MUSSOLINI IERI OGGI E DOMANI

So che tante brave persone pensano che Mussolini ha fatto delle buone cose: le pensioni, i patti lateranensi, le strade. E poi è vero o no che quando c’era lui si poteva lasciare,  casa aperta e incustodita? Il problema è semmai che in genere nelle case c’era pochino da rubare…….

So che tanta brava gente crede nel coraggio del Duce. Nella limpidezza dei suoi ideali. Nel patrimonio storico, civile, culturale che a lui arriva sin dall’antica Roma, lo splendore del littorio, la potenza dei suoi eserciti. E so quindi che è rimasto disponibile in questo paese un meccanismo di identificazione  –  reso tanto più necessario quando i tempi sono grami – con una figura protettiva, trascinante, esaltante della quale convincersi che potrà risolvere tutti i problemi con la forza che gli viene anche da un formidabile consenso.

So queste cose e le assumo dentro il pacchetto di nozioni che ho sul fascismo, su Mussolini, sul ventennio e quant’altro. Ma la faccenda finisce lì.

Perché non sentirò mai la nostalgia o la fascinazione di un regime che ha cancellato in breve tempo ogni diritto al dissenso, che ha macellato i suoi principali oppositori, che ha ispirato un regime ben più irrazionale quale quello hitleriano, che ha condotto l’Italia al massacro (e non mi si venga a dire che il Duce non ha avuto scelta: il suo collega spagnolo Franco ha scelto, e ha scelto la neutralità!)

La questione è però quanto possa essere ancora importante giudicare il fascismo (e parlo proprio del regime, non di quella disposizione di personalità di cui parlava il grande Adorno) nell’esercizio delle nostre cose quotidiane. Il fascismo è fuori legge. In tutto il continente europeo. Punto.

Possiamo spostare la faccenda in un’aula universitaria o in un convegno storico e discettare sulle luci e sulle ombre, sul bene e sul male. O persino sulla radice socialista del pensiero e dell’azione mussoliniana (In fondo il nome completo del nazismo era “nazionalsocialismo”). Ma non ci spostiamo di un centimetro, perché la domanda che conta resta inevasa: che ci importa del fascismo?

E se fossimo chiamati, in realtà, a confrontarci con qualcosa che oggi non assomiglia al fascismo, non ne ha le fattezze ideologiche, non lo scimmiotta neanche un po’? Qualcosa che somiglia molto di più al mondo orwelliano in cui tutto e il rovescio di tutto si intrecciano, convivono, si danno reciprocamente senso fino al punto di azzerarsi: un mondo il cui governo non richiede più l’utilizzo di sicari. Tutt’al più di esattori, mandati – attraverso la pratica formale della democrazia – a riscuotere. Un mondo regolato da alcuni principi semplici la cui applicazione non necessita di camice nere, di fez, di baionette, di divise, di pistole, di roghi, di coprifuoco, ma solo dell’adesione soggettiva a un “regime” di comportamenti che viene costantemente spacciato per naturale: l’accumulo di plusvalore, il consumo, la concentrazione della proprietà dei mezzi, e così via.

Alessandra Mussolini si calmi: nessuno le toglie il diritto di ricordare suo nonno con la tenerezza di una nipote (sempre che ne sia capace….). Ma per favore, qualcuno le ha detto che suo nonno è ormai da tempo del tutto fuori moda……?

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