LE CREPE NELL’UDC: TUTTO IL MONDO È PAESE

Dalle nostre parti è legittimo parlare di UDC, come in Toscana parlare di comunisti o in Lombardia di Lega.

Le crepe che hanno minato il partito di Casini e lo hanno ridotto a percentuali ad una cifra sembravano riconducibili solo alle scelte del leader in sede nazionale, all’abbandono del centro destra, alle politiche del dico e non dico, faccio e non faccio, penso e non penso.

Ritenevamo che le beghe e le rivalità della nostra provincia fossero manifestazioni isolate, ma recenti eventi politici ci hanno fatto ricredere.

Nel corso dell’Assemblea del Movimento “Rigenerare la democrazia” si è avuto modo di scoprire, per quanti non erano a conoscenza, che il Movimento, in estrema sintesi, muove le basi da quanti hanno considerato esaurita la funzione dell’UDC, e anche di Scelta Civica, partito in cui era confluita buona parte dello Scudo Crociato. Il documento emanato alla fine dei lavori dell’incontro ragusano comprende un allegato di sollecitazione agli amici esponenti dell’UDC, a livello nazionale, per esortarli a voler fare propria la causa del Movimento, con l’obiettivo di dare vita ad una struttura organizzata per fare politica, democratica e partecipata, esortando alla diffusione dello stesso documento in vista dell’Assemblea Nazionale del Partito dello Scudo Crociato prevista per il 20 luglio.

Nell’allegato di sollecitazione non si risparmiano critiche al partito e ai dirigenti:

si critica la personalizzazione del simbolo, che ha evidenziato la figura del leader a scapito delle idee, e la politica delle ‘geometrie variabili che ha confuso e sconcertato l’elettorato.

Lo spazio per un terzo polo doveva essere sfruttato caratterizzandosi e differenziandosi dagli altri due, non lasciando identificare l’UDC con i vecchi partiti.

La campagna elettorale per le nazionali è stata condotta con un basso profilo, quella per le amministrative ha scontato gli errori dei dirigenti locali, tenaci nel riprodurre vecchi schemi.

Per rilanciare il progetto politico dell’UDC occorrono concreti segnali di rinnovamento, un modo nuovo di fare politica. In tal senso vengono proposte alcune linee che si ritengono essenziali:

è improponibile, nel momento attuale, una campagna per il tesseramento, senza coinvolgere le persone in un progetto reale di cambiamento che abbia origine dalle esigenze reali del territorio e preveda un concreto ricambio della classe dirigente.

occorre dare spazio  alla costruzione di una nuova linea politica che non può nascere negli angusti spazi temporali di una giornata estiva, senza un coinvolgimento effettivo della base e senza possibilità di prendere parte alle decisioni politiche.

è improponibile un rilancio dell’idea politica senza andare oltre l’UDC, ormai contenitore poco apprezzato dall’elettorato. Si auspica la convergenza in una realtà nuova che si muova nella prospettiva del Partito Popolare Europeo, alternativo alla socialdemocrazia, con un programma riformista e innovatore che non trascuri la Dottrina Sociale della Chiesa e la traduca in proposte laicamente condivisibili da tutti i riformatori, popolari, europeisti.

Leggere tutto questo ci fa pensare, da un lato come si sia potuto assistere allo sfascio del partito senza tirare fuori, prima, queste critiche che appaiono sacrosante.

Dall’altro lato si comprende come le scelte verticistiche, imposte dall’alto, senza la consultazione della base, siano state e continuano ad esserlo, deleterie per il partito, avendo avuto modo di constatare, nel corso di questo incontro a cui hanno partecipato esponenti UDC di varie parti della Sicilia, come tutto il mondo è paese, come anche in altre province si siano utilizzati metodi quasi dittatoriali per imporre scelte dall’alto  e per emarginare soggetti non più graditi o considerati di ostacolo alle proprie mire espansionistiche.

Non è una grande consolazione, ma, almeno, si comprende chi è all’origine delle sconfitte.Principe di Chitinnon  

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