MORTE BIANCA … E IGNORATA!

Sabato si sono celebrati i funerali di un giovanotto di 38 anni, operaio morto cadendo da un’impalcatura la vigilia di ferragosto.

Due “assenze” mi hanno profondamente colpito e anche turbato partecipando alle esequie in Cattedrale: a) nessuna partecipazione del mondo dei sindacati; b) l’assenza nell’omelia di qualsiasi riferimento alle circostanze del decesso.

Capisco che normalmente i lavoratori precari e ancora di più quelli saltuari non sono iscritti a nessun sindacato, ma un sindacato che si rispetti non è degli iscritti e per gli iscritti, ma deve essere dei lavoratori tout court e a maggior ragione proprio dei precari e dei saltuari che godono di minori o addirittura nessuna garanzia … 

Capisco anche che sabato 18 agosto i presidi sociali quali i sindacati sono abbastanza scoperti, ma una morte sul lavoro è uno di quegli eventi che non può e non deve passare sotto silenzio!

L’omelia dell’anziano sacerdote che ha celebrato il rito funebre è stata tutta incentrata sul mistero della morte che coinvolge un giovane, ma nessun riferimento al fatto che quel giovane era morto per guadagnare una giornata di paga che gli permettesse di sostenere la propria famiglia, sul problema della sicurezza sul lavoro, sul dramma sociale, ma anche personale, dello svolgere lavori saltuari rischiando anche la pelle pur di apparecchiare la tavola per la propria famiglia.

Non nascondo di essermi sentito in imbarazzo in quanto lavoratore da sempre sindacalizzato e in quanto appartenente alla comunità ecclesiale; anche se sono certo che più che di preordinata voglia di rimozione si sia semplicemente trattato di distrazione agostana.

Joh Donne in una celebre poesia poi resa famosa da Hemingway dice “Dunque non ti chieder mai per chi suona la campana: essa suona per te” e se questo esistenzialmente vale sempre per qualunque persona, a maggior ragione in un momento di grave crisi dei mercati e delle dinamiche occupazionali nonchè di regressione dei diritti dei lavoratori questo deve interpellare tutti i lavoratori che ancora pensiamo che il lavoro sia qualcosa in più che un fattore del mercato, ma sia anche dignità, libertà, insomma un diritto fondamentale della persona.

Anche se nella settimana di ferragosto si ha la sensazione che tutti vadano in ferie, non solo i sindacati, ma anche la sensibilità, la voglia di affermare i valori, la voglia di lottare, almeno noi ci assumiamo l’onere di fare restare in servizio lo spirito critico e la voglia di denunciare certe “dimenticanze”!      

                                                                                    

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