L’EMILIA-ROMAGNA OLTRE IL LAMBRUSCO

Quando si pensa al vino dell’Emilia Romagna, è inevitabile associarlo al lambrusco. Nel bene o nel male questo vino rosso frizzante, in genere abboccato, è stato per molti decenni  nel mondo il simbolo dell’enologia di questa regione e, assieme al Chianti nel fiasco impagliato, anche dell’Italia. È ovvio che questa regione non ha prodotto soltanto lambrusco dalle caratteristiche organolettiche abbastanza discutibili; oggi più che mai vi è uno sforzo da parte di un nutrito gruppo di produttori di scindere l’immagine delle regione dal Lambrusco o quanto meno da quel tipo di Lambrusco, che gli americani associavano a una loro celebre bevanda gassata, con la differenza che quella italiana conteneva alcol.

Certo farsi spazio per questa regione non è semplice. Le regioni confinanti, Toscana, Veneto, Lombardia e Piemonte non rendono facile la vita ai produttori emiliani. Proprio per evitare di entrare in competizione con i grandi vini delle regioni confinanti, l’Emilia Romagna sta puntando soprattutto su prodotti immediati e piacevoli, ma di buon livello qualitativo. Le nuove tecniche in cantina e nel vigneto hanno permesso a molti produttori di evitare gli errori grossolani del passato. Questo non significa ovviamente che non si continuino a produrre vini a dir poco imbarazzanti. Il grosso dei vini pastorizzati e venduti in cartone proviene proprio da questa regione.

L’impegno di vari produttori ha però dimostrato che anche il lambrusco, per quanto resti un vino semplice, può essere, quando trattato bene, anche un prodotto piacevole, non dolciastro, che trova un ottimo abbinamento con i salumi locali, in particolare con la mortadella.

Come si è detto, però, l’Emilia Romagna non è solo lambrusco. Vitigni come l’albana, l’ortrugo, il pignoletto e il sangiovese di Romagna, tra alti e bassi, stanno dimostrando di essere capaci di offrire prodotti ben fatti a prezzi contenuti. Il sangiovese di Romagna, inoltre, nelle altitudini più alte e di conseguenza più fresche, è in grado di offrire un prodotto di tutto rispetto, che ricorda molto il sangiovese coltivato nel Chianti.

Lo stesso vitigno a bacca bianca albana, sempre prodotto in Romagna, se vinificato come passito, è in grado di offrire un prodotto di un certo carattere. Questo vitigno, però, viene vinificato in tutti i modi possibili. Nelle vesti di secco, amabile e dolce non è in grado di offrire buoni risultati. I vini risultano alcolici, poco complessi, non particolarmente profumati e carenti di acidità. Di conseguenza sono prodotti da consumare in un arco di tempo molto breve. Non va assolutamente confuso, però, l’albana passito con l’albana dolce. Il primo, coltivato tra Ravenna e Forlì, è in grado di offrire uno dei passiti italiani più apprezzati; il secondo, diversamente, è un vino di poco interesse.

È inutile negare che esistono moltissimi pregiudizi sui vini dell’Emilia Romagna. Ad onor del vero va anche detto che non sempre questi pregiudizi si sono dimostrati infondati. Questa terra è però anche una buona occasione per gli appassionati di vini di reperirne degli ottimi, soprattutto dal sangiovese di Romagna, a prezzi contenuti, o perché ancora poco conosciuti o perché trovano difficoltà a farsi riconoscere i propri meriti.

 

(Giuseppe Manenti)

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