LA DIPENDENZA PATOLOGICA DAL GIOCO, FENOMENO IN CRESCITA

 I giochi che sembrano predisporre al rischio sono quelli che offrono maggiore vicinanza spazio-temporale tra scommessa e premio, quali le slot-machines e i giochi da casinò ma anche i videopoker e il bingo. Le fasce più a rischio sembrano, invece, tra le donne, le casalinghe e le lavoratrici autonome dai quaranta ai cinquant’anni e, tra gli uomini, i disoccupati o i lavoratori autonomi che hanno un frequente contatto col denaro o con la vendita ed un’età intorno ai quarant’anni. Si parlerà de “La dipendenza patologica dal gioco – Aspetti sociali, sanitari e legali” giovedì 24 gennaio a partire dalle 20 nel saloncino parrocchiale della chiesa Preziosissimo Sangue a Ragusa. L’appuntamento rientra nel contesto delle iniziative portate avanti dall’Ufficio diocesano per la pastorale della salute diretto da don Giorgio Occhipinti. E sarà proprio don Occhipinti  ad introdurre il tema della serata. “Il gioco d’azzardo patologico – dice – è una malattia molto grave. Il gioco d’azzardo patologico è una malattia potenzialmente mortale. E’ stato calcolato, infatti, che i tentativi di suicidio, nei giocatori d’azzardo patologici, sono fino a quattro volte superiori rispetto alla media dell’intera popolazione”. Sarà il responsabile del Sert di Vittoria, Giuseppe Mustile, ad illustrare nel dettaglio la problematica. Affrontando anche i dati di un recente studio secondo cui il 47,1 degli studenti delle scuole medie superiori gioca d’azzardo in varie forme. “Bisogna aggiungere – dice ancora don Occhipinti – i danni creati dalla frequente associazione con altre dipendenze, soprattutto da alcol e da altre sostanze stupefacenti. Parimenti frequente è lo sviluppo di disturbi legati allo stress: dolori allo stomaco, ulcere, coliti, insonnia, ipertensione, malattie cardiache, emicranie ecc. Le conseguenze più evidenti, inoltre, sono quelle più strettamente legate alle perdite finanziarie e dei propri beni; le ripercussioni sull’ambiente di lavoro, le separazioni e i divorzi, le conseguenze sui figli”. Dal momento in cui il gioco d’azzardo patologico è stato riconosciuto come un vero e proprio disturbo psicologico, distinto da altre problematiche, sono stati sviluppati diversi programmi di intervento sul problema che spesso viene ormai affrontato in vere e proprie comunità di recupero. “Altrettanto utili – continua don Occhipinti – sembrano i risultati legati alla partecipazione dei giocatori a gruppi di auto-aiuto per giocatori anonimi, fondati su diverse tappe per l’uscita dal problema, dal suo riconoscimento, alla condivisione, ai traguardi verso l’abbandono basati sull’analisi delle tecniche di autoinganno comuni che spesso vengono più facilmente osservate nei racconti degli altri che rispecchiano i propri pensieri”.

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