Un nuovo esame del sangue che rileva istantaneamente tre tipi di cancro con l’aiuto dell’intelligenza artificiale suscita speranze. Gli scienziati cinesi hanno testato il test su persone sane e pazienti con diagnosi di cancro al pancreas, allo stomaco o al colon. Il test è stato in grado di identificare i pazienti in pochi minuti con […]
MARIO MONTI NON FARÀ LA STESSA FINE DI SCHETTINO
03 Apr 2012 04:20
La Bocconi al Governo. Questa la citazione più comune, dai giornali e non solo, per definire il “carattere” del governo montiano, tecnico che il paese sta subendo.
La tecnicità, necessità, di subordinare ad una curiosa politica una classe di professori deriva dal bisogno di regolare questioni, principalmente economiche e strutturali, troppo trascurate da decenni in Italia.
Questioni che puntuali richiedono soluzioni intelligenti per non far affondare uno Stato che già da tempo si è chiaramente incagliato su una scogliera di rovinosi inceppi. Inutile ricordare i temi in questione.
Tuttavia, la ricetta sta funzionando? Funzionerà? Si. Comportarsi da manuale è certamente un modo, corretto e comprovato, per affrontate seriamente lo sbando italiano. Dimostrare serietà, capacità, fermezza giova alla reputazione e porta una maggiore considerazione internazionale. Nei mercati prima di tutto. Ispirarsi ad un modello di circolare meritocrazia e favorire un’aspirazione di lavoro dinamico avvicina l’Italia alla rocciosa Inghilterra.
No. Adottare meccanicmente tecniche economiche, da manuale, alla circostanza reale senza adattarele al constesto reale è discutibile. Qualora ciò si sia già fatto dimostrerebbe un’approccio scolastico.
Pareggiare i conti a danno dei cittadini (i soliti) non incrementa l’economia reale; i consumi e la produzione. Agevolare contrattualmente le multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese (la forza dell’Italia) dimostra cecità e mancanza di prospettiva di crescita a marchio Italia. Evitare di liberalizzare le “caste” (le cronache possono dare una più che esauriente spiegazione di cosa siano le caste) favorisce l’immobilizzazione del sistema.
Riforme a parte, in Italia bisognerebbe cambiare prospettiva culturale: dall’aspettativa dell’assistenzialismo alla voglia di esprimere talento competitivo con l’obiettivo di creare valore. Valore per se e per la collettività. Lo stato dovrebbe garantire il merito senza annullare l’assistenzialismo di diritto che mira ad una reintegrazione nel sistema.
© Riproduzione riservata
Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it