LASCIANDO INTRAVEDERE UNA CITTA’ DIVERSA

C’è stata la pre-inaugurazione del “Portico di Betsaida”! Già per tutta l’estate, infatti, sono arrivate persone che richiedevano una pronta accoglienza, e non c’era dove portarle. Le tre case destinate al “portico” erano ancora inadeguate. Con fatica allora, senza fermarsi durante tutta l’estate, si sono avviati i lavori e si è fissata l’inaugurazione per il 12 ottobre. Con un incontro che si terrà alle 19,30 presso la chiesa del Sacro Cuore, prevedendo una testimonianza di impegno con i poveri che dà la “misura della carità evangelica” (accoglienze che riabilitano e ridonano alla comunità i beni della camorra, sorte nel nome del giovane prete martire, don Giuseppe Diana, a cui sarà intitolata la Casa centrale del “portico”) e con gli interventi del Sindaco e del Vescovo per dire l’impegno della Chiesa e della Città. Ma, finiti i lavori nella casa più piccola, non si è potuto non iniziare ad accogliere quando si sono presentate due situazioni diverse e complementare: un’accoglienza semplice di qualche giorno per uno studente fuori sede (che si potrebbe fare in tante famiglie!); un’accoglienza complessa, che ha richiesto intanto un tetto e ora richiede lavoro, percorso di accompagnamento, amicizia. I “poveri” – per i cristiani “il Signore che visita nei poveri” – hanno già spinto e aperto la porta! Così venerdì ci si ritroverà, non per una formale inaugurazione, ma per  capire meglio verso dove siamo chiamati ad andare, pensando subito al fatto che le case si stanno realizzando tra indifferenza e preoccupazione da una parte, generosità e coraggio dall’altra. C’è infatti chi, colpito o meno dalla crisi, non vuole dare alcun aiuto perché comunque «c’è la crisi» e chi aggiunge «come si reggerà?», dicendolo anche con seria e partecipe preoccupazione. E c’è chi con generosità ha dato e dà. Pensiamo alle due case che sono donazioni, della prof. ssa Anna Polara e delle Sorelle Giurdanella. Pensiamo alla disponibilità dello Iacp per la Casa del Comune e dell’attivarsi a livello di amministrazione e uffici dell’ente locale. Pensiamo alla Fondazione San Corrado che ha sostenuto le spese per due delle tre case, ma pensiamo soprattutto a quanti volontariamente ci hanno rimesso tempo, offrendo anche competenze professionali e collaborazioni gratuite. Venerdì, grazie a tutto questo, si potrà allora parlare di una città che, se vuole, può reagire alla crisi condividendo, ritrovandosi nella solidarietà, intrecciando sobrietà e giustizia ma anche gioia. E si potrà onorare chi con coraggio rischia la vita, come nell’esperienza delle “terre di don Diana”. La porta aperta allora diventerà cammino verso la mensa comune, impegno quotidiano e meta bella per tutti. E dono per i giovani che potranno ad un certo punto – grazie al bene che si tiene vivo e si incrementa – capire ciò che vale, dà forza, orienta nella vita.

 

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