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L’hai voluto il cane? Ora paga! Il nuovo balzello regionale che fa infuriare cittadini e veterinari
19 Nov 2025 07:26
In Sicilia è scoppiata una polemica destinata a far discutere a lungo. Il nuovo “Contributo di Solidarietà” introdotto dal Decreto Assessoriale n. 1166 del 22 ottobre 2025, applicazione dell’articolo 10 della Legge regionale 15/2022, sta generando una vera e propria rivolta tra proprietari di cani, associazioni animaliste, veterinari e persino alcuni rappresentanti politici. La misura, che impone un pagamento obbligatorio per ogni operazione di identificazione, registrazione o passaggio di proprietà, viene percepita come un’ingiustizia che rischia di aggravare, anziché risolvere, l’emergenza randagismo.
Lo chiamano contributo di solidarietà
Secondo la norma, chiunque debba registrare un cane, iscrivere una cucciolata o effettuare un semplice cambio di proprietà dovrà versare un contributo attraverso il sistema PagoPA. La procedura è tutt’altro che intuitiva: occorre accedere al portale regionale, trovare tra le molte voci quella relativa all’Assessorato della Salute, individuare la causale del contributo, pagare e infine scaricare la ricevuta da allegare alla pratica. Un percorso che già scoraggia molti cittadini, e che porta con sé un secondo problema: l’obbligo si applica non solo ai proprietari, ma anche ai veterinari liberi professionisti, che si trovano a dover versare un contributo per ogni registrazione effettuata, con inevitabile aumento dei costi a carico dell’utenza.
La reazione della Lega Antivivisezione
La reazione della LAV Sicilia è stata immediata e durissima. L’associazione parla di una tassa “iniqua e inefficace”, che punisce proprio chi rispetta la legge. Secondo gli attivisti, tassare l’obbligo di microchippatura – strumento fondamentale per identificare i cani, rintracciare i proprietari e contrastare gli abbandoni – è una scelta illogica che finirà per spingere molti cittadini, soprattutto quelli economicamente fragili, a evitare la registrazione. E un cane non identificato è un cane che, se abbandonato, resta invisibile al sistema. Per la LAV, le vere cause del randagismo sono altre: le cucciolate incontrollate, la scarsa cultura della sterilizzazione e l’assenza di controlli reali sul territorio. Per questo l’associazione chiede l’abrogazione dell’articolo 10 della legge e la revisione totale della misura, proponendo un modello diverso: tassare chi non sterilizza, non chi registra.
Presentata interrogazione urgente alla Regione
Sul fronte politico, il deputato regionale del PD, Nello Dipasquale, ha presentato un’interrogazione urgente all’Assessore alla Salute. Anche lui sottolinea come il contributo colpisca chi opera nella legalità, mentre chi rimane nel sommerso continuerà a farlo senza conseguenze. Dipasquale evidenzia inoltre il rischio che la tassa generi un effetto perverso: anziché migliorare il controllo sulla popolazione canina, potrebbe ridurre le registrazioni, aumentando così il numero di animali non tracciati. Una contraddizione evidente rispetto all’obiettivo dichiarato dalla Regione. Il deputato fa notare anche le difficoltà operative introdotte dal decreto: l’assenza di una fase transitoria, una procedura di pagamento complessa, la mancanza di una campagna informativa e un prevedibile aumento del carico di lavoro degli uffici ASP. Tutti elementi che, secondo lui, rendono la misura inapplicabile senza profonde revisioni.
La nota dell’ASP di Ragusa, come comunicata dal Comune di Ragusa, pur restando neutrale sul merito politico, conferma invece l’obbligo di pagamento e ne descrive le modalità. L’Azienda sottolinea che il contributo nasce per sostenere la gestione dell’anagrafe e le attività di controllo della popolazione canina nella provincia. Una giustificazione che tuttavia non sembra placare le preoccupazioni dei cittadini, già alle prese con una burocrazia complessa e con costi crescenti per il mantenimento e la cura dei propri animali.
Il vero nodo è uno: questa tassa rischia di aumentare il randagismo?
Le associazioni sono convinte di sì, molti veterinari la pensano allo stesso modo, e anche diversi amministratori locali manifestano perplessità. Il microchip è lo strumento principale per rintracciare un proprietario, sanzionare chi abbandona, tracciare spostamenti e responsabilità. Rendere più costoso un obbligo così importante potrebbe avere come conseguenza un ritorno al sommerso, proprio mentre la Sicilia tenta di uscire da un’emergenza che dura da decenni.
Alla fine, resta la sensazione diffusa di una misura mal progettata, che colpisce le persone sbagliate e rischia di fallire il proprio scopo. La pressione su Governo regionale e Parlamento siciliano cresce di giorno in giorno, e molti chiedono una revisione immediata del provvedimento.
Se l’obiettivo è quello di tutelare gli animali e contrastare seriamente il randagismo, questa strada sembra essere non solo impopolare, ma anche inefficace. E la domanda provocatoria del titolo – “L’hai voluto il cane? Ora paga.” – si trasforma, per migliaia di cittadini, in una realtà poco comprensibile e molto amara.
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