IL POZZO BRUCIA

 Anche la Chiesa non scherza: non sono solo i politici che non hanno capito il vento che tira.

Da qualche giorno, l’associazione di Catholics United – il gruppo di cattolici vicini, se non organici, al Partito democratico in America – preme, attraverso una petizione, contro la partecipazione del cardinale di Los Angeles Mahony al prossimo Conclave, cercando di far intervenire, ai più alti livelli, anche il Presidente Americano.

La logica della petizione, che sta alla base di un assedio politico-diplomatico verso il Vaticano, è straordinariamente stringente: “Se un cardinale è privato del suo ruolo pubblico nella diocesi, perché dovrebbe essere premiato con la possibilità di votare per il prossimo Santo Padre?”

Di recente, l’arcivescovo di Los Angeles, Jose Gomez, ha annunciato di aver sollevato il suo predecessore, cardinale Roger Mahony, da tutti i suoi impegni pubblici nella Chiesa per la cattiva gestione dei presunti abusi sessuali su bambini negli anni ’80. Nonostante questo grave provvedimento, una decisione senza precedenti nella Chiesa Cattolica americana, la Curia Vaticana ancora tentenna nell’estromettere definitivamente dalla Chiesa personaggi, a vario titolo, coinvolti in questo tipo di scandali._

Donna Assunta Almirante, la vedova di Giorgio Almirante, indimenticabile leader del Movimento Sociale Italiano ha fatto trapelare, nel mezzo di una intervista a liberoquotidiano.it, l’intenzione di regalarsi una solenne, o quantomeno, soddisfacente sbornia nel caso Fini e Casini restassero fuori dal Parlamento.

Non ci sentiamo di commentare, ma possiamo dare un consiglio, di comprare già ora lo champagne perché sarebbero molti a brindare e c’è il pericolo di esaurimento scorte._

Molti dei punti del programma dei grillini sono, indiscutibilmente, degni della massima considerazione e, nella maggior parte, di auspicabile realizzazione.

Considerato quello che si vocifera sui giornali, in particolare di una esternata disponibilità di Bersani, Monti e Vendola a coinvolgere parlamentari a cinque stelle in un eventuale governo di centro sinistra, mossa che potrebbe anche preludere a una campagna acquisti di taluni elementi del  movimento di Grillo, sarebbe auspicabile che il comico genovese pensasse a una legge che limiti l’azione di candidati voltagabbana.

Opportune, a questo proposito, rigide regole che dovrebbero vietare il cambio di posizione in corsa e, soprattutto, la possibilità di assumere incarichi pubblici a qualsiasi titolo per conto del nuovo partito, questo dal parlamento giù fino alle realtà locali.

Sarebbe una delle misure più efficaci per moralizzare la politica.

Il direttore del giornale on line linkiesta.it, Jacopo Tondelli, ha rassegnato le dimissioni, come forma di protesta per il licenziamento del suo condirettore Massimiliano Gallo, provvedimento che gli sarebbe stato comunicato dopo l’adozione dello stesso.

Potrebbe essere un storia come tante altre di contrasti all’interno di una redazione.

Linkiesta è un quotidiano online italiano di approfondimento, la società editoriale è ad azionariato diffuso con oltre 80 investitori, i cui nomi sono indicati in chiaro sul sito.

Si presenta come un giornale indipendente di approfondimento su temi sociali, politici, economici e finanziari, aperto anche al giornalismo partecipativo, al giornalismo investigativo e on demand.

Purtroppo anche per questo giornale, fino ad oggi apprezzato per i contenuti editoriali avanzati che riscuotono ampi consensi, c’è la solita commedia all’italiana dei comunicati, del dimissionario, del cda e della redazione, il tutto condito dalle indiscrezioni sul vero motivo del licenziamento.

Solo che per un giornale come questo sarebbe stato essenziale sbattere tutta la verità in prima pagina, da parte di ogni componente la testata, invece dei soliti diplomatici comunicati che dicono tutto e non dicono niente.

Il direttore sceglie di andare via, senza voler entrare “nel percorso decisionale e nell’impianto motivazionale della scelta”, il cda invoca scelte fate all’insegna della ristrutturazione economica dettata dall’esame della contabilità e degli investimenti mirati che hanno imposto la chiusura della redazione romana, la redazione chiede chiarimenti o minaccia di andar via.

Solo quando la bomba ha disseminato i suoi frantumi in ogni angolo, ma solo dalla tastiera di un altro componente la redazione dimissionario, Michele Fusco, si ha conferma delle indiscrezioni anticipate da altri giornali. Riportiamo, senza commentare, alcuni passi della lettera ai soci, di Fusco:

“La verità, che probabilmente vi fa male ma che va detta senza infingimenti, è che in un’unica soluzione vi siete privati dei non allineati …  perché non dite una volta e per tutte che ci spingete fuori per quella storia delle Cayman, perché – secondo voi – non siamo stati all’altezza della «battaglia culturale» che andava fatta in quel momento, perché non ci siamo scagliati con la durezza necessaria contro la corazzata Corriere quando si è permessa di muovere qualche modesto sarcasmo sulla figura professionale di Davide Serra? … era una vicenda che girava intorno alla «sinistra», all’essere di sinistra oggi, ed essendo la sinistra ancora una forza che fa delle pari opportunità sociali il suo punto distintivo, l’accesso più facile e più semplice (ancorchè molto più elitario) a una fiscalità di vantaggio doveva essere trattato giornalisticamente con tutte le attenzioni e le sfumature del caso… “.

Per chi non fosse addentro alla notizia, la ratio della decisione risiederebbe in un articolo critico (a firma di Michele Fusco) nei confronti della finanza off shore di Davide Serra, organizzatore della famosa cena milanese di raccolta fondi per Matteo Renzi.  

Limpido esempio di vicende giornalistiche scevre da ogni condizionamento politico, … di sinistra.

Ragusa agli onori della cronaca nazionale per un accadimento vecchio di 58 anni.

Sul fattoquotidiano.it, a firma di Maria Rita D’Orsogna, fisico, docente universitario e attivista ambientale, che vive a Los Angeles, nota per le sue posizioni critiche verso i più importanti progetti di ricerche petrolifere sul suolo italiano, per la maggior parte opera dell’ENI, è intervenuta per controbattere una dichiarazione, appunto dell’ENI, apparsa sul quotidiano La Sicilia del 22 agosto 2012, : “Nel territorio della provincia di Ragusa sono presenti all’incirca 70 pozzi, ma a memoria d’uomo non si ricordano grandi incidenti o disastri”.

Dopo aver ricordato gli incidenti, relativi allo scoppio di pozzi di petrolio, di Trecate, nei pressi di Novara, nel 1994 e di Policoro, in Basilicata, nel 1991, passando per lo scoppio della piattaforma Paguro nel 1965, dedica ampio spazio a quello del pozzo petrolifero n.9 di contrada Tabuna, a Ragusa, avvenuto  il 5 novembre del 1955.

Una perdita di metano aveva fatto scoppiare una valvola e di lì un enorme incendio.

Si dice che stavano provvedendo alle operazioni di “swabbing” e cioè si incendiava volontariamente ed in maniera controllata un certo quantitativo di greggio, ma improvvisamente, grazie alla rottura di una valvola “si sprigionava dalla tubatura del pozzo una altissima colonna di gas metano che si incendiava istantaneamente”.

Un articolo de La Stampa dell’epoca parla di “Un pauroso incendio di eccezionali proporzioni“, una “spessa nube nera“, “tutto il castello della trivella veniva avvolto dalle fiamme“.

Molte cose sono avvolte nel mistero: ad esempio il pozzo è bruciato per 15 giorni secondo i Vigili del fuoco, e per 8 secondo i titoli di stampa. La trivella “National 130″ come titola il quotidiano di Sicilia, alta 50 metri è crollata.

Alla fine, per contrastare la pressione sotterranea il pozzo è stato coperto con un “sarcofago” in cemento armato di diverse tonnellate di peso e per spegnere l’incendio hanno dovuto chiamare Mr. Myron Kinley dagli Usa, il mago degli incendi nei pozzi di petrolio.

Qualche persona anziana riocrda ancora e racconta che verso sera il cielo restava illuminato a giorno. La gente ebbe paura ma visto che tutto si risolse per il meglio, l’episodio pian piano venne dimenticato.

 

E cosi oggi l’Eni può dire che “a memoria d’uomo non si ricordano grandi incidenti o disastri”.

 

 

 

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