L’ATTORE CREATIVO E LA RECITAZIONE DEI PUPI SICILIANI

Nella settimana dal 26 al 31 luglio a Modica in contrada “Minciucci” si è svolto il secondo degli appuntamenti con il teatro e le sperimentazioni all’interno del workshop Ballava la Terra  proposto dalle Associazioni culturali Musae, dal Progetto Cultura, e da Mandara Ke Scuola di recitazione Lucia Sardo. Marcello Cappelli e Fiorenzo Napoli hanno dato vita allo stage che ha avuto per titolo l’attore creativo e la recitazione dei pupi siciliani. Lo stage si è svolto in sei ore di lavoro quotidiano in cui gli attori si sono misurati con il training fisico, con lo studio dei personaggi e con il lavoro sulla recitazione. Lo scopo è stato quello di riallacciare l’attuale ricerca dell’attore con le basi dell’attore classico italiano dell’800. Creare un confronto attivo unendo le due tecniche recitative quella attuale e quella dell’opera dei Pupi per realizzare una lettura di testi classici. I partecipanti al corso in tutto 9 dai 14 a 67 anni. Ma da dove nasce l’esigenza di riallacciarsi all’attore dell’800? Secondo Marcello Cappelli, (attore formatosi all’interno di quel movimento teatrale che ha avuto origine in Europa dagli anni ‘60 che partendo dalla ricerca iniziata da Stanislanvskij è proseguita attraverso la ricerca di Jerzj Grotowski e il lavoro sull’antropologia teatrale di Eugenia Barba regista dell’Odin teatret), “l’attore ottocentesco costituisce le basi grammaticali per chi studia l’arte del teatro. Farne a meno come si è pensato negli anni addietro significa negarsi la possibilità di una pienezza di conoscenza. Ecco perché ho voluto fortemente con me Fiorenzo Napoli in questo stage. Lui e i suoi Pupi costituiscono le basi dell’esperienza attoriale”. Ricordiamo che nell’800 i più grandi pupari sono diventati i più grandi attori come Giovanni Grasso. “Si tratta di un fare teatro che sa diventare internazionale al di là della lingua”, sottolinea Marcello Cappelli, “Fiorenzo Napoli e la sua famiglia si è esibito in lingua siciliana anche all’estero e con la sua maschera Peppe Nino è stato compreso dovunque”. La prima cosa che colpisce incontrando Fiorenzo Napoli è il radicato senso della tradizione che permea ogni, parola, ogni gesto. Questo non significa che Fiorenzo Napoli, che appartiene ad una grande famiglia di pupari catanese, sia proiettato esclusivamente verso il suo grande passato. “Al contrario, la nostra sfida più grande è quella che ancora deve venire – spiega Fiorenzo Napoli, portavoce (forse sarebbe meglio dire parraturi) della Compagnia -. Sono nato puparo, così come lo erano mio padre, mio zio, mio nonno e così come hanno liberamente scelto di esserlo i miei figli.” Cosa significa  tradizione?  “Tradizione per noi significa una sola cosa: perpetuare i gesti, la sapienza, le voci, gli oggetti, gli attrezzi che costituiscono tutto il nostro teatro. Nella nostra bottega artigiana ci sono ancora gli attrezzi di lavoro che ci tramandiamo da generazioni. Alcuni si sono deteriorati, altri sono andati perduti, ma è il nostro lavoro comune che lega una generazione all’altra”.  E cosa vuol dire innovazione? Sia Cappelli che Napoli concordano: non c’è rinnovamento se non c’è conoscenza e sperimentazione della tradizione. Una tradizione sapiente perché tramandata e condivisa. Inizia la sessione, la musica è quella dell’opera dei pupi ma gli attori si calano nella parte a ciascuno assegnata dei personaggi di Sogno di una notte di mezza estate, domenica I° agosto una messa in scena di parti della grande commedia Shakesperiana. (Marcella Burderi) (Nella foto: Fiorenzo Napoli e Marcello Cappelli)

 

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