IN TUTT’ALTRE FACCENDE AFFACCENDATI

Al Comune di Ragusa le cronache politiche non offrono spunti degni di nota, continua il silenzio sulle scelte di bilancio, si allungano i tempi per arrivare alla nomina del dirigente del servizio economico, scelte importanti non ce ne sono, temi come il turismo, la cultura, lo sviluppo economico, sono tabù, aspettiamo i soldi della Legge su Ibla, ma nessuno alza la voce per non disturbare il Presidente e gli Assessori intenti alla loro sopravvivenza, per ricordare gli impegni presi, non solo su Ibla ma anche sull’acqua e su altre questioni.

Ma non si prende nemmeno posizione forte a favore dei colleghi di partito che, a Palermo, lavorano per la sfiducia a Crocetta.

I partiti e i movimenti politici sono indaffarati con le loro questioni interne, e questo basta.

Il PD è in fase pre-congressuale e non risponde nemmeno al telefono, fortuna che abbiamo il Consigliere Massari che inonda il terreno di gioco con numerose e tutte qualificate interrogazioni, altrimenti penseremmo ad un partito in aspettativa di tempi migliori.

Tutti i Movimenti dell’area Di Pasquale, che sono quelli che dovrebbero fare riferimento al Presidente Crocetta, sono in attesa di capire quali saranno le sorti del Presidente per poi arrivare a decidere come trovare modo di sfuggire ad un obbligato intruppamento nel PD, che sarebbe poco gradito a loro e al PD.

Il PDL, o meglio quello che resta, e di buono, del PDL, aspetta che si definiscano le vicende nazionali del partito, poi quelle regionali,  per trovare, alla fine, il leader siciliano a cui portare, more solito, la valigetta.

L’UDC, fedele alla tattica degli ultimi anni, a Palermo è alleata con Crocetta e comunisti, a Roma aspira a ricreare la Democrazia Cristiana di una volta, a Ragusa vede la sua rappresentante, un cavallo di razza, smarrita fra la sminuente condizione di minoranza e la scarsa incisività politica del parlamentare di riferimento.

L’unico che appare concreto, nel desolante scenario di un centro destra che ormai non esiste, è Ciccio Barone che con maestria, in parte derivante dalle sue qualità, in parte alimentata dalla totale assenza di validi protagonisti sulla scena politica, alimenta la fiamma del suo bacino di voti, facendone sentire il profumo a tanti ma senza concedersi in attesa che la situazione politica diventi più chiara.

Dalla parte della maggioranza, il Movimento Città, senza eccessive pretese come suo costume, così come avvenuto nella precedente sindacatura, ha tirato i remi in barca, e si affida all’attività del rappresentante, questa volta unico, in consiglio comunale.

Partecipiamo aspetta di veder concretizzati i patti pre- ballottaggio, di cui tutti sanno ma di cui non si parla ufficialmente, inspiegabilmente perché anche solo l’annuncio di ingressi eccellenti in Giunta potrebbe ravvivare il respiro della macchina amministrativa.

I grillini restano, nel bene e nel male, i protagonisti delle piccole vicende comunali.

Escono contenti dal confronto con la filiera delle costruzioni perché si è sancita la piena adesione dell’amministrazione ai principi fondamentali del programma elettorale.

Non si sono del tutto riavuti dall’eclatante successo del Sindaco e non hanno ancora capito come sia stata loro donata la maggioranza in Consiglio comunale. Qualcuno, più lucido, ha capito solo che molti di loro, con soli 60 o 70 voti, hanno lasciato a casa gente con 500 voti, ma con il passare del tempo se ne fa una ragione e diventa sempre più consapevole del ruolo di cui è stato investito.

Sfuggita per alcuni l’opportunità di fare il delegato del sindaco, sono già alle prese con la assurda turnazione della carica di capogruppo consiliare e tentano di strappare la Presidenza per una quinta commissione, dopo che se ne sono fatta sfuggire una, per inesperienza dei relativi giochi.

A questo punto non resta altro da fare che impantanarsi in attività di guerriglia che non è opposizione o critica costruttiva a qualche iniziativa delle opposizioni ma solo voglia di affermare, con scarsa maturità, la propria supremazia numerica, intollerante in assoluto a qualsivoglia concessione, ancorché dalle inefficaci conseguenze.

Avrebbero dalla loro i numeri e potrebbero aprire il Comune, come diceva Grillo a proposito del Parlamento, come una scatola di sardine, fare venire a galla eventuale marciume, rivedere i regolamenti, riorganizzare la macchina amministrativa.

Invece si fanno precedere dalla Migliore che tira fuori il piano di sburocratizzazione e cadono nel panico: panico di una ennesima commissione, panico di ulteriore esborso per le casse comunali, arrivano a proporre l’abolizione del gettone di presenza per questa commissione speciale e gettano nel panico tutti gli altri.

Gran da fare per il capogruppo Tringali che deve mettere d’accordo 18 consiglieri, perché anche se nessuno ne parla e nessuno vuole ammettere niente, anche fra i grillini ragusani, una volta conquistato il potere con ampio margine, non sempre sono tutti d’accordo. Intanto c’è la base, la rete, il metup che è l’organo che, pare, indichi la rotta da seguire.

Ci sono ‘estremisti’, osservanti, moderati, ragionevoli già nella base, la stessa suddivisione si può adottare per i 18 consiglieri.

Poi c’è l’Amministrazione che, in ogni caso, è al timone della nave, non solo amministrativa ma anche di quella a 5 Stelle, con evidenti tendenze moderate, tali che di Grillo non se ne parla da tempo. Facile intuire quali sarebbero le strade preferite in caso delle paventate scissioni romane, di cui c’è pericolo ogni giorno di più.

Materia di studio e di ricerca di soluzioni, per Tringali, l’ultima diatriba fra grillini e il resto della rappresentanza consiliare: il consigliere Lo Destro, rimasto solo componente del gruppo di Ragusa Domani, deve andare al gruppo misto o può restare come esponente di monogruppo ?

Per quanti sono poco avvezzi ai meandri della politica, c’è in gioco la presenza dei singoli componenti di un gruppo nelle commissioni e nella conferenza dei capigruppo, con conseguenti onori e oneri (attivi).

Vice segretario generale e presidente del Consiglio avevano espresso parere positivo per il mantenimento di due monogruppi. Interpretazione del regolamento confermata anche dopo l’eccezione sollevata dai consiglieri grillini, sulla base del comma 5 dell’art 2 del regolamento del Consiglio e delle Commissioni Consiliari. Ma cosa dicono gli articoli relativi alla questione ?

 Art 2 (dell’interpretazione del Regolamento)

comma 3. Le eccezioni sollevate dai Consiglieri comunali, al di fuori delle sedute, relative all’interpretazione di norme del presente regolamento, devono essere presentate, per iscritto, al Presidente del Consiglio Comunale.

comma 4. Il Presidente incarica immediatamente il Segretario Generale di istruire la pratica con il suo parere e sottopone la stessa, nel più breve tempo, alla Conferenza del Capi gruppo.

comma 5. Qualora nella conferenza dei Capi gruppo l’interpretazione prevalente non ottenga il consenso dei tre quinti dei Consiglieri rappresentati dai Capi gruppo (i 18 grillini ndr) ,  la soluzione è rimessa al Consiglio il quale decide, in via definitiva, con il voto favorevole della maggioranza dei Consiglieri assegnati.

Art 11 (dei gruppi consiliari)

comma 5. Ogni gruppo è costituito da almeno due consiglieri, ad eccezione che per il gruppo misto che può

essere costituito da un solo Consigliere così come il gruppo costituito da un unico Consigliere eletto.

Art 11 comma 9: Ove non fosse possibile procedere a tale adempimento (l’elezione del capogruppo ndr) omissis… sarà ritenuto capogruppo il consigliere eletto nella lista alla quale il gruppo si riferisce con il maggior numero di voti.

In sintesi, i grillini, per non aggravare ulteriormente la minoranza nelle commissioni, con l’ingresso del diciassettesimo componente, eccepiscono che Lo Destro non può rimanere solo nel gruppo Ragusa Domani, perché il gruppo, all’indomani delle elezioni, non era un monogruppo ma era costituito da due consiglieri.

 

Tutto si gioca su quella parola ‘eletto’ al comma 5 dell’art 11, che i grillini interpretano come unica possibilità per un monogruppo la singolarità del componente per risultato delle elezioni, non per abbandono di altri eletti nella lista.

Si rifanno quindi al comma 5 dell’art 2 per rimettere la decisione al Consiglio e avere facile successo.

Da indiscrezioni, pare che il capogruppo Tringali, persona moderata e politico giovane ma non sprovveduto, non voglia far pesare ulteriormente la forza dei numeri, dando prova di innegabile maturità politica e senso della misura che, di certo, gioverebbe alla causa grillina, con innegabili riflessi  sull’opinione pubblica.

E le indiscrezioni sono confortate dalla mancanza di dichiarazioni virgolettate sulla stampa che testimoniano del confronto all’interno del movimento.

Fuori Lo Destro se la ride, perché, in ogni caso, per il più alto numero di voti conseguiti, sarebbe comunque capogruppo del gruppo misto, almeno fino a quando si ritroverebbe con la ex compagna di movimento.

Meno tranquille le esternazioni della Marino, che, forse perché all’oscuro della posizione non tanto radicale di Tringali, replicando ad una iniziativa che secondo la Marino sarebbe stata annunciata dal capogruppo grillino, se ne esce con un comunicato dai toni esasperati, a tratti disaggregati, con accuse di mancato rispetto del regolamento, mentre si tratta, casomai, di applicazione dello stesso, sia pure in  virtù di una diversa interpretazione.

Per la Marino, come per tutti i perdenti di questa competizione elettorale che hanno dimenticato tutti i fatti del passato, far valere la forza dei numeri è diventato un abuso.

Da una esponente di partiti che affondano la storia nella prima e nella seconda repubblica si sente sbraitare contro sotterfugi e mezzucci da Prima Repubblica, c’è questo inutile ritornello del dialogo, del confronto, della condivisione che si vogliono imporre per restare, in un modo o in un altro, sulla scena.

Chi ha perso ha le proprie colpe, se ci riesce faccia opposizione come si deve, lasci amministrare secondo quanto detto e promesso in campagna elettorale, eserciti il legittimo ruolo di controllo e aspetti le prossime elezioni per tornare a puntare.

Perché questa storia del dialogo a tutti i costi deve finire: il 70 % dei votanti si è espresso per il cambiamento, non si comprende perché questi elettori dovrebbero subire i compromessi da prima e seconda repubblica. Fra cinque anni, se saranno scontenti, torneranno indietro. Ma la dobbiamo vedere tutta.

Queste sono le attività politiche al Comune di Ragusa, di maggioranza e di opposizione.

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