È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA SCUOLA PUBBLICA
10 Apr 2011 07:36
Si è svolta, venerdì scorso, la notte bianca della scuola e della democrazia, una manifestazione quanto mai opportuna in un momento di “buio” nella nostra società per l’istruzione e il diritto allo studio.
Secondo Corrado Augias, giornalista, scrittore e conduttore televisivo, “la scuola pubblica, la scuola per tutti, ha reso possibile la condivisione di intenti, ha avvicinato persone che fino a prima dell’Unità d’Italia erano lontane. Ha insegnato alla gente a parlare la stessa lingua consentendo alle persone di condividere valori comuni. Per questi motivi la scuola si dimostra un fattore caratterizzante dell’Italia, una caratteristica fondamentale di questo Paese”.
La nostra Costituzione sancisce nell’art. 34 il diritto all’istruzione, aperta a tutti, impartita per almeno otto anni, obbligatoria e gratuita, e il diritto allo studio, un diritto soggettivo a favore dei capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi economici, al fine di consentirgli di raggiungere i gradi più alti degli studi; di fronte a questo diritto sta il dovere della Repubblica di renderlo effettivo con borse di studio, assegni alle famiglie ed altre provvidenze da attribuire mediante concorso.
E’ invece sotto gli occhi di tutti come questi diritti siano sempre più svuotati dagli interventi di natura economica che impoveriscono sempre più la scuola italiana. La scuola dell’obbligo, fino a qualche anno fa un fiore all’occhiello nel panorama della scuola europea, viene impoverita dalla riduzione sempre più ampia del numero degli insegnanti. Lo stesso discorso vale per la scuola superiore, mentre non si trova più traccia delle borse di studio e delle altre agevolazioni economiche previste dalla Costituzione ed esistenti in misura abbastanza congrua fino a qualche decennio fa. Anche quel semplicistico programma di modernizzazione tanto sbandierato dal premier in campagna elettorale (informatica e inglese per tutti!) ha fatto la fine che si poteva prevedere: di informatica non se ne parla e in alcune scuole sono gli insegnanti di matematica che insegnano l’inglese. In effetti, sembra che dietro le ragioni della mancanza di risorse ci siano, invece, delle scelte politiche ben precise.
In un famoso discorso del 1950 (tempi insospettabili) Piero Calamandrei, giurista e politico illustre, uno dei padri della nostra Costituzione, richiamava l’attenzione sulla necessità di difendere la scuola pubblica: “Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle sue scuole private”.
Ecco perché il nesso tra la democrazia e la scuola è di vitale importanza. Nessuno stato è veramente civile e può progredire se l’insufficienza economica limita la libertà dei giovani di studiare e coltivare le proprie capacità. La selezione della classe dirigente di un paese non può farsi con la discriminante della miseria piuttosto che con quella della capacità. E non solo, una scuola non può limitarsi a fornire la preparazione tecnica e professionale ma deve anche formare le doti civili del cittadino.
Se non bastassero le esigenze etiche a sostegno di una scuola pubblica efficiente, in un momento storico come quello che viviamo impregnato dall’egoismo, ricordiamo che l’economia moderna è fondata essenzialmente, più che sul capitale e le risorse materiali, sull’intelligenza e la conoscenza. Una società che non coltiva le proprie risorse relative all’intelligenza e alla conoscenza è destinata miseramente a fallire. I risultati della politica della scuola si vedono, infatti, nella realtà economica dell’Italia, uno tra gli stati più industrializzati fino a qualche anno fa, che arretra ora pericolosamente rispetto ad altri stati (India, Cina) dove si persegue una politica di incentivazione della scuola pubblica. info@studiolegaleassenza.it
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