La Cina è vicina oppure no? Don Segatti a confronto con Anteas Ragusa

“I mesi della pandemia ci hanno fatto comprendere come questo periodo di inattività nelle interrelazioni sociali avrebbe potuto essere sfruttato in maniera proficua. Ed ecco perché, come Anteas Ragusa, partecipando alle iniziative della cosiddetta “Piazza” attivata virtualmente a livello nazionale, ci siamo prefissati di compiere alcuni percorsi che, alla stregua di quanto accaduto negli ultimi giorni, ci hanno consentito di puntare i riflettori su specifiche realtà e su determinati argomenti”.

Lo dice il presidente di Anteas Ragusa, Rocco Schininà, facendo riferimento all’iniziativa denominata “Percorsi fra molte fedi – Alla scoperta delle religioni” che, grazie alla relazione di don Ermis Segatti, della facoltà teologica di Torino, ha consentito, stavolta, di focalizzare l’attenzione sulla Cina. “La Cina e noi – continua Schininà – è stato il tema dell’accattivante affabulazione che ha trovato in don Segatti un espositore chiaro ed esauriente rispetto agli obiettivi che si intendono raggiungere. Obiettivi che, intanto, hanno fatto comprendere ai nostri associati che la Cina è paragonabile, per complessità e facendo le debite proporzioni, alla stessa Europa per numero di realtà e tradizioni diversificate che ne compongono la popolazione. Ma non solo. Abbiamo appreso che le configurazioni regionali, chiamate province, hanno delle caratteristiche fortemente segnate dalla storia.

La Cina ha una fortissima tradizione storiografica, ha curato parecchio l’immagine storica di se stessa, deputando a ciò persone di competenza e di provata obbedienza”. Schininà mette in rilievo, poi, il grande compito portato avanti da Laura Ravazzoni, responsabile nazionale comunicazione e sviluppo di Anteas, che, pure in questa occasione, ha saputo coordinare al meglio l’incontro.

“Ci è stato fatto comprendere – continua Schininà – la religiosità dei cinesi, il fatto che gli stessi sono molto circospetti nel venire a patti con qualcosa che non sia sorta dalla Cina o che non si sia trasformato in cinese. I buddisti, in Cina, sono circa trecento milioni, i taoisti possono contare su grandi esperienze spirituali. Poi, ci sono le religioni, per così dire, sub judice, con il rischio di essere qualificate come straniere ed estranee alla tradizione cinese e quindi perseguibili. Il Cristianesimo è tra queste. Vale però la pena di sottolineare che, caso unico, di recente si è pensato a un accordo tra il Governo cinese e la Chiesa cattolica per la nomina dei vescovi. E’ come se a qualcosa di estraneo alla Cina venisse riconosciuta una propria identità”.

Un’azione informativa che, in un periodo in cui le attività in presenza continuano ad essere limitate, e di certo per gli anziani è meglio evitarle per scongiurare qualsiasi tipo di complicazione sul fronte dei contagi, vale la pena di sottolineare per la pregnanza della stessa. “Mi piace mettere in rilievo – continua Schininà – la molteplicità degli argomenti trattati in seno a La Piazza che forniscono agli associati Anteas occasioni di intrattenimento oltre che, come in questo caso, di approfondimento”.

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