L’Asp di Ragusa riammette in servizio circa 17 unità di personale “no vax”, tra cui 2 medici

Sono meno di venti, al momento, le unità di personale dell’Azienda sanitaria provinciale di Ragusa riammesse in servizio dopo la sospensione perché non si sono sottoposte ai cicli di vaccinazione contro il Sars Cov2. Si tratta di due medici convenzionati, rientrati nelle stesse mansioni che occupavano prima della sospensione, comunque lontani dai pazienti fragili, e di circa 15 tra infermieri, operatori socio-sanitari e amministrativi, anch’essi sospesi per l’incompatibilità fra la dichiarata volontà di non volersi vaccinare e il lavoro presso strutture sanitarie pubbliche della provincia. Il personale è stato riammesso in servizio in virtù dell’art. 7 del decreto legge n. 162 del 31 ottobre scorso, con il quale il governo ha deciso di modificare le disposizioni precedenti in materia, anticipando di due mesi la fine degli obblighi di vaccinazione del personale sanitario.

Le delibere di riammissione sono state pubblicate all’albo pretorio dell’Asp, firmate dal commissario straordinario Gaetano Sirna e dal direttore sanitario Raffaele Elia. Al netto del personale “no vax” che, avendone i requisiti, nel frattempo ha scelto la vie del pensionamento, meno di venti dipendenti sul totale di quattromila fornisce l’idea di quanto bassa sia stata l’avversione del personale medico, paramedico e amministrativo ai cicli vaccinali contro il Covid: uno scarso 0,5%.

Per riammettere in servizio un medico dopo una lunga sospensione scatta un obbligo. Quando l’assenza dal lavoro è di oltre 60 giorni, per poter rientrare il medico si deve sottoporre a una visita per il rilascio del certificato di buona salute da parte del medico del lavoro. Essendo scaduti i termini, il personale “no vax” non deve fare il tampone per rientrare nelle strutture sanitarie.
In Italia sono circa 2mila i medici ospedalieri che si sono dichiarati “no vax” durante la pandemia.

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