L’UNIVERSITA’ A RAGUSA

In questo ultimo scorcio di estate, una discussione si autoalimenta sempre di più: le sorti dell’università a Ragusa. L’università, che nel periodo di maggiore sviluppo, aveva a Ragusa ben cinque facoltà: Medicina e Chirurgia, Agraria, Lingue e Letterature Straniere, Scienze del Governo e Giurisprudenza.
Tale realtà è stata sempre considerata un’ottima opportunità per quegli studenti di Ragusa e provincia che, non avendo mezzi, opportunità o semplicemente voglia di trasferirsi in un’altra città, avrebbero potuto frequentare i corsi di laurea nella sede locale. Gli obiettivi erano anche ambiziosi: si voleva fare di Ragusa il quarto polo universitario della regione.
Nel volgere di poco tempo il progetto iniziò a rivelarsi di difficile compimento, presto diminuì il numero degli iscritti e l’università perse la facoltà di medicina e chirurgia.
Ora sono pronte a chiudere i battenti altre due facoltà, Agraria e Giurisprudenza. L’unica facoltà che rimarrà attiva sarà quella di Lingue e Letterature Straniere che anzi dovrebbe diventare l’unica sede per la facoltà di Lingue anche per l’università etnea.
I motivi di tali decisioni, in sintesi, sono nella mancanza di disponibilità economiche del consorzio universitario che finora non è riuscito a mantenere gli impegni assunti nei confronti dell’università di Catania.
Le lamentele, che da ogni parte (partiti, enti locali, organizzazioni sindacali) provengono, hanno un’unica motivazione: i  cambiamenti costringeranno centinaia di studenti a dover spostarsi di sede, e, oltre ai disagi logistici, si aggiungeranno quelli economici delle famiglie.
Una voce “stonata” è arrivata nei giorni scorsi da parte dell’IDV che, in un suo documento, così conclude: “Bisogna ritrovare le ragioni strategiche della presenza universitaria e deve anche essere chiaro che i Sindaci della Provincia, finora assenti, non potranno continuare ad esserlo, così come deve essere chiaro che i responsabili politici del disastro universitario che hanno fatto dell’università a Ragusa l’ennesimo sistema di sottogoverno, pensando solo a lottizzare, debbano riconoscere il loro fallimento, sentire il dovere civile di farsi da parte, lasciando la mano a chi “conosce” l’Università!”
L’università è un’istituzione di alta cultura di formazione superiore costituita da un gruppo di strutture scientifiche finalizzate alla didattica e alla ricerca. La possibilità per gli studenti di conseguire una laurea risparmiando costi e fatiche dovuti allo spostamento fuori sede non è motivo sufficiente al mantenimento di una università. Per sopperire a queste esigenze, gli enti componenti del Consorzio universitario avrebbero potuto finanziare borse di studio a favore degli studenti meritevoli, risparmiando enormemente sulle spese finora sostenute.
L’università si differenzia da ogni altra istituzione scolastica perché la didattica è inesorabilmente legata alla ricerca; in tal senso l’università, cercando le sinergie con la realtà locale in cui vive, alimenta lo sviluppo della ricerca al suo interno e restituisce conoscenze utili alla crescita economica e sociale del territorio. I laureati di una università di tal tipo non sono persone in possesso di un pezzo di carta inutile ma sono professionisti in grado di trovare facilmente occupazione utile per se stessi e per la società.
Per fare degli esempi, la facoltà di medicina ha senso in città grandi con grandi ospedali dove è possibile studiare e fare ricerca perché la casistica delle malattie è varia e la selezione dei medici ricercatori è altrettanto vasta. Lo stesso si può dire della facoltà di giurisprudenza, che ha senso in una città dove ci sono tutti i tipi di uffici giudiziari.
L’università a Ragusa ha senso se trova la sinergia con la realtà economica locale che è fatta di agricoltura, zootecnia, estrazioni minerarie (petrolio, asfalti), arte barocca, forse lingue, considerata la numerosa presenza di immigrati e se sarà in grado di sviluppare ricerca e didattica originale in questi campi (o altri eventualmente da individuare con gli stessi criteri) restituendo alla società professionisti in grado di sviluppare ulteriormente tali settori economici.

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