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INTERROGAZIONE SUL PIANO DI RIEQULIBRIO
14 Gen 2017 10:00
1. Una questione di coerenza
Con l’avvento della sua Amministrazione, caro sindaco, non solo è venuta meno la coerenza nei ragionamenti e nell’agire, ma si disapprova anche chi se ne fregia. Il fatto è questo. Il 28 dicembre in Consiglio comunale è stato discusso il Piano di riequilibrio. Uno strumento, lo dico per chi non lo sapesse, attraverso cui si stabilisce quando e come pagare i debiti accumulati negli anni. Si pagano a determinate scadenze e alla scadenza si fa l’impossibile (se si è seri) per essere puntuali. In questo modo si erode la massa debitoria e si rigenera la fiducia nell’ente pubblico. I discorsi di questo genere, però, sono destinati, me ne rendo conto, ad essere ripetuti in eterno, perché i debiti, a Modica, anziché diminuire, come ben sa, aumentano.
In Consiglio, a farla breve, ho svolto un discorso che ora le ricordo, ponendo una diecina di quesiti di cui sono stata solo portavoce, perché proposti, in forma problematica, dalla Corte dei conti. Ho detto che non era opportuno approvare un Piano di rientro come quello poi approvato, se prima non fossero stati soddisfatti gli adempimenti chiesti dall’Autorità di controllo. Dovrebbe essere d’accordo. Ne veniva che se io avevo invitato la maggioranza a non approvarlo, a maggior ragione avrei dovuto respingerlo io al momento del voto. E’ questa la mia esigenza di coerenza. Al momento della votazione, dunque, sono uscita dall’aula. Lei ha stigmatizzato il mio comportamento con un comunicato stampa in cui evidenzia:
«Mi dispiace, infine, constatare l’atteggiamento di chi critica sempre salvo poi ad abbandonare l’aula prima della votazione mentre i colleghi di partito rimangono facendo il loro dovere».
Dopo un discorso radicalmente critico, caro sindaco, s’aspettava un’entusiastica approvazione? Una discutibile approvazione?
Perché la mia scelta sia trasparente sino in fondo le ripropongo, e lo faccio pubblicamente con questo scritto, i quesiti posti, che lei e la sua amministrazione avete lasciato senza risposta, nobilmente schifati, se mi è data licenza, come se si trattasse di un’improvvisa e corale espulsione d’anatre mute in volo verso la luna.
2. I primi quesiti
A fronte di questa situazione, mi sono permessa di presentare alcuni quesiti, a nessuno dei quali è stata data risposta. Li elenco brevemente per far capire ai cittadini come funziona l’amministrazione Abbate. Per presentare la nuova bozza del Piano è stata formulata una relazione esplicativa degli obiettivi perseguiti e dei mezzi per perseguirli. Ad un certo punto, con dire volutamente ermetico, è stato scritto:
« (…) sono stati rilevati obiettivi intermedi non rispondenti totalmente a quelli programmati ed attesi.»
Data l’incomprensibilità dell’espressione mi sono permessa di chiedere quali fossero gli obiettivi intermedi non rispondenti totalmente a quelli programmati e attesi. La risposta è stata un silenzio assordante. Per esattezza sono state dette tantissime parole, ma senza toccare, nemmeno formalmente, il quesito. Accade così che un rappresentante del popolo ponga un’interrogazione e il sindaco o l’assessore evitino, quasi a bella posta, di rispondere, come se si trattasse di questioni riguardanti le loro proprietà personali.
Ho chiesto se avessero letto la Sentenza n. 36/2016 della Corte dei conti, in cui si afferma che la dichiarazione di dissesto è inevitabile qualora gli obiettivi intermedi non siano conseguiti. E la risposta è stata, ancora una volta, il silenzio.
Il terzo quesito meriterebbe un’analisi più sottile, ma sarebbe troppo lungo e criticabile per chi non disponesse di molta pazienza. Nella relazione illustrativa del Piano di riequilibrio è scritto:
«l’azione determinante dell’Amministrazione di razionalizzazione della spesa, in special modo quella inerente il personale, di incremento delle entrate e di aumento significativo delle riscossioni, purtroppo non è stata sufficiente a pianificare totalmente le situazioni debitorie previste e programmate nel Piano, a causa di parte contenzioso pendente pregresso definito negativamente per l’Ente che, a seguito dell’approvazione del Piano ha determinato anche l’insediamento di Commissari ad acta» (Comune di Modica, Relazione illustrativa del Piano di riequilibrio, pag. 1, sesto trattino).
L’azione dell’Amministrazione, dunque, sarebbe stata determinante. Che cosa abbia determinato non è detto. Certo è, sempre secondo l’amministrazione, che sotto la sindacatura Abbate sono aumentate le spese e sono aumentati anche i risparmi. Evidentemente sono entrati soldi a palate. Non ha la stessa certezza la Corte dei conti. Qual è allora la ragione per cui non è stato conseguito l’obiettivo di risanamento? Secondo l’Amministrazione le cause sarebbero da attribuire al contenzioso pendente (ereditato dalle precedenti amministrazioni), che, una volta definito negativamente, avrebbe determinato l’insediamento di non si sa quanti commissari ad acta. Diluvio di commissari. Insomma, senza alcuna colpa, il sindaco ha mancato l’obiettivo. Questo è scritto nella Relazione che accompagna il Piano. Mi sono limitata a chiedere:
-quanti sono i processi (le cause) che abbiamo imprevistamente perso e quali gli importi dei relativi debiti?
-quanti sono i commissari insediatisi e quale è il costo complessivo di questa faraonica evenienza?
-quali sono le ragioni per cui è stata sbagliata la previsione della soccombenza processuale?
Sarebbe stato più onesto dire che l’obiettivo di risanamento dei debiti è stato mancato perché le spese sono lievitate come lièvita l’impasto dei panettoni a pasqua e a natale. D’altronde (sempre questo d’altronde), la Corte dei conti è stata più furba di loro e ne ha intuito le carte prima che le scoprissero sul tavolo. Ma loro, gli amministratori, non leggono le barbose considerazioni dei magistrati, ché si sentono velocisti in purezza, dimenticando che i magistrati sono coloro che li analizzano dalla partenza all’arrivo, coscienti di una storia che si ripete, incessante, dal 1948.
Il quarto quesito, per pedanteria dovrei parlare di gruppo di quesiti, riguarda un’espressione della Relazione medesima:
«Alla predetta situazione purtroppo deve aggiungersi il sopravvenire di nuove posizioni di contenzioso impreviste e/o sottostimate che compromettono la rigida programmazione finanziaria dell’Ente e che potrebbero incidere sull’Ente e sul mantenimento dell’efficienza dei servizi per non gravare ulteriormente sulla cittadinanza, in questo periodo di forte congiuntura economica e finanziaria» (Comune di Modica, Relazione ill. etc., pag. 1, n. 8).
I quesiti, evidentemente, sono stati ritenuti irriverenti, perché anch’essi sono rimasti senza risposta:
– qual è il nuovo contenzioso che è stato in grado di compromettere l’intera programmazione finanziaria del Comune e, addirittura, l’efficienza di alcuni servizi?
– quali sono i servizi compromessi?
– qual è l’importo specifico e totale dei contenziosi?
– quali sono le cause che non hanno permesso di prevedere una siffatta ecatombe?
Alcuni altri quesiti li ho posti in tema di contenziosi e transazioni.
La Corte lamenta la mancata trasmissione degli atti deliberativi relativi alle transazioni e rateizzazioni concordate coi creditori. In particolare evidenzia che l’inserimento nel Piano di transazioni con pagamento rateizzato ma non definito:
«costituisce carenza tale da rendere il piano di riequilibrio finanziario del tutto inattendibile, atteso che rinvia ad eventi futuri ed incerti la possibilità per l’ente di transigere o di rateizzare le sue passività» (Corte dei conti, Deliberazione 311/2015, pag. 51, paragr. 7.5).
Ho chiesto, quindi, se l’Amministrazione comunale avesse presentato, come richiesto dalla Corte dei conti, il programma di rateizzazione dei crediti transatti. L’assessore ha confermato la trasmissione degli atti relativi alle sole transazioni col comune di Scicli e con l’Ato Ambiente.
3. I quesiti sul Fondo svalutazione crediti
Un ulteriore gruppetto di quesiti riguarda il Fondo svalutazione crediti. Trattasi di un fondo di accantonamento che assolve alla funzione di garantire il rischio di inesigibilità di parte delle entrate accertate. Per formare e di poi contabilizzare il fondo, la legge detta criteri obbligatori che, la nostra amministrazione, non ha applicato. Ciò si ripercuote sul Piano di riequilibrio, poiché sulla carta e solo sulla carta, si finisce per registrare entrate che, in realtà, non esistono. Spendendo tali surplus, ovviamente, si accresce l’indebitamento dell’ente. La Corte ha osservato che, nel 2013 e nel 2014, in base alla corrispondenza con il Collegio dei revisori, il fondo non è stato né quantificato né tenuto correttamente. Lo stesso Collegio avrebbe riferito che:
«l’ente non ha tenuto conto dell’applicazione, per tutta la durata del Piano, del principio di competenza finanziaria potenziata e che il responsabile del servizio non ha ancora avviato le procedure» (Corte dei conti, Delibera 311/2015, pag. 38, penultimo cpv.).
La Corte ha dichiarato, per tanto, inattendibili gli avanzi di amministrazione ed ha raccomandato di:
«rideterminare correttamente i risultati di amministrazione», (Corte dei conti, Delibera 311/2015, pag. 41, secondo e terzo rigo).
Stante la situazione disastrosa ravvisata dalla Corte, ho posto un solo quesito:
Sono stati ricalcolati i risultati di amministrazione 2013 e 2014 così come indicato dalla Corte dei conti?
Certo la risposta non è delle più semplici, sopratutto se si considera che il ricalcolo del disavanzo comporta la revisione del Piano di riequilibrio e il giudizio sul rispetto del Patto di stabilità.
Per ogni eventualità, l’amministrazione non ha risposto. Ha espresso quattro diafane considerazioni, non s’è capito su cosa, ma guardandosi dallo sfiorare il quesito.
4. I quesiti sulla tabella dei flussi di cassa
L’ultimo quesito l’ho posto sulla tabella dei flussi di cassa.
A pagina 78 della Delibera 311/2015, la Corte scrive:
«(…) il piano di riequilibrio del Comune di Modica non dedica alle prospettive di cassa i necessari approfondimenti. Manca, in particolare, una delle principali tabelle, “flussi di cassa”, che al suo interno dovrebbe contemplare e determinare, per ciascun anno del decennio, le previsioni di incasso e pagamento di voci di attività e di passività»
La Corte, in somma, chiede la tabella (delle proiezioni) dei flussi di cassa del decennio in cui si progetta di risanare i debiti, cioè l’indicazione della quantità di moneta che entra e che esce dalla cassa comunale in un esercizio e che determina la capacità di pagare o di rispettare un determinato piano di pagamento (il Piano di riequilibrio nel nostro caso). E’ naturale, per tanto, che qualcuno chieda se è stata e quando è stata presentata. E’ il minimo che un consigliere di qualunque estrazione avrebbe il dovere di accertare e non per far sì che si dichiari il dissesto, bensì per sfiorare l’impossibile affinché non si dichiari. Dubito che l’assessore abbia capito l’importanza della domanda. La risposta, comunque, non è stata formulata.
5. Conclusioni
Non si può approvare un Piano di riequilibrio elaborato da un’amministrazione che, con una mano lo propone e con l’altra accresce l’esposizione di cassa del Comune, passata, in soli tre anni, da 7 a 21 milioni di euro. Innanzi a tanto, un consigliere responsabile deve domandarsi se il sindaco e la sua amministrazione vogliano veramente il risanamento o inclinino per un Piano da esibire perché non si dica che hanno contribuito a dissestare il Comune.
Chi propone il Piano è la stessa amministrazione che ha compiuto un uso distorto dell’anticipazione di liquidità ex D. L. 35, così com’è riconosciuto dalla Corte dei conti.
E’ lo stesso sindaco che, per due esercizi, ha dichiarato avanzi di amministrazione iscrivendo in bilancio entrate che non potranno mai essere riscosse. E non lo dico io: a parlare è sempre la Corte dei conti che, si vuole o non si vuole, in Italia è l’Autorità preposta e riconosciuta a formulare giudizi sull’amministrazione pubblica.
Come si fa a credere in un Piano di rientro formulato da un’amministrazione che, qualche ora prima del voto, non ha risposto ad una, dico una sola, delle mie domande chiave. Delle due una: o le risposte si sconoscevano o s’inclinava per tenerle celate. In entrambi i casi, il silenzio equivaleva ad affermare sostanziose falle del Piano di riequilibrio. Dunque?
Io sono una che vuol fare il consigliere comunale seriamente, non prendendo in giro la cittadinanza. Se si deve fare un piano di riequilibrio, lo si faccia guardando bene in viso la realtà e impegnandosi non nelle spese per la prossima campagna elettorale, ma in quelle che effettivamente permettano di risanare la situazione debitoria del Comune. Rinunzio a tutto per la verità. A tutto significa che rinunzio anche ad un’eventuale carriera politica. Governare, d’altronde, è cosa diversa rispetto alla carriera politica. Da questo semplicissimo concetto spero che nasca il nuovo per la politica di Modica e per quella dell’intero Paese. Il Piano di riequilibrio è un’occasione che Modica non può perdere. Si ponga il lettore una semplicissima domanda: perché un sindaco ha l’esigenza di nascondere debiti e di inventarsi entrate che non potrà mai riscuotere? Prima di leggere oltre, provi a rispondere. La risposta è semplice: perché vuole far intendere che governando ha risolto ogni problema (ma ciò è falso) allo scopo di carpire, insieme alla buona fede del cittadino, il suo voto. Lui (l’eventuale amministratore) in quel momento non governa: fa campagna elettorale.
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