LA POLIZIA GIUDIZIARIA ARRESTA SCAFISTA SENEGALESE REO CONFESSO

La Polizia Giudiziaria ha eseguito il fermo di QUJEBI Harouna, nato in Senegal l’01.02.1992 in quanto responsabile del delitto previsto dagli artt. 416 C.P. e 12  D.Lgs.vo 25.7.1998 nr. 286,  ovvero si associava con altri soggetti presenti in Libia al fine trarne ingiusto ed ingente profitto compiendo atti diretti a procurare l’ingresso clandestino nel territorio dello Stato di cittadini extracomunitari eritrei. Il delitto è aggravato dal fatto di aver  procurato l’ingresso e la permanenza illegale in Italia di più di 5 persone; perché è stato commesso da più di 3 persone in concorso tra loro; per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale delle persone esponendole a pericolo per la loro vita e incolumità ed inoltre per aver procurato l’ingresso e la permanenza illegale le persone sono state sottoposte a trattamento inumano e degradante.  

Il fermato si è reso responsabile di aver procurato l’ingresso in Italia di 103 migranti eludendo i controlli di frontiera, in quanto in modo preordinato chiedeva i soccorsi mettendo in serio pericolo di vita tutti i passeggeri tutti provenienti dal centro africa.

 

I FATTI

 

Alle ore 18.00 del 19.07.2014 la nave “MIN TORM AGNES” battente bandiera Singapore riceveva dalla IMRCC della Guardia Costiera Italiana l’ordine di portarsi nello specchio d’acqua antistante la Libia in quanto vi era un’imbarcazione dalla quale era partito un SOS. Alle ore 18.54 veniva intercettata  l’imbarcazione in difficoltà ed alle ore 19.15  si effettuavano tutte le procedure tese alla salvaguardia  della vita umana in mare. Nei momenti successivi  tutti i migranti venivano trasbordati sull’unità navale  “MIN TORM AGNES”,  con il recupero di complessivi  104 migranti di varie nazionalità del centro Africa.

Alle ore 19.50 del 20.07 i predetti  giungevano al Porto di Pozzallo e trasferiti presso il C.P.S.A. sito nell’area portuale.

 

ORDINE PUBBLICO ED ASSISTENZA

 

Le operazioni di sbarco al porto di Pozzallo venivano coordinate dal Funzionario della Polizia di Stato della Questura di Ragusa responsabile dell’Ordine Pubblico. A tali operazioni partecipavano 20 Agenti della Polizia di Stato ed altri operatori delle Forze dell’Ordine, la Protezione Civile, la Croce Rossa Italiana ed i medici dell’A.S.P. per le prime cure.

Completate le fasi di assistenza e identificazione da parte dell’Ufficio Immigrazione della Questura, i migranti venivano ospitati al C.P.S.A. di Pozzallo (RG).

Contestualmente all’arrivo dei migranti a bordo della nave, l’Ufficio Ordine Pubblico della Questura di Ragusa traferiva mediante centinaia di ospiti presso la struttura di c.da Cifali a Ragusa ed altri fuori provincia.

 

LE INDAGINI

 

Gli uomini della Squadra Mobile della Questura di Ragusa e del Servizio Centrale Operativo (Direzione Centrale Anticrimine della Polizia di Stato), collaborati da un’aliquota della Sez. Oper. Nav. della Guardia di Finanza di Pozzallo ed un’aliquota della Compagnia Carabinieri di Modica sin dai primi istanti dell’approdo della nave battente bandiera Singapore hanno avviato le indagini.

La nave trasportava  203 migranti in quanto aveva effettuato due operazioni di soccorso in mare.

Purtroppo l’esperienza insegna che questi sono gli sbarchi dove è difficilissimo trovare i migranti disposti a testimoniare e quindi indicare chi era stato al timone del gommone ovvero il responsabile del reato commesso.

Non ci sono indizi che aiutano in questo caso, non si notano segni di abbronzatura, logorio delle cime, è difficilissimo poter avere dei sospettati dai quali iniziare l’attività di Polizia Giudiziaria.

I migranti del centro Africa sono tutti molto simili e non hanno per gli investigatori dei segni indicativi di probabili responsabilità.

In considerazione di quanto appreso, i passeggeri venivano dapprima rassicurati e successivamente escussi, ma pur di non testimoniare inventavano le storie più incredibili; chi asseriva di aver dormito durante le 20 ore di viaggio, chi di essere svenuto, chi di non aver visto nulla perché distante dal motore. Tutte scuse, tutte mancate verità in quanto i testimoni provenienti dall’Africa centrale subiscono molte violenze in Libia e questa paura gli rimane addosso per giorni, mesi, forse per sempre.

La Polizia Giudiziaria grazie all’aiuto degli interpreti di fiducia provenienti dagli stessi paesi d’origine dei testimoni e perlopiù con le stesse esperienze alle spalle (anche loro pochi anni prima sono giunti in Italia con imbarcazioni clandestine) ha reso possibile la raccolta di importanti ed inconfutabili elementi indiziari a carico del fermato.

La professionalità degli uomini della Polizia Giudiziaria ha permesso di individuare anche questa volta l’autore di questo traffico di migranti ormai diventato sempre più businnes per gli organizzatori libici che in questa occasione, stante quanto dichiarato dai testimoni hanno incassato un po’ meno ma diminuendo i costi a perdere come quelli dell’imbarcazione. In questi casi fanno pagare meno ma impiegano un gommone in condizioni pessime a dispetto di un peschereccio in legno che ha ben altro valore.

 

LE TESTIMONIANZE

 

La testimonianza:

“Gli alimenti che ci venivano giornalmente distribuiti risultavano nettamente insufficienti alle nostre necessità alimentari ed erano costituiti da legumi e pane. L’acqua era fortemente salmastra. I libici erano armati di pistole, fucili mitragliatore e di bastoni ed erano tali ultimi mezzi che utilizzavano contro di noi per dare sfogo alla loro violenza.  Da parte nostra eseguivamo alla lettera tutto quello che i libici ci chiedevano, ben consapevoli della cattiveria di questi ultimi, soprattutto nei confronti di tutti quelli come me”.

 

LA CATTURA

 

Le indagini condotte dagli investigatori durate 26 ore continuative, hanno permesso anche questa volta di sottoporre a fermo di indiziato di delitto il responsabile del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

Ogni migrante ha pagato in media 600 dollari  per un totale di oltre 60.000 dollari che sono andati tutti agli organizzatori.

Al termine dell’Attività di Polizia Giudiziaria coordinata dalla Procura della Repubblica di Ragusa gli investigatori hanno catturato lo scafista che dopo le formalità di rito e l’identificazione da parte della Polizia Scientifica è stato condotto presso il carcere di Ragusa a disposizione dell’Autorità Giudiziaria Iblea impegnata in prima linea sul fronte immigrazione, considerato che dopo il fermo iniziano tutte le fasi processuali particolarmente complesse.

 

BILANCIO ATTIVITA’ POLIZIA GIUDIZIARIA

 

Sino ad oggi, solo nel 2014 sono stati arrestati 69 scafisti dalla Polizia Giudiziaria a Pozzallo e sono in corso numerose attività di collaborazione tra le Squadre Mobili siciliane (coordinate dal Servizio Centrale Operativo) al fine di permettere scambi informativi utili per gestire indagini sul traffico di migranti dalle coste libiche a quelle Italiane.

 

 

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