L’odissea di un paziente e dei suoi familiari al Giovanni Paolo II di Ragusa

Un’odissea. Non ci viene un termine migliore per definire ciò che purtroppo sempre più pazienti vivono quando hanno la sfortuna di essere ricoverati per motivi di salute all’Ospedale Giovanni Paolo II. Fermo restando che nessuno mette in dubbio la professionalità dei medici, degli infermieri e dei sanitari tutti, non è neanche possibile attendere ore, se non giorni, al pronto soccorso o nella cosiddetta “camera calda” perchè non si trova un posto in reparto.

Il covid, tra l’altro, ha complicato tutto: i familiari non possono entrare per assistere e hanno a disposizione solo un’ora di visita al giorno per potersi recare in ospedale. Ma diciamolo chiaramente: i familiari non vanno a fare una visita di cortesia. Spesso, infatti, si occupano dei loro congiunti aiutandoli a lavarsi, a muoversi, portando un ricambio di vestiti.

Tutto ciò, sta diventando paradossale e naturalmente, ciò che accade al Giovanni Paolo II, è quello che succede quasi sempre anche negli altri due pronto soccorso della provincia, ovvero Modica e Vittoria.

Abbiamo deciso di raccontare la storia di una nostra lettrice che ha voluto condividere con noi la sua disavventura. Il marito, dopo essere stato ricoverato un sabato pomeriggio per una grave infezione, è arrivato al Pronto Soccorso intorno alle 18, in codice rosso. Qui, è rimasto circa 24 ore, dove è stato monitorato e tenuto sotto controllo. Dopo, è stato trasferito nella cosiddetta “camera calda” e qui è rimasto per altre 24 ore prima di trovare un posto in reparto: “E’ assurdo”, ci racconta la nostra lettrice, che spiega: “Posso accettare che si resti nella camera calda, che poi è un garage con le porte sempre aperte, un paio d’ore al massimo, ma non 24 ore. Non sono riuscita ad entrare al Pronto soccorso per assitere, non mi è stato comunicato niente delle condizioni di mio marito.

Io non dico che i medici non hanno fatto il loro lavoro, ma il problema è un altro: la disorganizzazione. Nella camera calda non ci sono finestre, le porte sono sempre aperte, non c’è neanche una presa di corrente per poter ricaricare il telefonino. Qui è rimasto insieme ad altre persone che avevano anch’esse gravi patologie, chi aveva problemi al cuore, chi era diabetico. Non hanno avuto la possibilità di avere somministrata la terapia che seguivano a casa. E’ stata una notte allucinante. Per non parlare della domenica. Al pronto soccorso c’è un solo medico per almeno 30 persone in attesa. Ma come possono i medici lavorare in quelle condizioni?”.

Una domanda legittima, a cui non è facile rispondere. Inoltre, la nostra lettrice lamenta anche un problema relativo alla zona in cui proprio insiste l’ospedale: la zona, di notte, risulta essere particolarmente al buio, soprattutto per chi si sposta dall’area del pronto soccorso al parcheggio delle auto a piedi.

Abbiamo chiesto delucidazioni al dottor Giovanni Noto, primario del Pronto soccorso di Ragusa, sul numero di medici a disposizione in pronto soccorso. Si dovrebbero avere a disposizione 13 medici per ogni pronto soccorso della provincia, e invece attualmente sono soltanto 4 a Vittoria, 4 a Modica e 5 a Ragusa. Il perchè? E’ un problema nazionale: non ci sono medici disposti a lavorare in pronto soccorso. E questo, naturalmente, crea una miriade di problemi a tutti gli operatori sanitari che invece sono quotidianamente impegnati a soccorrere i pazienti. E la domenica, purtroppo, c’è un solo medico di turno. Insomma, il problema ha radici molto più profonde di quanto si pensi. Ma una soluzione bisogna che chi di competenza la trovi. E alla svelta.

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