Il quinto candidato a sindaco di Ragusa si chiama “Caos”

La rubrica dello psicologo a cura di Cesare Ammendola

All’approssimarsi delle elezioni, come in un’epica serie tv iblea (“Il Trono di Sparici”), in tanti ci domandiamo smarriti: quale grande casata salirà al trono?

Io mi sono perso. Eppure almeno un punto fermo (interrogativo?) c’è. Ora i nomi dei candidati sono definitivi (almeno sino alle 08.00 di oggi). In ordine alfabetico (sia chiaro): Cassì, Firrincieli, Schininà, Spadola. E tuttavia, per indicare le rispettive e precise aree politiche di riferimento, ho fatto dieci sedute dall’analista. Ma non ne sono venuto a capo. Fate voi. Io sono paranoico. Vedo contraddizioni filosofiche quasi ovunque. Fantasia. Tanta fantasia. È la “ibleanza creativa”. Ma il pensiero logico? Dov’è Aristotele? Che fine ha fatto Piaget?

Le mie domande meriterebbero un ricovero, un TSO. Vedo paradossi e ossimori in molte alleanze confezionate da una parte e dall’altra al solo scopo di battere l’avversario nella corsa feroce verso il trono. E il drago che dall’alto fiammeggia di pura strategia e non profondissima idealità.
Chi invece coerentemente balla da solo sembra non avere scelto dall’inizio la solitudine dei numeri primi. Potrebbe averla “subita”.
Insomma, in questi giorni ho visto cose che voi umani …

Nel frattempo, ancora una volta, infiniti candidati al Consiglio Comunale si prestano in buona fede a portare acqua al mulino di chi guida, come eroici gregari. Saranno destinati poi ad essere dimenticati? Non lo meriterebbero.

Il prossimo sindaco della città di Ragusa non sarà una giovane donna. Come negli ultimi due secoli, d’altronde. Dobbiamo riconoscerlo: a Ragusa siamo coerenti. Le “quote rosa” da sempre ci ballano dentro più dei lupi. Come caponate con l’ananas. E anche l’età media dei candidati e dei “profili da novanta” che stanno loro dietro è altina. Ovviamente l’anagrafe non fa primavera e la giacca non fa il monaco. E comunque, l’esperienza dei “savi grigi” e dei profili degnissimi non guasta mai. Nondimeno, mi domando, agli occhi di una ragusana di vent’anni (per dire), è sempre entusiasmante l’idea che, a disegnare politica in città, siano “artisti boomer” come il ribollito che scrive?

Sarebbe meraviglioso che avessero voce anche i bisogni di tutti coloro che non votano e che abiteranno il futuro della città: i nostri figli. Sono migliaia. Invisibili, a volte. Ecco perché questo tempo ora è un laboratorio, un esperimento e un tentativo. Non verso qualcosa. Ma verso qualcuno. Inteso a un fine supremo: scongiurare la fuga delle ragazze e dei ragazzi da una città che forse, nei decenni, non ha saputo mai accettare la sfida dell’evoluzione darwiniana. Che non ha mai voluto ammettere la legge dell’espansione dell’universo.
Nel frattempo, avremmo forse bisogno di una tavola rotonda in cui condividere idee, proposte, sogni per la città. Per confrontarci, riflettere e fare infine tutti insieme …la scelta sbagliata.

Per lavoro, visito mondi e costellazioni di paure, dubbi, desideri, possibilità. E mi interessa la comunicazione. Le tecniche, i messaggi, le dinamiche relazionali, il modo in cui le forme e le proposte di visioni politiche e scenari civili si intrecciano con le psicologie degli individui e le emozioni e l’immaginario della comunità. Osservo il modo in cui le scelte degli adulti e le parole risuonano. Sono un tecnico del suono. Ebbene, devo dire che sinora a Ragusa non suona una gran musica. Non una gran lambada. E il disincanto e lo smarrimento di tante ragazze e ragazzi permane.

Questo paesaggio illogico finirà per alimentare faziosità, ulcere e coliche renali o astensionismo e disimpegno? Come disse il Maestro: “Supererò le correnti gravitazionali, lo spazio e la luce per non farti votare.”
Spero vada meglio in questi tre mesi. Ma intanto: “Houston, abbiamo un problema, rispondete … Houston, qui Ragusa …!”

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