L’ECATOMBE

Nel giro di poche ore si smantella l’apparato del partito democratico.
Arrrivano prima le dimissioni di Rosy Bindi, che tenta di farsi fuori dalle responsabiilità adducendo di non essere stata coinvolta nelle ultime decisioni, ma dimenticando che inneggiava a Prodi fino a pochi minuti prima dell’ inizio dell votazione.
Anche Prodi, dopo un timido  tentativo di prendere tempo  per riflettere sul da farsi, ritira la candidatura, inviando messaggi, sotto traccia, ai responsabili, per  nulla inconsapevoli, del botto finale del partito, esplosione che sfregia, in maniera indelebile, anni di onorata (anche troppo) carriera.
Falso nel dire che il Quirinale non rientrava nelle sue aspiraziioni future, poteva sfruttare l’occasione per uscire di scena con uno stile adeguato alla carica per cui era stato proposto. Nonostante fosse l’unico politico ad aver sconfitto il Cavaliere per ben due volte, è stato anche travolto dal suo malcellato  antiberlusconismo che, unito alla sua area supponente, lo ha reso inviso a larga parte dell’elettorato. Doveva  far andare gli altri all’estero, potrebbe rimanerci lui per evitare di costituire il simbolo assoluto italiano della trombatura.
Dimissioni a tempo per il  pettinatore dei polli, lo smacchiatore dei guaguari, il trionfatore mancato delle elezioni politiche, colui che era stato chiamato ad un compito, di certo, ordinario ma impossibile per le sue capacitá politiche che si sono rivelate inadeguate per i ruoli ricoperti e da ricoprire.
Si diceva di dimissioni a tempo, operative dopo la nomina del Capo dello Stato, gesto di responsabilitá non richiesto, che fa solo sperare in un esito veloce della gara per il Quirinale, senza minimamente far andare la mente ad una possibile proroga per l’attuale Presidente che potrebbe far presagire, considerato il soggetto da cinquanta giorni incollato alla porta del premierato, uno scellerato gioco sull’equivoco della nomina.
Eccessiva sembra, comunque, la premura di assicurare una guida al partito nell’attuale particolare situazione, tenuto conto che la conduzione degli ultimi mesi non é stata, certo, esaltante.
C’è da sperare che non ci siano tentativi di riciclaggio politico e correntizio per i tanti collaboratori della segreteria che hanno contribuito alla debacle che potrebbe coinvolgere non solo il partito ma buona parte della sinistra, oscurata e sostituita dal ciclone Grillo.
A cominciare dai ‘giovani turchi’ che, giâ all’indomani della stentata vittoria alle elezioni politiche, si muovevano alla ricerca di soluzioni alternative, estraneandosi arbitrariamente da qualsivoglia responsabilitá.
Via anche i responsabili degli enti locali che sono riusciti a infettare le realtá periferiche con politiche approssimative ed eccessivamente votate alla mediazione.
Possa l’esperienza nazionale, tragicamente fallimentare, costituire insegnamento per ricondurre alla calma le teste calde delle realtá locali, ridimensionando illegittime e pretestuose ambizioni, iniziando una azione di recupero di consensi che, sia pure tardiva per gli appuntamenti imminenti, tenga, comunque, conto degli scenari politici più attuali che si vanno imponendo all’insegna delle larghe intese e del pensionamento definitivo di cariastidi e brontosauri.

 

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