INQUINAMENTO DA MERCURIO

 Il mercurio presente nei mari, negli oceani e nei laghi entra nella catena alimentare concentrandosi maggiormente nelle specie animali poste in cima ad essa (es. pesce spada, tonno ecc…) arrivando così fin sulle nostre tavole. La contaminazione da mercurio è da imputarsi alle attività umane, proveniendo in massima parte da emissioni inquinanti (derivanti dai combustibili fossili) che raggiungono l’atmosfera e poi con le precipitazioni contaminano la biosfera. Gli effetti nocivi del mercurio sulla salute sono noti da tempo anche se le informazioni a riguardo e sui danni all’ambiente continuano purtroppo ad essere estremamente carenti. 

Avvelenamenti da metilmercurio (MeHg, la forma in cui il mercurio si trova nell’ambiente), hanno  dimostrato che sia gli adulti, i bambini che i feti in via di sviluppo sono a rischio di esposizione per ingestione. In molti casi nonostante le madri non presentassero sintomi di danno del sistema nervoso hanno dato purtroppo alla luce neonati con gravi disabilità, dimostrando che lo sviluppo del sistema nervoso del feto è più vulnerabile al metilmercurio rispetto al sistema nervoso adulto.

Allo stato inorganico il mercurio rappresenta un elemento difficile da assorbire biologicamente, nella sua forma organica (metilmercurio) invece diventa particolarmente tossico e accumulabile, soprattutto da pesci, uccelli ed esseri umani. I batteri che vivono in acqua convertono il mercurio dalla forma inorganica a quella organica (biometilazione), promuovendo così l’ingresso del metallo nelle catene alimentari acquatiche (bioaccumulo). Il metilmercurio si combina con l’aminoacido cisteina formando una struttura simile all’aminoacido metionina. Tale complesso è trasportato dal carrier degli aminoacidi neutri nelle cellule dell’endotelio dei capillari, entra nel circolo sangugno e viene distribuito a tutti i distretti dell’organismo e attraverso processi mediati da carrier attraversa la barriera ematoencefalica fino al cervello, provocando effetti neurotossici con  necrosi dei neuroni e conseguenti possibili segni clinici come atassia, parestesie, perdita delle vista e dell’udito, spasticità e morte. Il metilmercurio, penetrato nelle cellule, interagisce con il DNA e l’ RNA legandosi ai gruppi -SH modificando così la struttura del DNA e interferendo nella sintesi dell’ RNA.

Alte concentrazioni di mercurio inorganico possono causare danni al tratto gastrointestinale, al sistema nervoso e ai reni. Composti del mercurio sia inorganici che organici sono assorbiti attraverso il tratto gastrointestinale e influenzano altri sistemi attraverso questo percorso causando dermatiti, sbalzi d’umore, perdita di memoria, disturbi mentali e debolezza muscolare.

I dati di un recente studio  (Economic benefits of methylmercury exposure control in Europe: Monetary value of neurotoxicity prevention” Enviromental Healt 2013 Jan 7;12) mostrano che ogni anno in Europa  circa 1.866.000 bambini nascono con una esposizione al di sopra di 0,58 µg/g (limite di “sicurezza” secondo l’Oms) e 232.000 bambini con un livello addirittura 5 volte maggiore (2.5 µg/g). In Italia si stima che nascano ogni anno 380.000 bambini con livelli oltre il limite. In  Spagna e Portogallo i bambini risultano essere più esposti rispetto a quelli nati in Ungheria: si evince un trend che va dai paesi del nord-est dell’Europa con valori di inquinanti più bassi, ai paesi del sud dell’Europa dove le concentrazioni sono più alte, probabilmente per un maggior consumo di pesci di grandi dimensioni tipico dei paesi mediterranei.

É emerso che questa esposizione già in utero a livelli potenzialmente dannosi di metilmercurio  influenza il loro quoziente intellettivo (QI), inoltre si è dimostrato che limitare l’esposizione prenatale al MeHg potrebbe far risparmiare miliardi di euro all’anno.

 

Sono quindi stati messi in luce aspetti che finora erano poco chiari come l’impatto sociale ed economico degli effetti neurotossici del metilmercurio.

 

Per questo studio sono stati utilizzati i dati del progetto Democophes, uno studio internazionale che ha calcolato il grado di esposizione alle sostanze inquinanti presenti nell’ambiente tra cui il MeHg.

I ricercatori  sono riusciti a stimare il costo sociale che un individuo subirebbe durante la sua vita a causa dell’esposizione prenatale alla neurotossina in termini di  mancati benefici a cui corrisponde una perdita di oltre 600-700.000 punti di QI ogni anno con perdite sociali ed economiche valutabili in circa 10 miliardi  di euro l’anno, senza peraltro tenere conto dei costi correlati alle altre patologie dovute all’esposizione a mercurio.

 

Incalcolabili  invece i danni socio-economici e soprattutto in termini di salute relativi alla esposizione verso tutte quelle sostanze sempre più presenti nell’ambiente quali pesticidi, diossine, PCB ecc…i cosiddetti “interferenti endocrini” i quali anche a bassissime dosi sono in grado di interferire con delicatissime funzioni legate al sistema immuninitario, al sistema nervoso, all’apparato riproduttore, al sistema endocrino e alle funzioni metaboliche.

Infatti sempre più assistiamo a patologie correlate alla esposizione ad agenti inquinanti, anche in giovane età, quali disfunzioni tiroidee, diabete, infertilità, endometriosi, sindromi dismetaboliche, obesità e danni neuropsichici.

 

Il responsabile dello studio, il prof. Philippe Grandjean dell’ Institute of Public Healt (University of Southern Denmark) spiega: “La maggior parte del mercurio che si trova nell’ambiente deriva dai combustibili fossili e viene accumulato nella catena alimentare da pesci e piante acquatiche. Sapevamo già che elevati livelli di MeHg influenzassero lo sviluppo del cervello soprattutto nel feto. Questo determina una riduzione del Qi e quindi scarso successo accademico e minore potenziale di guadagno”.  Grandjean, commentando i dati, ha infine aggiunto come potremmo cercare di limitare i danni: “La riduzione dell’emissione di mercurio a livello industriale rappresenta un passo importante per ridurre l’inquinamento ambientale a lungo termine. Tuttavia dato che la maggior fonte di MeHg per gli esseri umani è il pesce, è necessario intervenire sulle abitudini alimentari a livello di popolazione. In particolare sarebbe opportuno consigliare di ridurne il consumo, soprattutto alle donne in gravidanza”.

 

L’aggravarsi dello stato di inquinamento ha indotto, lo scorso mese, il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR) e il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare a sottoscrivere un protocollo d’intesa per la costituzione di un Centro nazionale di riferimento sul mercurio (con sede presso l’ Iia, l’Istituto sull’inquinamento atmosferico) che avrà il compito di aggiornare  “su base annuale il registro delle emissioni su scala globale, sviluppare modelli per l’analisi degli scenari futuri di riduzione delle emissioni e fornire assistenza tecnica, soprattutto verso i Paesi in via di sviluppo, attraverso training periodici e implementando le misure necessarie a ridurre le emissioni e a promuovere il monitoraggio delle concentrazioni in aria e nelle precipitazioni”, ha dichiarato Nicola Pirrone, direttore dell’Iia-CNR. Inoltre “il Centro coordinerà il programma di osservazione su scala globale messo a punto nell’ambito del progetto europeo ‘Global Mercury Observation System’ e del programma Geo (Group of Earth Observation)” – ha spiegato Pirrone – “curando tutte le attività inerenti la validazione, il reporting e la divulgazione dei dati secondo i criteri che verranno stabiliti dalla convenzione internazionale in via di approvazione al prossimo Unep Gc”.

 

È sempre più chiaro ogni giorno che non è più tempo di compromessi; la salute soprattutto dei bambini, di tutti e dell’ambiente non è più negoziabile. Non è più tempo di mediazioni; se non lo si è ancora raggiunto, è prossimo il punto di non ritorno.

 

                                                                             

 

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