LE ELEZIONI AMERICANE CI DEVONO INSEGNARE QUALCOSA

Chi ha seguito le elezioni americane è ancora con la mente barcollante di fronte alle immagini di una terra e di un popolo che, in ultima analisi non sono assai lontani da noi, non solo geograficamente.

Gli innumerevoli servizi giornalistici ci hanno mostrato una realtà impressionante, fatta di partecipazione, di volontari, di passione, di accettazione serena del risultato, sia quello positivo, vissuto con sobria felicità, che quello negativo impregnato di elegante savoir fair, senza insulti, minacce e denigrazioni di ogni tipo.

Questo quadro stride ancora di più con la nostra realtà, siciliana, che ha vissuto da poco le elezioni, ma pure nazionale e locale che si appresta a viverle.

Gli americani sanno che la festa è finita e tutti sono già ritornati alla realtà di ogni giorno.

Da noi deve ancora iniziare la campagna elettorale ma pochi hanno capito che un altro tipo di festa è finito, come pure, dove le lezioni si sono svolte, si continua a ricrearsi con i giochini di società, meglio sarebbe dire di partito, tipici della prima repubblica.

Così si sfoglia la margherita e si valuta se l’amico accetta o non accetta l’assessorato, si va a Roma per ossequiare i leader e propinare le ultime strategia, facili da presentare a persone intontite già di loro per le beghe e le divisioni di partito e di coalizione che li attanagliano. Ancora ci presentano una girandola di nomi per le cariche più importanti, con una ideale pallina da roulette che, come al solito, schizza fra nome e nome, accarezzandoli tutti, saltellano in un gioco il cui esito sarà, come sempre succede, imprevisto.

Tutti sono pervasi dalle migliori intenzioni, ma lo Sato non paga lo straordinario e quindi “acqua calda e stiamo a vedere”

Questo a Palermo, a Roma, e in giro per la nazione, sappiamo come va, a sinistra si fanno si disfanno proposte di matrimonio, oggi di tutti i tipi, a destra sono indecisi se scegliere il leader nella categoria dei gelatai o dei barzallettieri, delle escort o dei benzinai. Il tempo non manca e la notte porta consiglio.

A questo punto è lecito chiedersi: – Ma a noi cosa ce ne frega?

Giustissimo, abbiamo di che pensare, guarda un po’ ci saranno le elezioni, comunali tanto per fare un esempio, poi anche nazionali e provinciali.

In ossequio alle più elementari norme di marketing elettorale dovremmo avere pronti simboli, liste, candidati, programmi e, come zucchero che non guasta bevanda, sondaggi e risultati delle ultime elezioni per analizzare i potenziali flussi di voti.

Purtroppo, come accennato, non tutti hanno capito che la festa è finita: si è immobili di fronte al tablet che ci mostra in slide show le foto delle vacanze, ma non abbiamo capito che sono finite.

Fino alle ultime elezioni bastava far girare una foto, anche sbiadita, di Berlusconi al Palazama o di Miccichè al Teatro Tenda per far colpo sulle masse: non si capisce se gli eletti erano poi riconoscenti alle proprie intrinseche capacità o ammettevano di avere goduto di luce riflessa.

Anche a sinistra bastava la visita di una seconda o terza linea per benedire candidature e strategie.

Ma non hanno capito che la festa è finita perché non si vuole assimilare, anche a sinistra, che questa è la terra del 61 a 0 che, oggi non assicura nemmeno uno stentato 0 a 0. Si riesce a dilapidare la qualunque per becera incapacità.

Tutto e cambiato: da noi in provincia 10 comuni su dodici sono stati per lungo tempo in mano alla destra, anche a viale del fante la sinistra doveva bussare per entrare. Oggi nemmeno la sinistra può dire di avere il pallino in mano, meno che mai una destra che incapaci di tutte le età e correnti hanno ridotto ad un partito fantasma.

In questo scenario, che, invero è comune ad altri parti dell’isola e d’Italia, sarebbe quanto mai opportuno mostrare, da parte dei sopravvissuti, un minimo di lucidità.

Non sanno invece nemmeno con quale partito si presenteranno, aramaico parlare di coalizioni, se potessero salirebbero tutti sul carro dei grillini, convinti, nella loro ignoranza, di trarne sicuri benefici.

Manco a parlare dell’analisi delle ultime votazioni: non solo dei numeri emersi dalle urne, ma piuttosto dei voti, anche pochi, dei trombati che, giocoforza, dovranno incanalarsi verso altre direzioni.

Soliti discorsi di rito, fondamentale tenuta delle varie componenti, insuccessi che saranno la base di futuri consolidamenti delle strategie intraprese, percentuali relative che riescono a mistificare la realtà, comparazioni con le elezioni del 1957 per trovare un dato positivo da sbattere sul microfono del registratore dell’intervistatore di turno.

Ci sono partiti che sono ormai scomparsi e altri che si riuniscono dentro una Multipla, ma a sentire i leader locali il futuro non è senza speranze. La confusione è aggravata dalla certezza che alle prossime amministrative locali, comunali e provinciali, il cambio di barca per proseguire la navigazione come pure il cambio di diverse barche per raggiungere l’altra sponda saranno all’ordine del giorno.

Dopo mesi di vacatio nelle amministrazioni, dovrebbero essere già pronti i manifesti dei candidati, quantomeno per la sindacatura. I contendenti dovrebbero già aver indossato le scarpette ma, purtroppo, sappiamo che ci sono solo aspirazioni (tante) ma certezze zero.

Prepariamoci ad una campagna elettorale come quella già vista, differente dalle grandi campagne del passato, grandi per impegno, fondi destinati e risultati.

Tutti parleranno di porto, aeroporto, autostrada, centri storici, viabilità, sport, cultura, spettacolo, welfare e confermeranno l’impegno profuso negli anni passati, nei vari comparti dell’amministrazione, qualcuno, per eccesso di zelo si cimenterà nella salita in bicicletta delle scale del grattacielo, mentre qualcuno più giovane potrà tentare la risalita a nuoto del fiume Irminio, dalla foce alla stazione di Ibla.

Ma consigliamo a tutti di munirsi al collo della classica medaglietta militare con inciso non tanto il nome, perché le facce sono comunque conosciute, quanto il partito di appartenenza affinchè in caso di crisi respiratoria possano essere avvertiti i sodali di partito.

 

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