NEGOZI DESTINATI A SCOMPARIRE

Nell’ultimo incontro organizzato dalla coalizione a sostegno del candidato sindaco Giovanni Cosentini, l’assessore designato Sonia Migliore, commissario cittadino dell’UDC, ha sollevato il problema di una crisi generalizzata, a livello nazionale, per rispondere alle critiche di quanti vorrebbero intravedere responsabilità nella gestione dello sviluppo economico della passata amministrazione, che vedeva appunto la Migliore come responsabile del comparto.

La sua tesi trova conferma in uno degli ultimi comunicati dell’Osservatorio Confesercenti che delinea un quadro a tinte fosche della situazione relativa al commercio nelle nostre città. Si tratta di un vero e proprio bollettino di guerra.

Ci sono dati relativi ad un trend in continua accellerazione, relativo al saldo fra nuove aperture e chiusure di attività commerciali, negativo per 13mila unità, da gennaio ad aprile, con la proiezione di -43mila alla fine dell’anno. E lo sgradito record di chiusure spetta alla Sicilia assieme alla città di Roma.

Rischia di avverarsi lo spettro di un Paese senza più negozi di vicinato, su cui incombe il baratro dell’aumento dell’IVA che potrebbe concorrere a sancire al la scomparsa dell’intera rete dei negozi nel nostro Paese già nell’arco dei prossimi 10 anni.

La problematica risulta determinante anche sotto il profilo dei posti di lavoro, rivelandosi un’emergenza sociale, economica ed occupazionale insieme. Si rischia di far incrementare la disoccupazione di oltre 120mila unità entro la fine del 2013, conto troppo salato per un Paese che cerca di uscire dalla crisi..

 Non si tratta quindi di politiche sbagliate a livello locale, occorrono interventi a livello centrale per riportare il livello di vivibilità delle aziende a standard normali, attraverso azioni sulla tassazione, sul credito e sulla burocrazia, tutti fattori che concorrono a strangolare definitivamente le imprese in difficoltà.

Dai dati, come evidenziato, emergono situazioni assai critiche nella nostra regione, con particolare riguardo al settore alimentare, dove emerge anche il fenomeno della contrazione dei servizi di vicinato che si accompagna all’aumento della popolazione residente sopra i 65 anni, per i quali la disponibilità dei negozi sotto casa è un fattore determinante nella qualità della vita.

Resistono ancora i Comuni interessati da flussi turistici il cui impatto limita le difficoltà delle attività commerciali.

Appare chiaro dall’indagine che diversi sono i fattori che incidono sul fenomeno non riconducibile a semplici questioni di centri commerciali o di isole pedonali, senza soffermarsi sul diminuito potere d’acquisto dei salari che, forse, costituisce il freno maggiore allo sviluppo delle piccole e medie attività commerciali. Non tralasciando il mondo di internet, attraverso cui è possibile effettuare acquisti vantaggiosi, di merce di qualità, anche ‘firmata’ o, comunque di marca, a prezzi scontati.

Anche in questo settore ci sarà da lavorare, a livello locale, per interventi competenti, che tengano conto delle reali esigenze delle imprese e dei cittadini, con politiche attente allo sfruttamento di tutte le opportunità dedicate al settore in ambito regionale, nazionale e coomunitario.

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