È stata inaugurata a Vittoria la nuova area di Osservazione Breve Intensiva (OBI) presso il Pronto Soccorso dell’ospedale “Guzzardi”. L’area è stata intitolata alla memoria di Giuseppe Morana, storico dirigente amministrativo dell’ospedale, alla presenza dei familiari e delle autorità locali. La cerimonia ha visto la partecipazione del Direttore Generale dell’ASP di Ragusa, Giuseppe Drago, della […]
LA BIRRA NERA D’IRLANDA
10 Giu 2013 15:30
In molti consumatori c’è l’idea che la birra irlandese si identifichi quasi esclusivamente con le birre scure, dette stout, se non addirittura con il solo notissimo marchio di birra con sede a St. Jame’s Gate a Dublino. La birra irlandese, però, non è, nè si limita solo a stout; nè tantomeno le sue famose birre scure vengono prodotte solo dalla Guinness.
Certo le stout rivestono uno ruolo primario nel paese, se non altro perché la Guinness, simbolo delle birre scure irlandesi, è un colosso che esporta in tutto il mondo. La sua produzione però si allarga ad altre tipologie, vendute come marchi diversi, ma appartenenti sempre al gruppo guinness. Basti pensare alla rossa Kilkenny o alla lager bionda Harp. Le stout, però, mantengono una posizione dominante e altre aziende irlandesi hanno come prodotto principale le stout. Beamish, O’Hara’s e Murphy’s tanto per fare dei nomi.
Secondo la leggenda sarebbe stato San Patrizio, nel V secolo, a introdurre la birra in Irlanda. Se sia stato lui o meno, non è dato saperlo. Siamo sicuri, però, che furono i monaci a farsi carico in un primo momento della produzione di birra. Sebbene, da molte fonti si sa per certo che le popolazioni che abitavano l’Irlanda producevano già una bevanda alcolica dall’orzo, è abbastanza improbabile accostare la birra a questa bevanda locale chiamata “courmi”.
Quello su cui sicuramente non ci sono dubbi è che le famose stout, che hanno reso celebre l’Irlanda, non sono poi tanto antiche, ne tantomeno sono originarie dell’Irlanda. Authur Guinness, quando acquistò la fabbrica St. Jame’s Gate, iniziò a produrre una birra scura su imitazione delle porter inglesi. Queste erano delle birre scure economiche e perciò destinate alle classi meno abbienti dell’Inghilterra. Furono i lavoratori del porto i più grandi consumatori di questa birra scura e proprio da loro prese poi il nome di porter. Molto presto l’Irlanda divenne una grande consumatrice di birra porter proveniente dall’Inghilterra, tanto da spingere Authur Guinness a produrre nella sua nuova fabbrica solo questo stile di birra.
La tipologia creata dalla Guinness era però leggermente diversa dalle porter e questo la spinse a chiamare la propria birra come extra stout porter, abbreviato successivamente solo in stout.
Certo il successo odierno della Guinness è legato anche al fattore del marketing pubblicitario, che ha cambiato volto alla propria birra più volte. Il più evidente di questi cambiamenti è la famosa schiuma di questa birra, tanto spessa da sembrare nella consistenza quella del cappuccino. Per ottenere questa consistenza è stato introdotto nella birra azoto, il quale a contatto con l’ossigeno si separa dalla birra e crea questa particolare schiuma.
Vi sono varie leggende che circondano la fama della Guinness. La più nota è quella che sostiene che la Guinness ha un sapore diverso in Irlanda rispetto a quella che si trova in altri paesi. Questo ha fatto sì, che circolassero voci sul fatto che gli irlandesi tenessero per sé la migliore versione di questa birra e vendessero all’estero una versione più blanda. In verità si tratta della stessa birra e non vi è nessuna differenza o quanto meno nessuna differenza voluta. Le differenze che si possono notare in una Guinness bevuta fuori dall’Irlanda, sono le stesse che coinvolgono altre birre. In pratica il responsabile di questi cambiamenti di gusto è il processo di esportazione. Lunghi viaggi al caldo e spesso al contatto diretto con il sole determinano leggeri processi ossidativi e degenerativi per la qualità del prodotto. A questo va aggiunto che la birra andrebbe consumata in tempi molto brevi dalla sua produzione e soprattutto che il fusto di birra una volta aperto sarebbe bene finirlo in giornata. Tutti fattori difficili da ottenere in posti lontani e dove il consumo di birra non è molto alto. Imbattersi in un fusto di birra non proprio appena prodotto è facilissimo. Ancora più comune è riceve una birra alla spina da un fusto aperto qualche giorno prima.
Questi però sono problemi a cui vanno incontro tutte le birre in botte. Il fatto che però sia un fenomeno legato soprattutto alla Guinness si può spiegare per la sua quasi esclusiva diffusione in fusto, per lo meno in passato, dove i processi degenerativi sono più evidenti rispetto alle bottiglie, e anche, probabilmente, per un fattore di strategia pubblicitaria.(Giuseppe Manenti)
© Riproduzione riservata