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“Mio figlio è fuori pericolo di vita. E’ arrivato in ospedale con un litro di sangue. Assurdo!”. Parla il padre del giovane ragusano accoltellato a Milano
20 Nov 2025 10:24
«Mio figlio è fuori pericolo di vita, ma non sappiamo se si alzerà mai più dalla sedia a rotelle».
È la frase che gela lo studio televisivo ieri sera di Rete4 che si occupa della vicenda dell’accoltellamento del giovane di 22 anni a Milano. La famiglia, di origine ragusana, è molto preoccupata e arrabbiata. Il padre racconta meglio di qualunque statistica lo stato di paura, rabbia e abbandono che oggi, soprattutto nelle grandi città, è sempre più comune. A parlare è appunto il padre del ragazzo ragusano di 22 anni, studente della Bocconi, sopravvissuto per miracolo a un’aggressione brutale avvenuta a Milano.
“Mio figlio è arrivato in ospedale con un litro di sangue“, grida il padre ricordando che il figlio è stasto massacrato da un branco di cinque ragazzi — quattro italiani e un egiziano, tutti tra i 17 e i 18 anni, residenti a Monza — che gli si sono scagliati addosso per futili motivi. Prima lo hanno pestato in gruppo, poi uno di loro lo ha colpito alla schiena con un coltello, lasciandolo riverso a terra.
«Stava morendo mio figlio. Va bene?» grida il padre, ancora sconvolto. «Per colpa di un ragazzetto che voleva far vedere agli amici quanto era “figo” a dare una coltellata a un ragazzo inerme. E gli altri quattro che lo pestavano. Milano è ormai in mano ai delinquenti, arrivano persino in treno da Torino e dall’hinterland. Per loro è diventata un’area di caccia.»
Intercettazioni disumane: “Speriamo che muoia, così non parla”
Le intercettazioni choc contenute nell’ordinanza fanno rabbrividire.
Uno degli aggressori dice:
«A me hanno detto che rischia di essere paralizzato.»
E un altro risponde:
«Speriamo che muoia, così almeno non parla.»
Nessun rimorso. Nessun turbamento. Nessuna coscienza.
Solo la preoccupazione di “essersi fregati”, come dice il minorenne che ha accoltellato il ragazzo, mentre gli altri ridono, scherzano e commentano:
«Voglio vedere il video mentre lo scanniamo»,
«Voglio vedere come lo abbiamo picchiato forte».
E ancora:
«Diciamo che eravamo ubriachi… così ci danno attenuanti.»
«Andiamo in ospedale a trovarlo, magari è in coma… fa scena».
Un quadro inquietante, gelido, spaventoso: una totale assenza di empatia, una violenza gratuita che appare quasi esibita come un trofeo.
Il padre: “Milano ormai è come New York anni ’80. Anzi, peggio.”
Il padre punta il dito contro le istituzioni:
«Siamo arrabbiatissimi con il sindaco di Milano e con il prefetto: non fanno prevenzione, non garantiscono sicurezza. La sera dell’aggressione ci sono stati sette accoltellamenti. Sette. Siamo nel Bronx.»
«Provate a girare per Milano il sabato sera — continua — non vedrete una volante, una pattuglia dei carabinieri. L’esercito è stato tolto. E poi ci sono le bande che arrivano da tutta la Lombardia: gruppi che nel pomeriggio sembrano ragazzi qualunque, e quando fa buio si drogano, fumano, diventano pericolosi.»
La percezione del padre è netta e brutale:
«Camminare la sera a Milano è diventato pericoloso come a Caracas o Città del Messico. C’è malavita incontrollata e nessuno fa nulla. Sono impuniti.»
Il futuro del ragazzo è un punto interrogativo
Il 22enne oggi è vivo solo grazie a un intervento chirurgico tempestivo.
Ma il suo futuro è appeso a un filo: non è certo che potrà camminare di nuovo. La coltellata, profondissima, ha sfiorato organi vitali e danneggiato zone delicate della colonna.
E mentre una famiglia si aggrappa alla speranza, il Paese si interroga su cosa stia succedendo nelle sue città: bande giovanili, violenza gratuita, baby gang che sembrano totalmente sganciate da qualunque senso di limite.
GUARDA IL VIDEO DA RETEQUATTRO DOVE PARLA IL PADRE
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