È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LO SCONFITTO NON È UNO SOLO, IL VINCITORE NEMMENO
24 Giu 2013 19:37
La vittoria di Federico Piccitto, candidato del Movimento 5 Stelle al ballottaggio per l’elezione del Sindaco di Ragusa, ha una dimensione talmente epocale da non poter essere ascritta al solo candidato, così come la sconfitta non può essere addossata tutta al perdente.
Il vincitore si ritroverebbe sulle spalle tutti i problemi della città, con una attesa enorme per le soluzioni, pari solo alle dimensioni del trionfo. Il vero vincitore è Grillo, a cui va riconosciuto il lavoro svolto fino ad ora, che ha dato risultati nel parlamento siciliano e in quello nazionale, ha dato risultati prima a Parma, ora a Ragusa.
Il momento di crisi che sta attraversando il Movimento poteva minare le sorti della candidatura ragusana, ma così non è stato perché, per una concomitanza di interessi politici, sono venuti incontro a Piccitto, per sostenerlo, il Movimento Città e Partecipiamo, Sinistra Ecologia e Libertà, prima celata entro le pieghe di Partecipiamo, ora, invece, dichiaratamente a favore dei grillini, la Destra e altre frange del centro destra e del centro sinistra che hanno dato indicazioni di voto per il candidato a 5 stelle, originariamente diverse nelle motivazioni, ma convergenti nella scelta di aborrire, senza nessuna riserva, il candidato Cosentini.
Tutti questi si possono considerare vincitori per aver centrato l’obiettivo, piuttosto comune, di far fuori Cosentini e tutta la sua coalizione.
I veri vincitori possono considerarsi, al momento, gli elettori che hanno votato per Piccitto solo al fine di cambiare tutti i manovratori, fiduciosi che il cambio al timone possa provocare una netta inversione di tendenza nella gestione della cosa pubblica.
E, in ultimo, vincitori si possono considerare anche quanti, facenti parte del 50 % dell’elettorato avente diritto al voto, hanno scelto di non votare per far fuori la politica di chi ci governa e ci ha governato.
Comunque sul podio ci va uno solo, il vincitore risulta Federico Piccitto a cui vanno gli auguri di buon lavoro, assieme alla sua squadra.
Resta solo da capire, così come avremmo avuto il piacere di sapere prima delle elezioni, se il suo governo della città sarà un monocolore a 5 stelle, oppure godrà della collaborazione, del sostegno o dell’appoggio esterno di quanti lo hanno sostenuto fra movimenti, partiti ed esponenti politici.
Situazione simile per lo sconfitto, dove di collaboratori per la débâcle che hanno fatto a gara per essere tra i protagonisti non ne mancano di certo. Non si sa da dove cominciare.
I primi veri attori della sconfitta non sono quelli che hanno dato il voto all’avversario o che non sono andati a votare, ma quanti al primo turno si sono preoccupati di votare per la coalizione e non per il candidato Sindaco della stessa, astenendosi dall’esprimere una preferenza per il primo cittadino o optando per il voto disgiunto.
Senza esprimere giudizi sull’operato, non ci si può esimere dall’addossare buona parte della sconfitta a questo fenomeno che, si deve dire, visto dalla parte di chi lo ha attuato, è stato un successone.
Sconfitti in toto i partiti che, alla fine, si erano ritrovati, quelli ancora sulla carta esistenti, dalla stessa parte: PD, PDL, Megafono, UDC, sconfitti i leader nazionali, regionali e locali che, comunque, avevano abbracciato la causa del candidato Cosentini.
PD frantumato in più parti, PDL ormai inesistente, Megafono colpito sulla via dello sviluppo, UDC ritornato nell’alveo di un partito in dissolvimento, ci volevano leader che invece di far finta di spingere verso una meta irraggiungibile avessero messo sul tavolo ognuno i propri limiti, anche a costo di indurre Cosentini a desistere dalla candidatura.
Sconfitte le liste civiche che, escludendo i pochi esponenti in grado di captare consensi dimostrabili, si sono rivelate solo rifugio di incompetenti cercatori di posti al sole, incapaci di procurare voti non solo per il candidato Sindaco ma anche per loro stessi.
Sconfitti, fra primo e secondo turno, quasi tutti i componenti del precedente consiglio comunale, soprattutto quelli la cui mancata rielezione, indipendentemente dall’assegnazione dei seggi per il premio di maggioranza, ha fatto da suggello al loro lavoro nella precedente amministrazione.
Sconfitti i componenti della squadra assessoriale e della numerosa formazione di esperti a vario titolo che non erano magari deputati a procacciare voti ma, di certo, ne avrebbero dovuto attrarre per il prestigio personale e per le competenze che gli sarebbero stati riconosciuti.
Sconfitti gli addetti all’immagine e alla comunicazione che hanno mostrato limiti enormi man mano che la campagna elettorale si faceva più difficile, quando si avvertiva il fiato sul collo dell’avversario, senza nessuna capacità di reazione per una campagna di stampa e di denigrazione popolare condotta, dagli avversari, a tutti i livelli, con precisione quasi scientifica.
Sconfitti strateghi e strategie di quanti hanno cambiato partiti e movimenti prima dell’inizio della battaglia elettorale, sconfitte tutte le mosse per le candidature: chi fosse rimasto nel PDL avrebbe avuto chance di successo, chi si sarebbe rifugiato, per tempo, in Territorio, non avrebbe concorso allo sfacelo, chi si è contornato di collaboratori e di figure inutili non ce l’ha fatta per una manciata di voti, chi si è ostinato a non scendere a patti o a primarie ora guarda i vincitori ai piedi del podio.
Sconfitti anche quelli che credono di aver vinto per aver fatto fuori il segretario del proprio partito, perché chi semina odio raccoglie tempesta.
Sconfitti tutti quelli che hanno condotto una campagna elettorale sul filo dei personalismi, della denigrazione dell’avversario, delle inutili polemiche, delle diatribe e delle beghe di partito.
Come fu detto in un film famoso, domani è un altro giorno !
Principe di Chitinnon
© Riproduzione riservata