LA SCUOLA VA A PEZZI

Tutti i Governi che si sono succeduti, fino ad arrivare all’attuale, insistono sull’importanza di un sistema scolastico efficiente, che deve mettersi al pari di quello europeo e diventare il punto di forza all’interno dell’attuale scenario del mondo del lavoro. Se è infatti vero, da una parte, che la crisi economica esiste e influisce sull’alto tasso di disoccupazione o perdita di occupazione è altresì vero, dall’altra parte, che forse in questi anni la scuola si è sempre più scollata dalle esigenze del mondo del lavoro e dei datori di impiego.

Negli altri paesi europei è la scuola che accompagna, in modo naturale ed automatico, la scelta dello studente votato alla prosecuzione degli studi universitari attraverso un sistema di concorsi e criteri di ammissione basati sul merito e le competenze, mentre offre a chi vuole immettersi, in modo professionale e competente, nel mercato del lavoro una formazione specialistica in alternanza scuola- lavoro che non “obbliga” successivamente il datore di lavoro a “formare o riqualificare” il futuro dipendente con costi attualmente non sostenibili da una piccola e media impresa.

Anche la dignità della professione docente e la retribuzione riservata a questi ultimi è assolutamente diversa in tutta Europa. L’Italia detiene anche in questo caso il merito di non valutare adeguatamente la professionalità del personale impiegato nella scuola e di pretendere sempre più adempimenti a fronte di contratti bloccati da quattro anni e stipendi poco consoni a chi ha il compito di formare uomini e donne, cittadini e professionisti, della società italiana ed europea.

In questi giorni ha fatto molto discutere la notizia che il Governo Monti, composto in buona percentuale da Ministri – Docenti, minaccia di portare a 24 ore il servizio dei docenti. Se a questo uniamo che a oggi le scuole non hanno ricevuto i fondi per finanziare le attività del POF, previste con il fondo di Istituto (POF), gli Enti locali comunicano di aver difficoltà ad assicurare il riscaldamento a partire dal prossimo anno, buona parte delle scuole non rispettano le norme di sicurezza, solo per citare alcuni elementi è chiaro che il gioco è fatto.

Gli studenti palermitani si sono già mobilitati. E quelli iblei? Sabato 24 novembre ci sarà lo sciopero nazionale e tante scuole si stanno mobilitando con assemblee sindacali, azioni di protesta, documenti ufficiali, prese di posizione ferme e decise.Un esempio eclatante e quello del Collegio Docenti dell’Istituto di Istruzione Superiore “G. Verga” di Modica che, come stigmatizzato nel documento ufficiale prodotto dall’Assemblea lo scorso 19 novembre,  esprime ferma contrarietà nei confronti di un’azione politica che: 1) realizza tagli nella scuola pubblica statale con una intenzione di risparmio che colpisce tutti i settori dell’istruzione “pubblica” incrementando invece il finanziamento alle scuole private; 2) propone misure che offendono la dignità professionale dei Docenti mediante interventi  incostituzionali come l’innalzamento dell’orario d’insegnamento da 18 a 24 ore e attraverso iniziative che mortificano l’attività didattica, culturale e la condizione economico-professionale degli insegnanti; 3) interviene con proposte che prevedono il blocco del rinnovo contrattuale e il ritardo degli scatti di anzianità di servizio; 4) tende ad impoverire professionalmente e culturalmente la scuola pubblica mediante misure pseudo-didattiche (v. programmazione per competenze che viene imposta senza gli adeguati aggiornamenti professionali e in assenza di strutture laboratoriali) e con interventi miranti a minare le fondamenta democratiche della scuola; 5) pregiudica e compromette seriamente il ruolo e le prerogative contrattuali dei Sindacati; 6) riforma gli organi collegiali (D.D.L.953 ex Aprea) trasformando la scuola in un’azienda in cui i privati possono orientare la didattica verso progetti aventi carattere privatistico. determinando  un passaggio drastico dalla scuola intesa come comunità basata su principi decisionali democratici a istituzione retta da  logiche non più volte all’interesse comune.

Un documento così forte, che riassume lo stato d’animo di tanti docenti, professionisti seri e dediti alla delicata mansione loro affidata dallo Stato, sarà sicuramente seguito da tanti altri in provincia, come già accade da settimane nel resto dell’Italia. E per dare un segno concreto e tradurre in azioni la durezza della protesta il Collegio Docenti ha scelto, come recita il documento, di astenersi dalle seguenti attività di insegnamento non obbligatorie: 1) partecipazione come accompagnatore ai viaggi d’istruzione; 2) nuove adozioni dei libri di testo (fatto salvo lo scorrimento di testi già adottati nel precedente anno scolastico); 3) attività di insegnamento in corsi di recupero pomeridiani.

 

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