anche nel buio la vita custodisce un suo segreto: riserva prima o poi meraviglie e sorprese e magie. Datele tempo. Dovete darle tempo.

Guardate me. A 11 anni ero un quattrocchi brufoloso e sarda-dipendente che non spiccicava una parola. Ora sono una star scintillante che scrive in uno dei più prestigiosi giornali on-line di questo sistema solare. E migliaia di parenti e congiunti vari (e non) persino leggono i suoi articoli. Come ora. E chissene se qualcuno mi insulta!? Noi non siamo normali. Siamo trascendenti. Speciali. Tutti noi. La vita prima o poi ce lo dirà. 

Datele tempo. La vita. Datele tempo.

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