Macello di Modica: presto delibera di giunta, le vie del Signore sono infinite…

Il macello comunale era un impianto che macellava, prima della sua chiusura disposta dall’Asp di Ragusa ed eseguita dal Comune di Modica, una media mensile di 700 capi di bestiame, di cui quasi il 95% proveniente da allevamenti del territorio modicano. Numeri di tutto rispetto in un territorio in cui l’allevamento ha un ruolo importante.

La struttura è ferma da 1 anno e 4 mesi con conseguenze facilmente immaginabili per gli allevatori, sia in termini economici che logistici. Vero è che è possibile andare a macellare in strutture poco distanti, come quelle di Pozzallo, (quest’ultima, peraltro molto più datata di quella che rimane chiusa a Modica), e di Ragusa, ma sicuramente la città della Contea, per la sua tradizione, non può restare a guardare.

Fino ad oggi purtroppo nessuna soluzione a breve si intravvede per risolvere la questione.

Il timore espresso in passato da cittadini ma anche da sindacati e politici è quello della possibilità di un progetto diverso per la struttura che non coincida con la pluridecennale esperienza di un macello pubblico al servizio del territorio per consentire a qualche grosso imprenditore privato di costruire una struttura ex novo.

Più volte è stata chiesta la convocazione di un tavolo tra le parti per aprire un confronto teso a verificare la disponibilità dell’azienda ad assolvere le prescrizioni obbligate dal provvedimento di sospensione dell’Asp e, quindi, la possibilità di ripristinare il servizio, ma fino ad oggi tutto risulta fermo.

O meglio, da Palazzo San Domenico arrivano delle rassicurazioni: l’Assessore allo Sviluppo Economico, Tino Antoci, da noi contattato, fa sapere che è già pronta una delibera di giunta che fa riferimento all’alienazione di alcuni immobili comunali e alla valorizzazione di alcuni di essi. Tra questi c’è proprio il macello comunale.

Nel bando, che ancora dovrà essere presentato e poi approvato, è previsto un canone annuo di 12 mila euro a base d’asta, gli interessati potranno partecipare solo dopo avere certificato di avere preso visione del verbale che obbliga gli affittuari a risolvere i problemi strutturali che ne hanno determinato la chiusura.

La delibera naturalmente dovrà prima passare dal consiglio ed essere approvata, poi bisognerà aspettare che gli interessati al bando, disposti ad investire sulla struttura, si facciano avanti.

E qui sorgono molti dubbi, perché se è vero che l’importo della cifra annuale di affitto potrebbe apparire irrisorio rispetto alle potenzialità della struttura, è anche vero che il costo dei lavori di adeguamento potrebbero essere notevoli e forse bisognerebbe rivedere la proposta, magari prevedendo la possibilità di scomputarli dall’affitto.

Naturalmente i benefici di un macello comunale, oltre ad assicurare un servizio per la macellazione degli animali, include la riduzione dei costi di trasporto per i piccoli allevatori, la promozione della filiera corta e la garanzia di prodotti freschi e di qualità.

In queste ore c’è chi propone (l’ex assessore Franco Militello) di costituire un Comitato di cittadini comuni e soggetti interessati del settore, per fare sentire le legittime ragioni per la riapertura del macello. Non resta che sperare che veramente qualcosa si muova, che la deliberazione venga presentata, che poi venga approvata e infine che qualcuno si dimostri interessato. Le vie del Signore sono infinite.

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