L’ERA DEL VERDE IN VERTICALE: SERGIO TUMINO SFIDA LA GRAVITA’ DEI PRATI

C’era una volta un gruppo di ricercatori della North Carolina State University che sperimentò quella che oggi chiamiamo comunemente “erba sintetica”. C’era una volta, nel 1965, uno stadio coperto, l’Astrodome di Houston in Texas, che inaugurò l’era degli stadi in erba sintetica. Si trattava di questioni “orizzontali”, la gravità si è sempre imposta sull’estro. E c’era una volta quel palazzo che costeggia Via Archimede, a Ragusa. Tutti i suoi amici, in Via Eugenio Criscione Lupis, stavano stretti, tutti vicini, e lui, basso e goffo, aveva pure un fianco scoperto. Doveva inventarsi qualcosa. Acconsentì volentieri quando gli venne proposto di coprirsi con la pubblicità. Dai tre ai quattro cartelloni pubblicitari, a rotazione, rivestivano interamente quel lato solitario. E lui era felice. C’è oggi, invece, qualcosa nel suo lato sinistro che lui stesso stenta a capire. E si diverte ad osservare, e ride quando le macchine accostano curiose, quando la gente va di corsa e, d’improvviso, si ferma per alzare il naso e guardare quella parete. In un pannello di 90 metri quadrati, più o meno (quello è il suo fianco, lui lo sa bene!), c’è un’auto di profilo, di un bel verde scuro, come l’erba dei campi di calcio. “Questo verde è curato da” recita la scritta in alto. Sotto le ruote, un nome: Sergio Tumino . C’è anche un “.it” a seguire: quasi nessuno lo legge, almeno non prima di aver indossato la faccia da “E chi se no?!”. Ghigni buoni, sorrisi, facce perplesse. Tutti conoscono quel nome, è indubbio. E tutti si fanno domande, è indubbio anche questo: “Ma è erba? Ma no, è un pannello stampato! Come potrebbe essere erba?!”; “Hai visto la nuova pubblicità di Sergio Tumino in Via Archimede? Sì, ma non l’ho capita”; “Sai che stavo tamponando nella rotatoria di Via Archimede?! Mi son messo a guardare quel pannello di Sergio Tumino! Sembra erba sintetica!”. E la favola del palazzo finisce, perché quel campo d’erba verticale gli ruba la scena. Si sfida la gravità delle rotatorie verdi di Ragusa, del vicino stadio “Aldo Campo”. Il polmone artificiale di Sergio Tumino campeggia quel pezzo di paesaggio urbano, si appoggia sul palazzo come fosse la sua gabbia toracica. Forse è un paradosso il fatto che sia un’automobile stilizzata a rappresentare uno spazio verde, forse è una provocazione, o semplicemente il desiderio di sovvertire la logica comune delle cose, il piacere dell’arte per l’arte stessa. Qualunque sia il “movente” dell’Area Marketing di Sergio Tumino, si tratta di un’idea avanguardista e, come tale, può infastidire, sbalordire o destare l’invidia della concorrenza.

E quale migliore occasione per fare una buona pubblicità? Diceva Wilde: “[…] there is only one thing in the world worse than being talked about, and that is not being talked about”. Osservare, chiedere, pensare, voltare le spalle inorriditi, sorridere, compiacersi, rischiare di tamponare. Tutto s’ingloba nell’arte del “far parlare di sé”, nel bene e nel male. Né l’uno né l’altro interessano ad una campagna pubblicitaria, la pubblicità si incastra nella storia per il suo carattere sovversivo, a volte, e altre per la propaganda innocente di messaggi globali, quale può essere l’interesse per uno spazio verde in un centro urbano. Non c’è tregua per la pubblicità, non ci sono limiti imposti, c’è solo da superare, da prevedere, da far spalancare le bocche al target di riferimento. Poi, se le bocche aperte e gli occhi stupiti appartengono all’intera cittadinanza, il bersaglio è stato colpito in pieno, ancora una volta il Marketing di Sergio Tumino fa parlare di sé.

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it