LA CASSAZIONE?… NON SOLO BERLUSCONI.

Si capisce l’attesa della sentenza che verrà emessa oggi sul processo Mediaset da parte della Cassazione, ma mi sembra ingeneroso far passare sotto silenzio un altro pronunciamento DEFINITIVO della suprema corte che, ordinando il definitivo reintegro, mette la parola FINE all’annosa vicenda dei 3 operai di Melfi licenziati dalla FIAT nel periodo in cui Marchionne si era intestata la crociata della “rivisitazione fai da te” delle relazioni industriali inanellando una serie di sconfitte giudiziarie che hanno dimostrato la “tenuta” del sistema giuridico rispetto alle forzature che il manager di FIAT voleva operare, complice un clima politico-culturale particolarmente “benevolo”.

La storia economica degli ultimo 20 anni credo che dimostri abbondantemente che continuare a teorizzare che siano i diritti del lavoro a frenare l’economia sia una prospettiva “debole” e, alla luce dei fatti, sbagliata: quali benefici sono derivati dalla “precarizzazione” del lavoro dipendente? Quali vantaggi dall’attenuazione dei diritti dello Statuto dei lavoratori? Perché nessuno ostenta più le statistiche sulle assenze per malattia che Brunetta diceva di avere “sconfitto” introducendo un’ignobile penalizzazione di chi è ammalato?

E’ vero che in Italia esiste un grande problema relativo alla produttività, ma il modo di affrontarlo non può essere semplicisticamente l’arretramento nell’ambito dei diritti del lavoro, o l’eliminazione di ogni diritto che viene “abusato”. Questa strada porta solo ad un arretramento in termini civili, non certo ad una crescita in termini sociali o economici.

Giustamente questo governo che ha una visione equilibrata del problema del lavoro si è rifiutato di “fare da sponda” a Marchionne che, nonostante gli insuccessi collezionati, continua a minacciare la delocalizzazione della produzione se la sua visione delle relazioni industriali non venga attuata per legge (stante che l’attuazione per via pattizia effettuata sotto “ricatto occupazionale” è stata smantellata dalla sentenza della Corte Costituzionale del febbraio scorso).

Le problematiche di questo tipo vanno affrontate o con il concorso unanime delle parti sociali o dal Parlamento senza però essere tirati per la giacca dalle imprese.  

A mio modesto avviso, e l’ho già scritto più volte su questo giornale, è urgente e necessaria nel nostro Paese una riflessione collettiva che coinvolga TUTTI, Governo, Parlamento, Sindacati e Organizzazioni Datoriali, ma anche agenzie educative  per sviluppare una nuova “etica del lavoro” che partendo dalla necessaria e urgente riforma del pubblico impiego, investa tutto il mondo del lavoro partendo dalla consapevolezza del fatto che i nostri destini sono indissolubilmente legati gli uni agli altri e che in questo Paese o ci si salva tutti insieme o … ma ci salveremo tutti insieme!    

© Riproduzione riservata

Invia le tue segnalazioni a info@ragusaoggi.it