MITI DI IERI, MITI DI OGGI

Potendo si sarebbe volentieri  fatto a meno di tanta mitologia, ma siamo convinti che il mito è un linguaggio, un mezzo espressivo, una particolare sostanza di significati che null’altro potrebbe rendere”.  C. Pavese

 

Così ieri, ma oggi gli antichi miti, quei bei racconti fantastici che tanto hanno appassionato i nostri nonni, i nostri padri e noi, riescono ancora ad appassionare i nostri giovani studenti  nell’era di facebook e degli smartphone ? Oppure hanno bisogno di un leggero restyling?

Noi ci abbiamo provato. 

 prof.ssa ENZA FERRO

 

Il mito di Fetonte

fonti: Ovidio, metamorfosi, II, 19 ss.-Igino, Favole, 152, 156, 250 – Apollodoro, biblioteca, I, 4-5

 

Caro diario,

non sai che mi è accaduto oggi! Stavo come al solito girovagando senza meta con il mio amico Epafo per il parco …ad un certo punto Ep (Epafo) tirò fuori l’argomento su cui girava attorno da qualche giorno:  mio padre.  Lo sanno tutti che non mi piace parlarne. Ma per spiegarlo credo che dovrò partire da un po’ prima dell’… uovo di Leda.

Mio padre è il direttore della SPI, la Solar Panels Industries, un’azienda che vende pannelli solari. Mr. Helio, mio padre è la persona più importante dell’azienda e per questo non è mai a casa. E quando dico mai, intendo proprio mai: né a Natale, né al mio compleanno, né al giorno del ringraziamento, né a capodanno (ho fatto la rima!). Praticamente la maggior parte dei ragazzi del liceo mi conosce come orfano di padre. Ma nessuno sa che il mio esiste ed è pure vivo e vegeto. Fin troppo! Come credi che ci si senta a crescere senza la presenza maschile in casa, eh diario? Siamo sempre solo io e mamma Climene. Ma nonostante tutto, mamma mi ha  proibito di dire a tutti che mio padre esiste! Anzi, ha detto di rinforzare  i pettegolezzi. Vuoi sapere perché? (tanto anche se non lo vuoi sapere io te lo dico lo stesso…) perché mamma non vuole far sapere che sono figlio di “una delle persone più ricche al mondo”. Eh, già. Perché essere il direttore della SPI comporta avere anche tanti soldi. Ma mamma vuole tenere tutto segreto. Non è che sia avida, è solo che vuole tenere lontano i falsi amici, gente opportunista , e i ladri. Così mi fa vestire quasi da barbone. Manca poco che faccia l’elemosina… ma che senso ha essere ricchi se non si  possono  godere i benefici???  Mah!!! chi le capisce, le madri.

Comunque, ritornando a noi …. Ep mi aveva chiesto di mio padre…ed io? Ed io sono sbottato, dopo mesi di bugie e gli ho detto la verità. Tutta. Al diavolo quello che dice la mamma! Almeno al mio amico posso dirlo, no? A quanto pare sì, ma non  questo il bello. Il bello è che Epafo non mi ha creduto!!!!

“Seee!!!! e tu saresti figlio di Mr. Helio? Ma fammi il piacere! Sei vestito peggio di me!“- mi disse-  guardando i miei stracci .

A quel punto incominciai sul serio ad arrabbiarmi. Ma come? Dicevo le bugie e tutti mi credevano? Dico la verità, e persino il mio migliore amico mi deride? Che mondo schifoso!…così l’ho voluto sfidare.

Non mi credi ,babbeo? E allora ti farò vedere la macchina che abbiamo! E  non quella Punto scassata che mia mamma si ostina a mostrare! E’ una  Ferrari 360 Spyder, la macchina di famiglia, quella che nessuno ha mai visto, con sedili in pelle, 300 cavalli, e così rossa che al solo vederla prendi fuoco!!!”

Ok ok…forse adesso stavo incominciando ad esagerare, ma, ehi, mi aveva offeso. Così ci dirigemmo a passo spedito verso il garage di casa mia…mi stavo già preoccupando sul fatto che avrei trovato la polvere sopra la Ferrari (tanto poco  la usiamo), il che, avrebbe potuto rovinare l’effetto scenico che già pregustavo, quando aprii il portone: la Spyder brillava  in  tutto il suo splendore. Quella macchina, la adoravo. Mi vennero quasi le gambe molli al solo guardarla. Così mi voltai verso Ep e vidi che la macchina (la mia macchina) stava facendo lo stesso effetto su di lui. Compiaciuto tornai ad osservare la Ferrari, quando Epafo si mise a ridere. Cosa ?!?!?!?!?! A quanto pare, il tizio, ripreso dal primo momento di shock, non  credeva  a quello che aveva davanti.

Io non ci credo che questa…questa… sia tua. Potresti averla benissimo rubata  o presa  in prestito o che so io. Se è tua allora dovresti saperla guidare”.  E detto questo sedette (come nell’Iliade!) e mi guardò con un sorriso tanto beffardo che in quel momento mi sentii sul serio un Achille incavolato che stava per spaccare i denti ad un presuntuoso Agamennone. Stavo quasi per chiedermi se  sarebbe arrivata Atena a prendermi per i capelli, quando ebbi un’idea migliore: avrei guidato io la macchina. Dopotutto era mia! Non l’avevo rubata a nessuno. C’era solo un piccolissimo problema…una cosa da nulla, diario…niente di cui preoccuparsi…non potevo guidarela :mia madre  e stavolta pure mio padre, mi avevano severamente vietato di guidare la Spyder per diversi motivi… 1) era pericoloso (per mamma anche pulirsi il naso è pericoloso…);2) non avevo ancora l’età, né la patente, né l’esperienza (senza aggiungere che non so proprio come accidenti si fa a guidare un’auto, figuriamoci una Ferrari…). E che cavolo! Ma scusa! Hai i soldi e non li puoi spendere,hai una bella macchina e non la puoi guidare…questa è proprio iella!

Ma non  volevo arrendermi: che ci vuole a guidare: frizione, acceleratore e via….

Così afferrai le chiavi della macchina e partii. Non permisi però a Epafo di salire con me:  mi aveva deriso, insultato, non meritava certo questo privilegio.

Prima, seconda…premevo pedali, tasti e spingevo leve a caso. Tutto bene  per i primi 50 metri. Ma quando volli  dimostrare a Ep quanto poteva andare veloce il mio gioiellino e premetti poco poco (ok, non tanto poco…) sull’accelleratore…BAM!!!

Mi schiantai di netto contro un albero, a 200 km orari…

Morale? Distrussi la macchina (la mia macchina…), mi ruppi  fortunatamente, solo una gamba e un  braccio  e, cosa più avvilente di tutte … Ep non mi aveva neanche visto partire, perchè era andato via prima che il bolide si muovesse.

E ora? Io sono sequestrato  in camera mia, immobilizzato al letto, peggio che morto, amico mio…

Ho voluto avvicinarmi troppo al sole e sono rimasto ustionato.

Tuo, Fetonte.

Matilde Francone, classe IV  B

Liceo classico “Umberto I “ – Ragusa

prof. referente Enza Ferro

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it