LEGAMBIENTE RIBADISCE L’URGENZA DELLA CHIUSURA DEL POZZO TRESAURO.

L’avviso di garanzia ai funzionari dell’EniMed nell’ambito dell’inchiesta sull’inquinamento della sorgente Paradiso e dell’area umida di Cannitello non ha particolarmente sorpreso Legambiente Ragusa. Troppo concreti, per l’associazione ambientalista iblea, gli elementi (analisi, fotografie, ordinanze, relazioni) che puntavano il dito verso il Pozzo Tresauro come responsabile dell’inquinamento stesso. Elementi che sono evidentemente apparsi concreti anche agli inquirenti, se l’inchiesta non è stata archiviata ma invece viene portata avanti.

Legambiente non può che esprimere il suo plauso alla Procura ed ai NAS di Ragusa per il lavoro fin qui svolto ed il suo incoraggiamento perché vadano avanti nell’inchiesta senza guardare in faccia nessuno. Apprezzamento viene altresì espresso per i Dirigenti e funzionari dell’ARPA e del Genio Civile di Ragusa che si sono occupati della vicenda, nonché per il sindaco di S. Croce che ha denunziato il fatto (come d’altronde era dovuto) e convocato la conferenza di servizi dove si è confermata la corrispondenza tra l’inquinamento e le caratteristiche del liquido di raffreddamento.

Legambiente non può inoltre che stigmatizzare ancora una volta la timidezza dell’Amministrazione comunale di Ragusa, nonché la totale assenza fino ad oggi dell’Ente Provincia e di tutta la deputazione regionale sulla questione. Non si può inoltre che ribadire la domanda, a cui per altro non è stata ancora data alcuna risposta: perché contro uno strumento di tutela del territorio come il Piano Paesistico si è fatto il diavolo a quattro contro la Regione ed invece c’è tanto silenzio quando la Regione permette di mettere a rischio le nostre preziosissime falde idriche?

Per quanto concerne il documento tecnico della Regione (di cui siamo a conoscenza dagli organi di stampa) che nega la relazione tra inquinamento e trivellazione, Legambiente avanza forti dubbi metodologici: i modelli matematici infatti servono per spiegare la realtà (in primis quella sperimentale) non per negarla. Nella fattispecie il modello deve servire per spiegare COME ha fatto il liquido di raffreddamento a comparire a Paradiso, non per ‘dimostrare’ che non era possibile che ci arrivasse. Siccome infatti purtroppo il liquido c’è arrivato (le foto e le analisi lo dimostrano), è verosimile che sia il modello matematico (per quanto sofisticato) ad essere sbagliato. Ad esempio: il modello tiene conto della natura carsica del territorio, cioè che la roccia non è compatta ma fessurata, e ci sono grotte, inghiottitoi ecc., cioè un ‘sistema circolatorio’ sotterraneo dove i liquidi possono muoversi agevolmente? Il fatto che comunque i funzionari della Regione abbiano imposto all’EniMed di usare acqua e non liquido di raffreddamento dimostra chiaramente che al modello non ci credono neanche loro! Sarebbe comunque opportuno che tale documento tecnico venga messo a disposizione delle Associazioni ambientaliste in modo da poter dare un giudizio definitivo.

Questa nuova ‘tappa’ nella vicenda non può che spingere chi ha a cuore il nostro territorio ancora una volta a chiedere la chiusura della vicenda delle trivellazioni petrolifere in Provincia di Ragusa: le falde sono troppo delicate perché possano essere messe a rischio da simili impattanti attività estrattive, con pregiudizio, oltre che dell’ambiente, dell’incolumità pubblica.

A questo punto è necessario un forte intervento da parte dei cittadini: a meno che gli abitanti di S. Croce e Marina di Ragusa non vogliano correre il rischio di dover usare la sorgente Paradiso come rifornimento per le loro auto e invece di dover utilizzare per bere, cucinare e lavarsi, solo acqua minerale!

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