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03 Gen 2013 04:57
Confesso che mi ha destato un certo turbamento il virulento attacco che Ingroia al suo esordio da leader del suo movimento politico ha riservato a Piero Grasso.
Ho sempre nutrito stima per il sostituto procuratore di Palermo, quella stima che è dovuta a chi svolge in nome e per conto della comunità nazionale un lavoro difficile mettendo a repentaglio la propria vita e nella migliore delle ipotesi sacrificandola in una blindatura asfissiante, e per questo il suo j’accuse nei confronti di Grasso mi ha indotto a documentarmi riguardo alle contestazioni mosse.
La prima accusa è stata quella di avere proposto il Governo Berlusconi per un premio speciale per la lotta al terrorismo … ebbene, l’accusa origina da una intervista semiseria del maggio 2012 a una trasmissione radiofonica “La Zanzara” che è un po’ intervista un po’ spettacolo di satira e in quell’intervista Grasso da atto al ministro Alfano di avere dato corso alla richiesta di inserire tra le competenze della DDA anche la confisca dei beni ai mafiosi, ma di non avere aderito ad altre richieste e all’insistente richiesta del conduttore di proporre un premio speciale per la lotta alla mafia Grasso messo alle strette afferma “per questo aspetto si, per altre cose ancora aspettiamo” (il documento è agevolmente reperibile in rete a questo indirizzo: http://www.youtube.com/watch?v=S-DL18l5Y7M); peraltro basta visionare la copiosa documentazione presente in rete per avere conferma del fatto che in decine di occasioni lo stesso Grasso non ha risparmiato critiche aspre all’operato del Governo Berlusconi come questa relativa alla riforma della giustizia “tentata” da Alfano: «Quella che vogliono far passare per riforma della giustizia, più che una riforma della giustizia è una riforma dei magistrati. Vogliono intimidire, minacciare, bloccare i magistrati e soprattutto i pm».
La seconda accusa è quella di essere stato scelto da Berlusconi alla guida della Direzione Nazionale Antimafia dopo avere messo fuorigioco Giancarlo Caselli … ebbene è vero che con una norma ad hoc (emendamento Bobbio) la maggioranza di centrodestra ha impedito che Giancarlo Caselli potesse essere nominato Procuratore Nazionale Antimafia dettando dei limiti di età, ma così come previsto dalla legge la nomina di Grasso è stata effettuata dal CSM con 18 voti favorevoli e 5 astensioni (difficile ascrivere la scelta a Berlusconi!).
Avendo grande stima nella professionalità di Ingroia non è possibile ipotizzare che non fosse consapevole della forzatura della verità attuata nel lanciare quelle accuse da un palco in cui si registrava la presenza di tutta la stampa italiana, quindi con il massimo di eco mediatica …
Qual’ è allora la vera motivazione di quelle accuse? Va forse ricercata nella seconda parte dell’intervista a La zanzara in cui Piero Grasso esprime critiche a Ingroia per essere intervenuto da magistrato a un’assemblea di partito politico? Francamente mi sembra troppo futile come motivazione per essere esaustiva; di certo c’è che Ingroia e Grasso fin da quando entrambi erano alla procura di Palermo avevano visioni molto diverse della gestione dei processi; una contrapposizione passata alla storia fu quella relativa al reato da contestare al governatore Cuffaro: Ingroia e i caselliani avrebbero voluto l’incriminazione per “concorso esterno”, Grasso e Pignatone optavano per “favoreggiamento aggravato” alla fine prevalse tra le accuse di “tiepidismo” questa seconda ipotesi di reato.
Io non sono certo un esperto di diritto ne conosco gli atti processuali, ma da semplice cittadino non posso non constatare che mentre Andreotti, Mannino e Dell’Utri accusati di “concorso esterno” continuano a sedere indisturbati in Parlamento con le scuse per il disturbo e rischiano solo la beatificazione in vita per l’ingiusto martirio subito, l’accusa di favoreggiamento aggravato di Cuffaro ha retto a tutti i gradi di giudizio e l’ex governatore sta scontando la sua pena, va detto, con grande dignità.
Allora i toni “forti” di Ingroia potrebbero avere come motivazione antiche rivalità professionali mai risolte, anche se in tutta franchezza costituisce un esordio un po’ infelice per il leader degli arancioni.
Il curriculum di Piero Grasso è tale (giudice a latere ed estensore della sentenza del maxiprocesso, chiamato da Falcone a collaborarlo al Ministero della Giustizia, poi suo successore, Procuratore di Palermo – durante il suo mandato sono stati catturati 1.779 mafiosi e 13 tra i 30 latitanti più pericolosi tra cui Provenzano, ed ottenuto 380 condanne all’ergastolo) che per metterlo in discussione non possono certo bastare delle accuse un po forzate, soprattutto in considerazione del ruolo che probabilmente Grasso potrebbe rivestire in caso di vittoria del centrosinistra; allora sarebbe corretto che se Ingroia fosse a conoscenza di reali elementi di pregiudizio nella condotta o nelle idee di Grasso le renda pubbliche sottoponendole al giudizio dei cittadini.
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