LA POLITICA CHE NUTRE L’ANTIPOLITICA…

Provo un certo disagio a parlare di antipolitica in un momento in cui percepisco la marea montante del disgusto dei cittadini nei confronti della politica e non è solo un problema di sondaggi… quando nella piazza virtuale della rete si cominciano a sentire ragionamenti di rassegnazione o peggio di richiesta di “dittature illuminate” perché comunque “questa non è democrazia”, ho la netta percezione che la misura sia colma!

Lo squarcio che si è aperto sulle regioni e sulle spese dei consigli regionali sono solo l’ultima goccia che ha già fatto traboccare il vaso …

Non ho mai fatto parte del club dei “sono tutti uguali” e non ho nessuna intenzione di iscrivermi adesso anche perché sono sinceramente convinto che non sia vero, così come continuo ad essere convinto che non sia vero neanche l’assioma “la politica è fatta così” significherebbe rinnegare una passione che vivo da 30 anni, e soprattutto non dare spiegazione del fatto che nel resto d’Europa le cose non vanno così; comunque non c’è dubbio che il problema esiste ed è drammatico sia per l’ampiezza che per l’intensità con cui viene vissuto, sia anche per la difficoltà a intravvedere terapie adeguate …

Leggere oggi del presidente di un ente pubblico che parcheggia la propria Jaguar nel posto riservato ai disabili e infastidito dalle proteste di un disabile che fa intervenire i vigili urbani, poco dopo furtivamente va a bucare le ruote della sua auto è già stucchevole, sapere poi che su pressione del proprio partito il signore (si fa per dire) rassegna le dimissioni protestando per avere subito un’ingiustizia perché nella propria funzione è sempre stato corretto e si augura che le dimissioni vengano respinte completa la summa dei vizi che rendono la politica oramai disgustosa ai cittadini: l’ostentazione dell’agiatezza del potere (Jaguar), il dispregio delle regole (parcheggio), l’insensibilità verso i meno fortunati, la meschinità d’animo (ritorsione), l’assenza di pudore (sono vittima di un’ingiustizia), la doppia morale (nell’esercizio delle funzioni sono corretto), l’attaccamento alla poltrona (spero che vengano respinte le dimissioni).

Non voglio citare ne il nome ne la carica del soggetto in causa, lo considero solo un paradigma della cultura dominante, imbarbarita da un ventennio di celebrazione del valore della furbizia, basta avere visto Report domenica per avere conferma di questo; alla domanda ma lei si ricandiderebbe il coro è stato unanime: ma certo, se lo vuole il partito!   

E allora partiamo da qui: i partiti.

Ho la sensazione che lo scollamento tra questi pur necessari agenti della democrazia e i cittadini sia a un punto limite.

I ragionamenti non bastano più: è l’ora della testimonianza!

O i partiti smettono di parlare e cominciano a “testimoniare” con i fatti una nuova modalità di stare vicini ai cittadini oppure le conseguenze per la democrazia saranno irreparabili!

I codici etici, gli statuti con i limiti di mandato, le regole di partecipazione non possono essere solo “formali”, devono essere “agiti” in modo puntuale e rigoroso!

Sull’analisi mi sembra che ci sia una assoluta concordanza di giudizio, ma sui rimedi?

Non votare può essere una risposta adeguata? Direi che è una risposta “comprensibile” ma non “logica”: non votando di fatto si delega agli altri la scelta, ma se gli altri scelgono sulla base di motivazioni “non nobili” di fatto si aumenta il loro potere di scelta e quindi la possibilità di perpetuare scelte “poco nobili”.

E il voto di protesta? Già la scelta è più conducente, votare movimenti di protesta come 5Stelle o localmente i Forconi porta all’elezione di personalità critiche e spesso alternative alle consuete modalità di fare politica, che costituiscono un pungolo al cambiamento e degli implacabili controllori; il problema si pone se questo voto diventa maggioritario perché spesso questi movimenti si rivelano tanto eccellenti attori democratici quando sono all’opposizione, quanto impreparati ad assumersi l’onere di amministrare le varie comunità che è pur sempre il motivo principale per cui si vota.

E allora? La verità è che la democrazia è faticosa e funziona bene solo grazie alla partecipazione “consapevole” dei cittadini sia alla vita degli organismi di partecipazione (Partiti e movimenti) sia ai momenti di scelta (le elezioni) pur nella varietà delle opzioni e degli strumenti utilizzabili (partiti, movimenti, liste civiche etc.).

Vedremo a cominciare da queste elezioni se prevarranno le reazioni emotive e poco efficaci o se prevarranno invece le reazioni logiche e razionali …

In queste elezioni non avremo come cittadini l’alibi “di non poter scegliere chi ci governa”: il presidente sarà scelto in modo “diretto” e a maggioranza e i deputati regionali saranno eletti con il voto di preferenza … in quasi tutte le liste ci sono delle proposte “di qualità” o “innovative” e ove non ci fossero c’è sempre la possibilità di penalizzare queste liste pur rivolgendosi ad altre liste che sostengono lo stesso presidente, anche perché l’elemento determinante della scelta è ovviamente il Presidente che ha la responsabilità di dare l’indirizzo politico all’amministrazione  regionale.

Riuscirà il nostro corpo elettorale a dare risposte concrete e conducenti al disagio dilagante?

La risposta al 29 ottobre!

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