L’ASTENSIONISMO VA ACCETTATO COME ESPRESSIONE DI PROTESTA

Come ai blocchi di partenza per una gara dei cento metri, televisioni e giornali online, all’orario di apertura delle urne per le elezioni regionali, si sono lanciati nella tradizionale cascata di parole per inondare case e uffici.

Senonchè, questa volta, c’è una variante del tutto atipica, almeno nelle proiezioni, ma comunque lo sarà nei risultati quanto meno relativi, non hanno vinto i soliti noti.

A conforto della mia predilezione giornalistica per Ragusa Oggi, solo il Direttore Portelli ha aperto con un Suo intervento, realistico che, soprattutto, non denota panico per i risultati che si profilano all’orizzonte, anche se l’articolo affronta più che altro il fenomeno dell’astensionismo più che i risultati che, in ogni caso, sembrano molto scostati dalle previsioni.

Per il resto tutti hanno perso la testa, disconoscendo, innanzitutto, l’essenza e le regole della democrazia.

Non esiste, come per esempio per i referendum, una norma che invalida le elezioni in caso di astensionismo oltre il 50%: perché allora rovesciarsi parole addosso e invocare, addirittura, l’invalidazione delle elezioni, una cosa che, cioè, né è prevista né esiste ?

Ma la cosa tragica è che i soliti commentatori, come gli allenatori a spasso che passano il tempo da disoccupati negli studi televisivi, continuano imperterriti a sfornare opinioni e fanno sfoggio di competenze politiche, guardandosi bene dall’afferrare il toro per le corna e dire le cose come stanno.

Se astensionismo c’è stato va accettato come espressione di una opinione di disinteresse o di protesta, casomai vanno additati a concausa del fenomeno i candidati di tutti i partiti che, preoccupati di salvaguardare le proprie posizioni, non hanno messo in guardia gli elettori, prima di tutto, dal pericolo di un non voto: campagna elettorale da terzo mondo, comunicazione come materia ostica per un popolo di analfabeti in materia.

Le proiezioni e i primi dati provocano, inoltre, un primo fenomeno che trascende nella comicità: lo stravolgimento degli equilibri consolidati fa perdere la testa a conduttori e ospiti delle trasmissioni, il dato di una sezione, o peggio di un exit-pool, fanno gridare al cambiamento radicale, gradito per alcuni, una disgrazia per altri. Dopo pochi secondi altri dati abbattono i primi, confortano i secondi. Si arriva a parlare di rivoluzione della matita per normali risultati elettorali che, magari sì cambieranno gli equilibri, ma certo non instaurano dittature di estrema destra o estrema sinistra, le più temute ma, forse, le sole che potrebbero riportare ordine nel bailamme attuale.

 

 

 

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