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LA TOPONOMASTICA CITTADINA RAGUSANA: UNA SCIENZA PER NULLA ESATTA
27 Dic 2011 10:27
Nella estrema periferia ovest della città, nel quartiere Nunziata che si approssima alla statale 115 in direzione Comiso, sorgono da un ventennio alcune villette che hanno “costretto” il Comune ad urbanizzare zone che fino a pochi anni prima erano aperta campagna. Zona fredda, quella, freddissima. Dove il ghiaccio in inverno è fatto quotidiano e sovente si imbianca, specie tra gennaio e febbraio (speriamo non lo leggano i dirigenti dell’ANAS, chè poi metteranno l’obbligo di catene a bordo delle auto di chi percorre via Gandhi e limitrofe).
Adesso è diventato un quasi-quartiere elegante, con le villette dei ragusani del ceto medio che possono godere di una vista spettacolosa sulla vallata e l’altopiano a perdita d’occhio, fino a Monte Lauro e fino a Palazzolo Acreide. Tra quelle vie, strade cittadine a tutti gli effetti, con tanto di numero civico, una presenta il classico palo (seppure semi-abbattuto forse da un’auto) con la tabella standard per caratteri e dimensione e la scritta “San F. Cabrini”. Ora, sfido chiunque (fatta eccezione per i religiosi e gli studiosi di agiografia), a leggere quella tabella e non pensare ad un Santo, maschio, con il nome che inizia per “F.”. Sarà stato un santo Francesco, o Filippo, o Fausto o Ferdinando, o come F si voglia, ma pur sempre un Santo che di cognome era Cabrini.
E invece ecco la sorpresa: quella tabella indica una strada ragusana intitolata ad una Santa. Una donna. Una Santa Francesca Saverio Cabrini, missionaria alzata alla gloria degli altari nel 1946 e che è anche la Santa patrona degli emigranti. La sua biografia è molto affascinante, estremamente interessante. In tal senso sarà sufficiente leggere la scheda che gli è stata dedicata da Wikipedia.
Per quanto riguarda la tabella delle strada ad Ella dedicata nella zona alta di Ragusa, basterebbe che un uomo o donna di buona volontà – anche non necessariamente funzionario o solo dipendente del Comune – si dotasse di pennarello, di quelli che i ragazzi utilizzano spesso artisticamente o altrettanto spesso incoscientemente, per ritoccare la tabella, aggiungendo a quel “San” un “ta” per farlo diventare un “Santa F. Cabrini” a tutti noi più comprensibile.
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