LE DECAPITAZIONI DELL’ISIS, TERRORE RELIGIOSO O SMANIA DI PROTAGONISMO ?

Una nuova sfida sorta in opposizione all’Occidente, sebbene tacitamente appoggiata dallo stesso, si è concretizzata attraverso la fondazione dello Stato Islamico dell’Iraq e della Siria ovvero il neo-califfato dell’ISIS, proclamato dal suo leader, Abu Bakr al-Baghdadi.

Sostenuta dall’Occidente giacché, ben nota e documentata è la funzione anti-assadita e conseguentemente anti-russa e anti-cinese del neo-califfato. Due paesi che avevano sostenuto Assad, l’unico leader rimasto in piedi dopo il collasso del nazionalismo arabo sull’intero scacchiere mediorientale, il quale portava avanti, nonostante tutto essendo egli stesso alawita, una politica laica, multietnica e multiconfessionale.  

Per non parlare, per quanto ci riguarda, dell’ambigua e torbida vicenda che ha visto quali protagoniste due nostre connazionali, Vanessa e Greta, partite alla volta della Siria per consegnare kit di pronto soccorso alla popolazione civile ma anche ai combattenti islamici che altri non sono se non gli stessi jihadisti dello Stato Islamico.

Un’interpretazione radicale e anti-occidentale dell’Islam quella dell’ISIS, un islamismo ideologico che si contrappone all’Islam inteso nella sua evoluzione storica. Un movimento fondamentalista che promuove la violenza religiosa, strumentalizzando il significato della radice araba Jihād, che letteralmente significa “esercitare il massimo sforzo”[1] e considera coloro che non concordano con la sua interpretazione del Corano, anche se musulmani, infedeli o apostati.

Minacce, proclami e quant’altro sono all’ordine del giorno. Dalla strage della redazione di Charlie Hebdo a Parigi alla decapitazione degli ostaggi giapponesi, Kenji Goto e Haruna Yukawa. 

L’ultima atrocità perpetrata dal sedicente Stato Islamico, esibita, anzi ostentata con l’ormai rituale e macabra sollecitudine scenografica, riguarda la tragica fine del pilota giordano Muadh al-Kasasibah. Arso vivo in una gabbia e poi ricoperto di macerie. Un gesto esecrabile, abominevole. Un gesto che, come gli altri sta suscitando lo sdegno e l’indignazione della comunità internazionale.  

Tuttavia, qual è il meccanismo che si cela dietro queste azioni abominevoli che sembrano uscire dalle cronache di una storia ormai remota?

Può veramente una religione per quanto strumentalizzata giustificare tutto questo? Prescindendo dal fatto che se da una parte, sia in Italia che fuori, i vari leader del mondo musulmano hanno preso una posizione di condanna nei confronti del neo-califfato, dall’altra come detto all’inizio, una vera volontà di annientare, di annichilire questa mostruosa creatura, essendo in qualche modo collusa con l’occidente, non esiste. Almeno per il momento.

E questo, a mio avviso, lo si evince dal modo in cui i media divulgano queste macabre scenografie. Certo, le immagini più truci sono censurate, tuttavia ogni volta insinuano una sorta di meccanismo psicologico iterativo di aspettativa nella mente dello spettatore il quale si chiede: a quando la prossima esecuzione?

È evidente che questo terrorismo, negli ultimi anni, ricorra a un sempre maggiore utilizzo, degli strumenti offerti dalla rete internet, ed in particolare dei canali di diffusione dell’informazione denominati comunemente “Social network”, come evidenziato dalle analisi presenti in “Masters of Terror“, l’ultimo numero della rivista “Il Nodo di Gordio” che dedica un corposo speciale ai nuovi “Signori del Terrore”. Perpetrando una strategia di guerra psicologia, asimmetrica attraverso queste orrende decapitazioni che suscitano l’indignazione della comunità internazionale.

Qui, peraltro, viene ad inserirsi anche il fenomeno dei cosiddetti “Foreign fighters”, ovvero cittadini con passaporti europei che ingrossano le fila delle milizie dello Stato Islamico in Siria e in Iraq. Si parla di almeno 3.000 unità.

Lo storico italiano, il prof. Franco Cardini in un’intervista, li ha definiti un fenomeno analogo a quello della droga negli anni ’70 in occidente. Tale forma di neo-terrorismo – ha affermato – sembra paradossalmente riempire in chi vi aderisce un vuoto di senso, un nichilismo valoriale che serpeggia nei paesi occidentali[2].

Aggiungerei anche una smisurata smania di protagonismo e di emulazione da parte di questi “Foreign fighters”, in un’epoca in cui a farla da padrone sono i vari reality show televisivi e la spettacolarizzazione della realtà. Si pensi solo a come è cambiato il modo di comunicare le notizie, antitetico rispetto agli anni ’60 o anche ’70, un modo che immancabilmente deve far sobbalzare lo spettatore dalla propria poltrona. Perfino il tempo, il meteo è sempre presentato come un’emergenza, affibbiandogli nomignoli vari, Caronte, ecc., finalizzati in ultima analisi, a creare una situazione di tensione continua.         

In definitiva, se da una parte vi è un meccanismo emulativo di protagonismo da parte di soggetti psicopatici che inseguono il sogno di trovarsi dinanzi ad una videocamera a perseguire il loro momento di gloria, recidendo la testa di qualcuno in diretta streaming mondiale. Una dichiarazione, questa, della moglie di un jihadista, partita dall’Inghilterra alla volta della Siria, qualche mese fa. Dall’altra i media e la stampa mostrando tali scene macabre e conducendo campagne di indignazione, altro non fanno che rafforzare tale atteggiamento.  

In realtà, l’utente medio occidentale non si scandalizza, non si indigna perché l’ISIS fa queste cose ma solo perché gliele fa vedere.

L’ISIS rappresenta una minaccia per l’Occidente nella misura in cui glielo si permette. Sempre Cardini in un’altra intervista ha affermato:

 

«Il cancelliere di Hitler, uomo più colto, intelligente e dotato da tutti i punti di vista del Califfo Al Baghdadi, non pensava minimamente a issare la bandiera nazista sulla Cupola di San Pietro ma aveva buone motivi di credere che se i nazisti avessero vinto, avrebbero messo al passo le Chiese cristiane, a cominciare da quella cattolica. La realtà è che Hitler non ce l’ha fatta pur avendo corazzate e essendo a un passo dall’avere l’atomica. Il Califfo può pensare ciò che vuole; anche mia zia Rosina può pensare di diventare imperatrice ma dubito che sia il Califfo che mia zia Rosina ce la faranno»[3].

 

 

 

 

 

 


[1] F. Steingass, A Learner’s Arabic-English Dictionary, Beirut, 1889.

[2] http://www.intelligonews.it/canada-cardini-loccidente-e-finito-e-il-cristianesimo-pure-ecco-il-modo-giusto-di-difenderci/

[3] http://www.intelligonews.it/franco-cardini-cosa-ce-davanti-e-dietro-lassalto-a-charlie-hebdo-come-finira/

 

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it