La storia ragusana di don Antonio Calamusa, il bracciante agricolo internato nei campi di concentramento solo perché antifascista

di Antonio Lacognata – Il 19 maggio del 1881 nasce a Calatafimi don Antonio Calamusa, nel 1911 emigra, attraversa l’Europa, l’America Latina e poi gli Stati Uniti e nel 1921 rientra in Italia e si stabilisce a Ragusa. Bracciante, operaio, proletario, comunista, libertario, antifascista, maestro di vita, alla fine degli anni ’30 diventa in città, punto di riferimento per un nucleo di giovani che mal sopportano il regime fascista. Franco Leggio, classe 1921, che fa parte di quel gruppetto, ( i Senza Paura), e successivamente sarà un protagonista con Maria Occhipinti dei moti del “non si parte” del gennaio 1945 , di lui diceva: ” lo ricordo come il mio maestro; per quanto analfabeta, sapeva più di tanti professori ed intellettuali; la sua figura richiamava palpabilmente uno dei personaggi Fontamaresi di Silone”.

Nel giugno del 1940, con l’ entrata in guerra dell’Italia al fianco della Germania, il clima diventa sempre più cupo. Il regime, si gioca tutto e la parola d’ordine su cui accentrare la ottusa furia repressiva è “disfattismo”. Con grande alacrità, fascisti del ’21 ormai imbolsiti, timorati osservanti del culto del vincente, arrivisti, nuovi ruffiani e vecchi manutengoli, raccolgono voci e commenti che la gente esprime sulla guerra e li riportano come preda al cacciatore. il 13 ottobre del 1940 con soddisfazione, l’ispettore Generale di P.S. Pietro Cucchiara (che da Catania dirige l’apposita struttura repressiva), può informare i suoi Superiori, della scoperta a Ragusa, dei “pericolosi criminali”: “dalla voce pubblica di Ragusa venivano insistentemente designati come dediti a discorsi antifascisti e contro la guerra,… 3 elementi … Ne furono seguiti gli atteggiamenti, ed essendo sorti gravi sospetti vennero fermati ….. essi esaltavano la potenza dell’Inghilterra facevano previsioni pessimistiche sull’esito della guerra …

Il Calamusa Antonio, tra l’altro, sosteneva che le potenze dell’asse perderanno la guerra perché povere, mentre l’Inghilterra è ricca e potente; che lo sbarco dei Tedeschi in Britannia non sarebbe mai riuscito, e che , a momento opportuno, sarebbe intervenuta a fianco dell’Inghilterra la Russia annientandoci …. PROPONGO CHE VENGA INTERNATO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO” .

La proposta di internamento, viene immediatamente accolta e a metà novembre don Antonino Calamusa, 59 anni e cinque figli, per aver affermato che secondo lui la guerra si sarebbe persa, si ritrova internato nel campo di concentramento di Pisticci in Basilicata. Non abbiamo foto di don Antonino, ma dalla cartella biografica redatta dal ministero dell’interno, apprendiamo che don Antonino è alto cm 1,65, di statura robusta, capelli e barba bianchi rasi …. non ha tatuaggi …. appare di mediocri condizioni fisiche e di buone condizioni mentali Il 26 di novembre 1940 il Ministero degli Interni scrive: oggetto Calamusa Antonio fu Giovanni : Il nominato in oggetto, durante la permanenza a Pisticci, si è dimostrato un ozioso restio a qualsiasi genere di lavoro. Pertanto con sollecitudine il suddetto è trasferito nel campo di concentramento di Colle Fiorito (Perugia).

Il 21 di dicembre del 1940 sempre d’ordine del Ministro la DGPS dispone che da Colle Fiorito, il Calamusa Antonio sia trasferito nel campo di concentramento di Ariano Irpinio (Avellino). Don Antonino non arriverà mai in Irpinia. Il 28 dicembre 1940 un telegramma del prefetto di Perugia recita: at seguito mio fonogramma di ieri comunicasi che internato Calamusa Antonio est deceduto sera corrente presso ospedale civile di Foligno alt pregasi Prefettura Ragusa avvertire famigliari. Il 29 dicembre la notizia della morte viene comunicato al figlio Francesco. A ottobre del 1940 Antonio Calamusa è ancora Ragusa tra i suoi affetti, le sue cose; a dicembre, dopo tre mesi di patimenti ed angherie, finisce penosamente i suoi giorni, punito crudelmente per aver affermato, in modo lucido, che l’Italia avrebbe perso la guerra.

Nel giugno 1957 Franco Leggio, (una delle persone più coerenti di questa città nel 20° secolo) scrive :… oh l’ombra crucciata di Don Antonino Calamusa assassinato al confino di polizia dove l’avete relegato voi fascisti e, che i nostri comunisti hanno obliato, lui l’antifascista più conseguente di Ragusa… Questa è stata ed è l’essenza del fascismo, una violenza becera ed ottusa, dispiegata, da tristi gerarchi, ruffiani e baciapile, senza umanità ed onore. A questi atti biechi ed inqualificabili corrispondevano e corrispondono “le braccia tese”, i “presente” , gli ala là e le adunate di truci ed improbabili figuri, imbevuti di razzismo e machismo. Penso, che sia venuto il momento di rimuovere l’oblio e rendere onore allo sfortunato e coraggioso don Antonino.

Ragusa 19 maggio 2021
Antonio Lacognata
Documenti originali presso l’archivio di Stato di Ragusa

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