NEGOZI MULTATI PER IL GIORNO DELLA PATRONA PERCHÉ APERTI, IL PD INVITA I COMMERCIANTI A NON PAGARE E PROPORRE RICORSO

Raffica di multe ai commercianti di Ispica per l’inosservanza dell’ordinanza del sindaco che imponeva loro di chiudere il 16 luglio, festa della patrona di Ispica, la Madonna del Carmelo. Il Partito Democratico prende le difese dei commercianti, giudicando l’ordinanza del sindaco inopportuna, visto il periodo di crisi, e soprattutto illegittima, visto che viola la norma nazionale sulla liberalizzazione delle aperture degli esercizi commercianti contenuta nella legge “Salva Italia”. Il segretario del Partito Democratico di Ispica, Gianni Stornello, invita i commercianti a non pagare le salatissime multe elevate loro dalla Polizia Municipale e a proporre ricorso.

“Hanno criminalizzato un’intera categoria” dichiara Stornello riferendosi all’Amministrazione comunale. “Pensano forse di colmare le voragini di bilancio che hanno creato con qualche decina di migliaia di euro prelevata dalle casse già esangui dei commercianti di Ispica che, rispettando la legge e disobbedendo a un’ordinanza sindacale illegittima, inopportuna e di stampo medievale, il 16 luglio hanno tenuto le saracinesche alzate. Sono davvero fuori dal mondo, questi del centro-destra. Vivono su un pianeta popolato solo da veline e attricette porno spacciate per vip e portate a spasso per le vie della città. Non sanno che c’è una crisi fra le peggiori degli ultimi decenni e che per fronteggiarla va presa qualsiasi misura, anche la più semplice e banale. Siamo certi – continua il segretario del PD – che la Madonna del Carmelo, dall’alto da dove guarda queste miserie umane, è stata più glorificata dai commercianti che hanno preferito restare aperti per guadagnarsi la giornata onestamente che da un divieto ottuso e fuori dal tempo. Invitiamo i commercianti che sono stati multati a presentare ricorso contro il verbale che è stato loro notificato. Le multe sono infatti illegittime, come illegittima è l’ordinanza che è stata emanata e bene farebbe il sindaco a revocarla con effetto retroattivo. Sarebbe un sussulto di buonsenso e la normale conclusione nel dare a Dio quel che è di Dio e a Cesare quel che è di Cesare”.        

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