LEGAMBIENTE RAGUSA INTERVIENE NUOVAMENTE IN DIFESA DELLA COSTA E DELLA LEGALITÀ A RANDELLO

Qualche giorno addietro, scrive l’Associazione ambientalista, non certo a cuor leggero, abbiamo invitato il Sindaco di Ragusa a revocare in auto tutela l’ingiunzione di sospensione dei lavori relativa alle opere abusive realizzate dalla ditta “Cooperativa Sociale Arca di Noè” sulla scogliera dei Canalotti a Randello, in quanto riteniamo, quell’atto amministrativo, ininfluente ed insufficiente, rapportato ai pesanti interventi ampiamente documentati. Quell’atto va sostituito con un provvedimento comunale di rimissione in pristino dei luoghi, insieme ad uno analogo della Soprintendenza, in quanto l’area in questione è un bene paesaggistico tutelato. E’ Il perdurante silenzio dell’Amministrazione Comunale e l’assenza di interventi coerenti a spingere a ritornare sulla questione, infatti approfondendo il contesto, si rilevano un insieme di anomalie che portano con se inquietanti dubbi e lasciano intravedere nello sfondo una situazione oscura. Analizzando la documentazione della quale siamo venuti in possesso, ci si imbatte infatti in una sorta di circolo vizioso che vede coinvolti proprietari di terreni, proprietari di case, ditte esecutrici di lavori, ed ha come punto di unione un soggetto, la cooperativa, la cui presenza appare “inusuale” per quei luoghi e per le azioni compiute dalla stessa in una zona dove non sono consentite modifiche per l’elevato grado di tutela paesaggista e naturale. Viene dunque da chiedersi, ma qual’è il rapporto tra la Cooperativa Sociale “Arca di Noè”, una onlus che dovrebbe svolgere come sua attività istituzionale “la pulizia non specialistica di edifici”, e la costruzione di una strada in un’area SIC, con il più alto grado di tutela paesaggistica e vincolo di inedificabilità assoluta? La Cooperativa Sociale, nella veste di comodataria di un area agricola, ha avanzato una richiesta di autorizzazione  relativa alla costruzione di una recinzione del lotto non edificabile, inserito fra altri lotti  in parte edificati e recintati, non si sa quanto legalmente, chiudendo il percorso che da sempre era stato utilizzato dai bagnanti per l’accesso al mare. Per fare questi interventi viene affidato l’incarico ad un’impresa di costruzioni che oltre all’incarico ricevuto, senza alcuna autorizzazione, costruisce una strada, con i conseguenti danni ambientali, in un area ad alto grado di tutela. L’intervento illegale ha avuto come risultato: la chiusura del percorso originario che a seguito dell’ormai ultra decennale funzione d’uso pubblico è da ritenersi il formale accesso alla spiaggia; la realizzazione di una nuova strada di circa duecento metri di lunghezza per quattro di larghezza, in zona di tutela 3, realizzata utilizzando  centinaia di mc di materiale da cava in zona sic; l’arbitrario spostamento del cancello posto all’ingresso della scogliera funzionale al progetto europeo Life Leopoldia e la sua ricollocazione tramite scavi nel suolo ed uso di abbondante quantità di cemento all’ingresso della nuova strada abusiva; la creazione di uno stato di incertezza nella gestione del flusso di traffico in un’area di estrema sensibilità. Alla luce di tutto ciò, Legambiente reitera con determinazione all’Amministrazione Comunale l’invito al ritiro dell’atto di sospensione lavori, provvedimento illogico se emanato dopo che i lavori sono stati conclusi e l’emissione del provvedimento di ripristino dei luoghi, confidando che nel frattempo, il Sindaco, sentita la necessità di approfondire le questioni poste, si sia reso conto che quanto da noi richiesto è un atto dovuto.

                                                                                                             

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