“LEGGI ELETTORALI E DEMOCRAZIA”, IL CONVEGNO ORGANIZZATO DALL’ASSOCIAZIONE TERRITORIO

Nel giorno della nascita ufficiale dell’Associazione culturale Territorio, il Presidente Michele Sbezzi aveva parlato di “creazione di un luogo d’incontro per la politica partecipata” ed è questo uno degli obiettivi che si è cercato di raggiungere con il convegno del 21 dicembre, data in cui, forse per coincidenza o forse no, nel 2005 è stata approvata la cosiddetta “Legge Porcellum”: “Leggi elettorali e Democrazia” è infatti l’argomento di cui si è discusso dalle ore 19.30 fino alle 21.00 nella Sala Convegni dell’Hotel Mediterraneo Palace di Ragusa.

L’avvocato Sbezzi, moderatore dell’incontro, ha aperto i lavori del convegno portando i saluti del Primo Cittadino di Ragusa, primo promotore politico della giovane Associazione. Nonostante però fosse forte il desiderio di partecipare, il Sindaco Nello Dipasquale è stato costretto a letto da una forte febbre.

Introducendo il tema caldo della riunione, Sbezzi ha parlato di come in realtà democrazia e leggi elettorali siano due argomenti fortemente correlati fra di loro: “Il neonato Governo Monti – ha detto – nominato dal Presidente della Repubblica Napolitano, ha varato  per alcuni la cosiddetta Manovra Lacrime e Sangue, per altri la Manovra Salva Italia. Ma qualunque cosa essa si rivelerà essere, anche se già adesso sembra chiara la sua connotazione, ciò che dovremmo chiederci è se questo nuovo Governo è autorizzato a fare tutto ciò. La legittimazione dovrebbe venire dal popolo attraverso le elezioni e non da un capo partito che ha scelto per noi”.

Monti e i suoi Ministri, ha continuato il Presidente di Territorio, si trovano adesso ad affrontare una situazione in cui si stanno confrontando con la difficoltà di elaborare un programma di Governo che funzioni e sia adatto alle esigenze di un’Italia in piena crisi. Dunque adottano la “politica del gambero”, quella dei pochi passi avanti e dei cento fatti indietro.

Per Sbezzi questo accade perché manca la legittimazione, perché manca un contatto con le categorie. Siamo infatti di fronte a un Governo tecnico non scelto dal popolo che dal basso resta a guardare senza essere preso effettivamente in considerazione: la legge elettorale attuale rinominata subito “Porcellum” dal suo stesso ideatore, l’ex Ministro Calderoli, non permette la sussistenza di un regime democratico in Italia, anzi, la ostacola in modo assolutamente palese.

Ad avallare questa tesi quattro ospiti invitati dall’Associazione Territorio che con i loro interventi hanno chiarito le idee ai presenti: l’avvocato Enrico Schembari, il professore Carmelo La Porta, il Professore Antonio Barone e il Professore Francesco Raniolo.

L’avvocato Schembari ha impostato il suo discorso seguendo tre concetti chiave: “Elè Belè”, titolo di un saggio dell’economista indiano Kaushik Basu, il quale identifica in Elè Belè colui che è convinto di partecipare al gioco della sua squadra non rendendosi conto che la realtà è che nessuno gli passa mai la palla. Questa immagine molto forte è lo specchio del rapporto che c’è fra chi elegge e chi viene eletto, i cittadini dunque sono Elè Belè. Il secondo concetto è quello della “Repubblica dei partiti”, quella in cui viviamo ora è una situazione in cui l’elettore ha cambiato il suo approccio al voto, in cui si è costretti il più delle volte a dare importanza alla lista civica che al singolo candidato. I sistemi elettorali non funzionano dunque perché in Italia esiste la cultura della centralità dei Patiti nell’offerta elettorale. Infine Schembari parla di “Sistema elettorale dei candidati”, quello cioè che manca in Italia perché se ci si pone di fronte alla questione che chi elegge vuole poter avere la possibilità di votare il candidato e non il partito, ci si dovrebbe rendere conto che manca una legge elettorale che soddisfi questa esigenza.

Il professore Carmelo La Porta è poi intervenuto parlando dell’assurdità di mantenere un sistema che tutti criticano: “Chi dovrebbe cambiare la legge elettorale sono i beneficiari della legge – dichiara La Porta – che non garantisce un sistema democratico che è stato, per così dire, drogato.” E’ come se un sistema oligarchico avesse trasformato il cittadino in suddito: non basta nascondersi dietro il fatto che la legge Porcellum è democratica solo perché l’elettore ha la possibilità di scegliere una lista, perché tanto poi chi elegge davvero sono le Segretarie di Partito secondo criteri molto spesso economici, ecco quindi che ancora una volta il sistema viene drogato. Il Referendum che vuole infatti cambiare la legge elettorale deve essere fatto perché è indispensabile far capire che l’Italia non può e non deve andare a votare per la terza volta con un sistema altamente antidemocratico.

“Da una nuova legge elettorale – conclude Carmelo La Porta – vorrei un’autentica partecipazione dell’elettore, che le persone che mi rappresentano abbiano ideali e valori e che siano anche capace di governare esprimendo al meglio le esigenze del mio territorio. Io spererei però che non si arrivi al Referendum e che la legge venga emanata prima, anche se cambiare la Legge Elettorale secondo me non salva il Paese: è la democrazia che aiuta a risollevarlo davvero, magari riducendo il numero dei parlamentari, oppure dando ascolto alle esigenze di partecipazione degli elettori, facendo rinascere il concetto di Partito come mezzo di collegamento fra cittadini e Istituzioni”.

Il professore Barone ha poi continuato sulla scia di quanto detto dai suoi colleghi prima di lui facendo riflettere su due importanti questioni: la palese incostituzionalità della Legge Elettorale evidenziata attraverso la lettura di alcuni degli articoli della Costituzione Italiana che vengono scavalcati o addirittura non considerati, già dal primo in cui si parla di “sovranità del popolo”.

Riguardo la seconda questione Barone ha posto invece un quesito: “Siamo sicuri che la legge elettorale sia uno strumento di democrazia?” La legislazione italiana ha favorito la vicinanza fra Capo del Governo ed elettori, e non fra Parlamento ed elettori trasformando così i Parlamentari in rappresentanti con un ruolo assolutamente subalterno. La Costituzione Italiana opta però  per il modello della rappresentanza attribuendo ai partiti politici il potere di mediazione fra istituzioni ed elettori, ma non ci sono più i partiti che scrissero gli articoli della Carta Costituzionale, ecco perché quelli di oggi dovrebbero prendere esempio e comportarsi da liberi cittadini guidati solo dall’ideale di democrazia”.

“La legge Porcellum è una vera e propria porcata, c’è un motivo perché qualcuno l’ha ribattezzata così, non è un caso” ha infine affermato il professore Francesco Raniolo che nel suo intervento ha fatto notare come questa legge elettorale sia solo causa di paradossi. Si pensi che per il Governo Prodi fu una bomba ad orologeria, mentre per le elezioni del 2008 per Berlusconi fu tutt’altra cosa. Le leggi elettorali però dovrebbero essere buone leggi e non favorire qualcuno piuttosto che un altro: nonostante quasi quattro anni fa abbia funzionato per il Cavaliere non vuol dire che vengano meno gli elementi che la rendono comunque una porcata, come le liste bloccate, il premio di maggioranza, le soglie multiple e ancora l’indicazione del candidato Premier.

Un convegno quello organizzato dall’Associazione Territorio volto dunque a sottolineare l’importanza e la necessità di una legge elettorale che non sia facile da ribattezzare, che abbia davvero qualcosa che la renda democratica e che soprattutto sia a favore di chi elegge piuttosto di chi viene eletto.

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