Un servizio, il Centro di Pronta Accoglienza, che nascerà al servizio di tutto il territorio ibleo e che l’Asp di Ragusa ha individuato in uno dei padiglioni dell’ospedale Busacca. L’argomento è stato affrontato ed approfondito in consiglio comunale alla presenza direttore generale Pino Drago, della direttrice sanitaria Sara Lanza e del responsabile del Sert Giuseppe […]
MARIA OCCHIPINTI .“UNA DONNA LIBERA”
16 Ago 2014 07:04
Nel contesto della rievocazione della seconda guerra mondiale e del dopoguerra nel nostro Paese, vengono privilegiati episodi e protagonisti della lotta partigiana nell’Italia centro-settentrionale e non si dà ancora il meritato risalto a quello che Enzo Forcella, in un suo saggio del 1976,definisce “L’altro dopo-guerra”,cioè non ci si interroga su come furono vissuti gli ultimi due anni di guerra nel Sud, occupato dagli Americani e dagli Inglesi tra il Luglio ed il Settembre del 1943.
Sulle spiagge del nostro territorio, all’alba del 10 luglio del 1943, sbarcarono le ingenti forze alleate, salutate dalla popolazione con un entusiasmo, seguito ben presto da atroci delusioni.
Al solito, come dice Tomasi di Lampedusa per un altro famoso sbarco in terra di Sicilia, ”tutto era cambiato perchè nulla cambiasse”.
Pochi ingenui capri espiatori pagarono per un Fascismo che aveva avuto il consenso della gente, anche perché, proprio a Ragusa, il Regime si era presentato con connotazioni positive.
Il grosso paese agricolo arroccato sui Monti Iblei e quasi isolato dal resto dell’Isola, era diventato nel 1926 capoluogo di provincia e, grazie a numerose opere pubbliche, si era trasformato in una graziosa città.
L’occupazione alleata venne appoggiata ed affiancata da quella stessa classe sociale che prima sosteneva il Regime e ne riceveva in cambio cospicue gratificazioni.
I poveri e le categorie a. reddito fisso continuarono a soffrire la notevole penuria di generi di prima necessità, imboscati e venduti al mercato nero sotto l’occhio degli alti ufficiali alleati che non capivano o fingevano di non capire.
La gente, nonostante tutto, si consolava pensando che la guerra almeno da noi fosse finita, e i reduci dai vari fronti potessero starsene a casa, pertanto si sentì tradita quando, verso la fine del 1944, giunsero le cartoline per la chiamata alle armi.
Bisognava andare a combattere i Tedeschi nel Nord. Il Re lo voleva, quello stesso Re a cui la gente addebitava già molti lutti e che proprio a Ragusa, nel ’41, aveva ricevuto un’accoglienza piuttosto gelida.
Esplose, come in altri luoghi dell’Isola, nei primi di Gennaio del 1945, un’ insurrezione popolare per sabotare il rastrellamento dei giovani da mandare al fronte, che fu repressa spietatamente con l’invio della divisione Sabauda .
I promotori o presunti tali furono arrestati e mandati al confino e poi detenuti senza processo sino al Dicembre del ‘46.
Protagonista e narratrice di questi fatti, nel libro “Una donna di Ragusa”, Maria Occhipinti.
Nata nel 192l, trascorre l’infanzia e l’adolescenza in un quartiere periferico, noto per le botteghe degli artigiani che costruivano e decoravano i famosi carretti siciliani
Ben presto rivela un’indole e una tempra molto diverse dalle sue coetanee. Non la toccano le loro aspirazioni piccolo-borghesi, i discorsi vacui e pettegoli.
La guerra costituisce per lei l’occasione di prendere coscienza dei grandi interrogativi esistenziali e sociali e della obiettiva inferiorità della condizione femminile.
La visione di tante sofferenze in quegli anni tristi la spinge, lottando contro i suoi stessi familiari, ad uscire dal privato per farsi interprete presso le autorità, durante l’occupazione alleata, delle istanze della gente più povera.
Aderisce al Partito Comunista, suscitando lo scandalo dei parenti e dei vicini, perché frequenta, unica donna, la Sezione e prende la parola.
Nei giorni della chiamata alle armi per la guerra antitedesca e della rivolta popolare, si espone senza alcuna preoccupazione per la sua incolumità e per le conseguenze sul piano penale.
Il Partito Comunista si schiera con il Governo e sconfessa i rivoltosi perché ”obiettivamente” appoggiano la politica della Repubblica di Salò.
La mattina del 4 Gennaio 1945 Maria ,chiamata dalle vicine, si sdraia supina davanti ad un autocarro pieno di giovani rastrellati, in modo da consentire la loro fuga.
Repressa nel sangue la rivolta, viene arrestata; è l’unica donna ragusana a subire la pena del confino e del carcere., per i fatti del Gennaio 1945 .
Incinta di cinque mesi al tempo della sommossa, dà alla luce la figlia ad Ustica in condizioni di estrema povertà e sofferenza. Subisce nel carcere femminile delle Benedettine a Palermo inutili vessazioni a causa dei regolamenti inumani e del suo carattere impulsivo e sincero.
Riacquista la libertà il 7 Dicembre del 1946. Nella sua città natale non ritrova la solidale esaltazione dei giorni in cui tutti la spingevano a parlare, ad agire, ad esporsi. La sua abnegazione di allora appare solo temerarietà e causa di sciagure. Il suo modo di comportarsi appare troppo spregiudicato in una società che nel dopoguerra era tornata ad essere dominata dalla grettezza e dall’ipocrisia.
Un gelo di ostilità la circonda in famiglia e fuori. Solo gli anarchici e qualcuno dei parenti le offrono amicizia
Il padre ed il marito sono fra i suoi giudici più intransigenti, anche se il marito, in sua assenza ,è andato a vivere con un’altra donna.
Decide di andarsene, conducendo con sé la figlia.
Ben presto si accorge che in Italia non può vivere: a causa degli anni trascorsi in carcere e delle sue amicizie anarchiche, la polizia l’ha schedata e la rintraccia dappertutto, mettendole contro i suoi datori di lavoro.
Fa la governante, la sarta, l’operaia, l’infermiera, spostandosi dalla Svizzera in Francia, in Inghilterra, in Canada, in Messico, negli U.S.A. ,dovunque lavorando duramente, battendosi sempre e pagando di persona per tutte le cause che ritiene giuste.
Nel frattempo matura in lei il desiderio di raccontare le sue vicende in un libro, ”Una donna di Ragusa”.
Quest’opera, edita per la prima volta da Landi nel 1957, con le interessanti prefazioni di Paolo Alatri e Carlo Levi, passa quasi inosservata per la sua assenza dall’Italia.
Ha, invece, una discreta diffusione, per la notorietà della Casa Editrice, quando viene ristampata nel 1976 da Feltrinelli con il saggio introduttivo, già citato, di Enzo Forcella, “Un altro dopo-guerra”.
Nello stesso anno, Forcella intervista la Occhipinti, tornata in Italia, in una trasmissione televisiva di Rai Uno dedicata al 25 Aprile.
E’ un documentario di grande interesse, sempre citato ampiamente in altri filmati su Maria Occhipinti
E’ il 1976 un anno in cui sembra che per Maria stiano giungendo i meritati riconoscimenti. Tra l’altro le viene attribuito da una giuria di donne il premio Brancati Zafferana.
Ma ben presto, per uno strano fenomeno di carsicità, viene dimenticata nuovamente e la Feltrinelli, nel 1984, sta per mandare al macero alcune centinaia di copie di “Una donna di Ragusa” che vengono salvate grazie all’interessamento della figlia, degli anarchici ragusani, degli amici.
Se mi è lecito citare me stessa proprio nel 1984 esce il mio saggio “Maria Occhipinti. Storia di una donna libera”,pubblicato dalla Casa Editrice Punto L.
Nel 1987 Maria Occhipinti torna per l’ultima volta a Ragusa. Partecipa ad una trasmissione di Telenova, curata da Francesco Portelli.
E’ la prima volta che a Ragusa diverse persone trovano il coraggio di parlare dei fatti del 6 Gennaio 1945, per anni censurati.
Nel 1987 a Comiso ci sono i missili e Maria si recherà sul posto a tenere un vibrante discorso sulla pace.
Nel 1993 Elvira Sellerio pubblica per la terza volta “Una donna di Ragusa” con la ristampa della prefazione di Levi alla, ormai introvabile, prima edizione.
La Sellerio aveva pubblicato qualche mese prima “Il carrubo e altri racconti”,un’opera seconda su cui l’Autrice ha lavorato a lungo per darci un suggestivo libro di ricordi in cui domina una Ragusa anteguerra, ben lontana da quella della cultura ufficiale, raccontata con lo stile scarno, il linguaggio verghiano e l’inconsapevole impronta neo-realistica che sono la cifra del1’Autrice.
Maria , ormai gravemente malata, ma mentalmente lucida, trascorre gli ultimi anni scrivendo poesie e un’autobiografia nella quale sono narrate le vicende successive al suo ritorno dal carcere, sino agli anni Novanta.
Muore a Roma il 20 Agosto 1996.
I giudizi sulle sue opere sono contrastanti. Non piacciono ai “letterati puri”, ma questo non ha impedito ad “Una donna di Ragusa” di avere riconoscimenti come il premio Brancati-Zafferana,di venire tradotto in Francese, in Svedese e parzialmente in Inglese da una rivista letteraria americana,di essere adottato in alcune scuole italiane.
L’opera ha ispirato anche più di una versione teatrale
La Occhipinti è stata oggetto di diverse tesi di laurea e corsi universitari anche all’Estero.
Nel Giugno del 2000 la Dottoressa Ismène Cotensin presenta alla Sorbona una tesi di Dottorato in Letteratura Italiana dal titolo.
Maria Occhipinti et le soulevèment de Raguse (Janvier 1945):
Un itinéraire intellectuel,politique et littérarire.
Nel Maggio 2002 la scrittrice e giornalista Adele Cambria realizza, a Roma e a Ragusa, una serie di interviste per preparare una trasmissione su Maria Occhipinti.
La trasmissione va in onda su Rai Sat nel Settembre 2002.
Viene apprezzata da quanti hanno la possibilità di vederla e, grazie ad essa, si torna a parlare di un film tratto da “Una donna di Ragusa”.
Nel Dicembre 2003 la casa Editrice Punto L pubblica la traduzione italiana della tesi di Ismène Cotensin con l’appendice di una raccolta di trenta poesie di Maria.
Nel Gennaio del 2004 è pubblicato dalla Sellerio “Una donna libera”, l’attesa biografia di Maria Occhipinti.
Nell’ Aprile del 2004 Ismene Cotensin, in perfetto italiano, presenta a Ragusa la sua tesi.
“Una donna libera” è presentata a Roma nell’ Aprile del 2004 nella libreria Feltrinelli e a Ragusa nel Novembre del 2004 nel Centro Studi Feliciano Rossitto.
Nel marzo del 2013 viene presentato a Ragusa, al cinema Lumiere, il documentario del regista Luca Scivoletto “Con quella faccia da straniera” sulla vicenda umana di Maria Occhipinti.
Successivamente quest’opera ,ricca di interviste e di filmati d’epoca, sarà oggetto di convegni in diverse città italiane.
Si piazzerà al secondo posto in un concorso tra documentari on line.
Nel gennaio del 2014 la Consulta Comunale Femminile di Ragusa, organizzerà, nella Sala Avis una tavola rotonda sulla figura di Maria Occhipinti, seguita dalla proiezione del documentario “Con quella faccia da straniera.”
Laura Barone
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