IL SALE AUMENTA DRASTICAMENTE L’INDUZIONE DI CELLULE IMMUNITARIE AGGRESSIVE

 Negli ultimi anni, nei paesi economicamente più sviluppati, si è osservato che l’incidenza (la comparsa cioè di nuovi casi di una data malattia in un determinato lasso di tempo)  delle malattie autoimmuni è in costante aumento e poichè tale fenomeno non può essere spiegato solo con fattori genetici, i ricercatori ipotizzano che ciò possa essere legato a fattori ambientali, sociali e culturali come i cambiamenti nelle abitudini alimentari e negli stili di vita (fumo, deficit di vitamina D,cibi ricchi di sale ecc…).

Un eccesso di sale da cucina (il Cloruro di Sodio, NaCl) è ormai noto essere associato a molte patologie “moderne” e tipiche dei Paesi Occidentali quali malattie cardiovascolari e pressione alta.

Il dr. Jens Titze ha dimostrato che l’eccesso di sale alimentare può influenzare i macrofagi, cellule del sistema immunitario. La maggior parte del sale viene eliminata attraverso i reni ma una certa quantità viene immagazzinata nelle cellule e negli interstizi della pelle attraverso un processo regolato dai macrofagi; lo studio ha individuato un gene regolatore detto TonEBP (Enhancer Binding Protein) che viene attivato nelle cellule in risposta agli alti livelli di sale. Nel caso si manifesti un difetto nella produzione di macrofagi o se il recettore per il gene VEGF-C (Vascular Endothelial Growth Factor C, che sta a capo della produzione di vasi linfatici i quali aumentano di numero con una dieta ricca di sale) è assente,  non si è  in grado di immagazzinare il sale e si diventa ipertesi.

In questi giorni ben tre nuovi studi, pubblicati sull’ultimo numero della rivista scientifica Nature (Sodium chloride drives autoimmune disease by the induction of pathogenic TH17 cells), dimostrano che il cloruro di sodio altera il normale funzionamento del sistema immunitario causando risposte anomale che portano all’insorgenza di malattie autoimmuni quali lupus e sclerosi multipla. (La sclerosi multipla è una malattia autoimmune del sistema nervoso centrale in cui il sistema immunitario del corpo distrugge la guaina mielinica isolante intorno agli assoni dei neuroni e quindi impedisce la trasduzione di segnali, cosa che può portare ad una varietà di deficit neurologici e ad una invalidità permanente).

Nel primo studio, diretto dal dr Kleinewietfeld dell’Università di Yale, i ricercatori si sono accorti che il cibo dei fast (junk)-food, estremamente ricco di sale, tende a scatenare un aumento della produzione di cellule infiammatorie: hanno dimostrato che una dieta ad elevato contenuto di sale sembra indurre la produzione di un particolare tipo di cellule immunitarie, i linfociti TH17 (T helper 17 che portano ad una upregulation delle citochine pro-infiammatorie GM-CSF, TNF-α e IL-2), che oltre ad avere il compito di proteggere l’organismo dagli agenti esterni , sono coinvolte anche nello sviluppo di malattie autoimmuni dove tali cellule “impazziscono” attaccando i tessuti sani del proprio organismo.

Gli altri due studi, condotti dall’ Unversità di Harward, hanno chiarito  i meccanismi molecolari responsabili della produzione di linfociti T helper 17, e come questi influenzino le altre cellule del sistema immunitario.  “Una più precisa comprensione dello sviluppo delle cellule Th17 potrebbe infatti permetterci in futuro di trovare un modo per regolare la loro azione e le loro funzioni patogenetiche”, spiega Vijay Kuchroo. Lavorando su colture cellulari i ricercatori hanno dimostrato che un aumento di cloruro di sodio induce una maggiore induzione di cellule aggressive Th17 che è regolata dal sale a livello molecolare sino a dieci volte superiore a quello che si registra in condizioni normali.“Questi risultati sono un contributo importante per la comprensione della sclerosi multipla e possono offrire nuovi obiettivi per un miglior trattamento della malattia, per la quale attualmente non esiste una cura nota”, ha dichiarato Ralf Linker, capo della Sezione Neuroimmunologia e Assistente Medico presso il Dipartimento di Neurologia, Ospedale Universitario di Erlangen.

Il motivo per il quale il cloruro di sodio è implicato in numerose patologie del sistema immunitario lo spiga il dr David Hafler, primo autore dello studio di Yale:  “L’uomo è stato selezionato geneticamente per rispondere alle condizioni presenti nell’Africa subsahariana, dove il sale non esisteva”, quindi non siamo “progettati”  per poter utilizzare grandi quantità di sale che invece oggi è eccessivamente presente nei cibi moderni.

Finora gli studi avevano tenuto conto solamente dei livelli di cloruro di sodio nel sangue e non quelli dei tessuti e degli interstizi cellulari, dove le cellule immunitarie svolgono la maggior parte della loro funzione contro le infezioni; questi tre nuovi studi sembrerebbero quindi aver anche svelato  un errore di fondo negli esperimenti del passato. “Probabilmente in tutta l’ultima metà di secolo abbiamo utilizzato una concentrazione sbagliata di sale nei nostri esperimenti”, conclude Hafler.

Presto partiranno degli studi su un’altra malattia autoimmune con forti componenti Th17, la psoriasi. “Sarebbe interessante scoprire se i pazienti con psoriasi sono in grado di alleviare i loro sintomi, riducendo l’assunzione di sale”, hanno detto i ricercatori. “Tuttavia, lo sviluppo di malattie autoimmuni è un processo molto complesso che dipende da molti fattori genetici e ambientali” ha commentato Kleinewietfeld. “Di conseguenza, solo ulteriori studi a condizioni meno estreme potranno essere in grado di dimostrare in che misura la maggiore assunzione di sale contribuisce effettivamente allo sviluppo di malattie autoimmuni”.

 

                                                                                     

 

 

 

 

 

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