LETTERA DEL MAESTRO FRANCO CILIA SUL TEATRO CONCORDIA

Caro don Luigi,

Vi ricordate del professore Bernardino Lamos, Ordinario di Storia delle Religioni all’Ateneo romano, quello dagli occhi addogliati e dalle scheletriche mani tremanti?

Sì, quello che voi, don Luigi Pirandello, avete voluto in una vostra novella autore di due poderosi volumi sull’eresia càtara!

Chi ci legge, in maggioranza, dirà:- Eresia càtara?

Ma via, anche se usiamo mettere nelle lapidi che ricordano i nostri figli illustri caduti per la Patria il “qui nacque” accentato, tutti i ragusani sanno dell’eresia càtara , soprattutto chi da decenni vuole dare un teatro a Ragusa, politici di varia  estrazione e colore politico e naturalmente  attori, registi, giornalisti del settore. Ora  come ben sapete si discute animatamente se ristrutturare il già acquisito teatro della Concordia, o farne uno nuovo meno costoso e  funzionale alle esigenze dello spettacolo.

Mi direte, don Luigi: – Ma che diavolo c’entra il professore Bernardino Lamos e l’eresia càtara con l’annosa questione de teatro della Concordia?

E avete ragione da vendere, don Luigi, ma solo in apparenza non c’entrano nulla.

Debbo, qui, ricordarVi che siete stato proprio Voi, con le Vostre novelle a dare voce a uomini, donne, avvolti in casi strani, complicati e – credetemi – la questione del teatro a Ragusa non è affatto semplice, son decenni che si parla come farlo,  si parla, si parla….

Ma come Voi  ben sapete, don Luigi, i ragusani amano farsi del male da soli, in questo non li batte nessuno!

Sì, lo so, ora, con la crisi economica, i grillini al potere, gli accadimenti improvvisi che hanno rovesciato il tavolo delle certezze acquisite, le cose si sono complicate. 

Immaginate, allora, don Luigi, che il professor Bernardino Lamos si trasferisca dalle pagine delle vostre novelle, dove l’abbiamo lasciato a tener lezione con i banchi vuoti, occupati da sgocciolanti impermeabili, nel silente e abbandonato teatro della Concordia, sì proprio quello che, fu costruito a spese delle quattordici famiglie più ricche della città, ed inaugurato il 15 agosto del 1844 ebbe decenni di assoluto splendore e finì la sua vita come cinema porno, per deliziare vecchi prostatici frequentatori abituali.

Ora vive nel silenzio rumoroso dei ratti e dell’oscurità da più di un decennio.

Eccolo, Bernardino Lamos, vagare nel  proscenio del teatro della Concordia, posare i suoi poderosi volumi sull’eresia càtara e spegnere il brusio delle voci di politici, attori, registi,  gente dello spettacolo, intellettuali di provincia e presunti tali che reclamano, vogliono  che il teatro della Concordia torni ai fasti dell’era fascista.

I soldi ci sono, sono stati accantonati dalle precedenti amministrazioni!, grida il bene informato.

Non è vero, quei soldi non ci sono!, sentenzia l’altro.

La storia di questo teatro va difesa, urla una nobile presenza. I palchi ottocenteschi debbono tornare a vivere!

Ma che dice?!, risponde una con la voce stridula: Ma quali palchi! Ci vogliono troppi soldi!

Le urla diventano assordanti, i ratti fuggono spaventati, rimpiangendo il rassicurante silenzio cha da più di un decennio regnava sovrano in quel luogo abbandonato.

Bernardino Lamos è disorientato, poi, con la sua vibrante voce, si guadagna il più rispettoso silenzio:

Ah, quanto siete simpatici nel dissertare sul come vorreste ristrutturare questo luogo abbandonato: mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa!

È questo il manicheismo della politica, o signori amministratori, il manicheismo dell’irresponsabilità …

Ma, in fondo, questo manicheismo cos’è? Provate a dirlo voi, che ne siete gli attori, tentate di definirlo voi, che ne siete gli esperti, i fruitori consapevoli e interessati!

In quel silenzio, che immaginiamo renderà ancora più deprimente lo stato di colpevole abbandono del teatro della Concordia (mai nome fu più infelice!) si leverà una voce sotterranea, misteriosa, che non si capirà da dove provenga ma risuonerà alta e imperiosa:

Io me ne fotto dell’eresia càtara e del manicheismo della politica. Sono la voce dei ragusani che vi chiedono di finirla con le mascherate della politica politicante. Siete stati eletti per governarci nel modo migliore. Assumetevi fino in fondo le vostre responsabilità. Pensate al bene della collettività e date finalmente un teatro a questa città!

 

Franco Cilia

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