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Le Iene a Vittoria: il lato oscuro del Decreto Flussi e i migranti finiti nelle serre al posto dell’hotel. VIDEO
13 Dic 2025 10:55
VITTORIA – Vittoria torna al centro di un’inchiesta nazionale. Le telecamere de “Le Iene”, con un servizio andato in onda su Italia 1, hanno acceso i riflettori su una realtà che nel territorio ibleo è purtroppo nota da anni: quella dei migranti sfruttati nelle serre, arrivati in Italia con la promessa di un lavoro regolare e finiti invece nel circuito del caporalato, senza contratto e per pochi euro all’ora.
Il servizio, firmato da Alessandro Sortino, Veronica Di Benedetto Montaccini e Benedetta De Falco, racconta una truffa che affonda le radici nel Decreto Flussi, il meccanismo attraverso cui lo Stato italiano consente l’ingresso di lavoratori stranieri per motivi occupazionali. Un sistema che, secondo l’inchiesta, presenta falle tali da trasformare lavoratori regolari in inermi irregolari.
Arrivati da regolari, diventati clandestini
Secondo i dati citati nel servizio, 119 mila persone sono arrivate in Italia nell’ultimo anno grazie al Decreto Flussi. Di queste, solo il 7,8% ha poi ottenuto un permesso di soggiorno effettivo. Tutti gli altri, pur essendo entrati legalmente nel Paese, sono diventati irregolari.
Molti di loro provengono dal Bangladesh, uno dei Paesi più poveri al mondo. Per arrivare in Italia hanno pagato fino a 10 mila euro, spesso indebitandosi, convinti di trovare un lavoro stabile e dignitoso. Ma una volta giunti nel nostro Paese, il lavoro promesso si è rivelato inesistente.
Da Rimini alle serre di Vittoria
L’inchiesta de Le Iene parte dal Nord Italia, da Rimini, dove alcuni migranti avevano ottenuto il nullaosta per lavorare come stagionali in strutture alberghiere. Documenti regolari, nomi di hotel reali, datori di lavoro ignari.
Ma in quegli alberghi non si è mai presentato nessuno.
Quei lavoratori, tra cui Rubel, Arun, Abdul, sono stati invece dirottati verso il Sud, passando da Mantova e arrivando infine a Vittoria, grande polo agricolo del Mediterraneo, dove sono stati impiegati come braccianti in nero nelle serre. Come loro anche tanti altri.
Un passaggio che per molti di loro ha segnato l’inizio di una nuova prigionia: niente contratto, paghe misere, nessuna tutela, nessuna possibilità di regolarizzazione.
Un sistema organizzato
Il servizio ricostruisce un meccanismo sofisticato, basato su falsi intermediari, CAF, agenzie e annunci sui social. I nullaosta venivano richiesti per posti di lavoro che, in realtà, non esistevano. A orchestrare il sistema, secondo quanto emerso, sarebbe stato un cittadino bengalese residente in Italia da anni.
Anche gli albergatori di Rimini, come la famiglia Pedrelli, si sono detti completamente all’oscuro di tutto, dichiarandosi vittime al pari dei lavoratori sfruttati. “Qui non si è mai visto nessuno”, hanno raccontato alle telecamere de Le Iene, spiegando di aver scoperto l’intera vicenda solo con l’arrivo della troupe televisiva.
Vittoria, terra di lavoro e di contraddizioni
Nel servizio, Vittoria emerge come uno dei luoghi di approdo di questi lavoratori-truffati. Un territorio che da decenni rappresenta una delle capitali dell’agricoltura intensiva, ma che continua a fare i conti con sfruttamento, lavoro nero e caporalato.
Uomini arrivati in Italia con documenti regolari, trasformati in invisibili, costretti a lavorare nelle serre per sopravvivere e per inviare qualche euro alle famiglie rimaste nei Paesi d’origine.
Non clandestini per scelta, ma clandestini per colpa di un sistema.
Un’inchiesta che interroga lo Stato
Il servizio si chiude con l’intervento del ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, ma le domande restano tutte aperte. Come è possibile che un meccanismo pensato per regolamentare l’immigrazione produca invece nuova irregolarità? Chi controlla davvero l’applicazione del Decreto Flussi? E perché, ancora una volta, Vittoria diventa il terminale di un sistema che scarica sui territori più fragili il peso delle proprie falle?
Domande che non possono più restare senza risposta.
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